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  • Ecco perché non arriva Lavezzi

    Ecco perché non arriva Lavezzi

    • Pierpaolo Marino
    Quello dell’estate scorsa è stato il calciomercato della programmazione, questo invernale in corso rischia di passare alla storia come quello dell’estemporaneità. Proprio la settimana scorsa, in questa rubrica, avevo evidenziato lo strano immobilismo delle grandi che aveva caratterizzato tutta la prima metà di gennaio. Tutti sembravano paralizzati, ma inconsciamente sicuri, col tempo, di centrare l’obbiettivo messo nel mirino. In qualche caso, dimenticando pure di bruciare ogni settimana possibili presenze in campionato dei futuri acquisti.

    Dirigenti ed allenatori si riunivano quotidianamente, incoraggiandosi a vicenda. La pazienza ci darà ragione, il refrain più ripetuto. Tutto si risolverà, promettevano gli agenti contattati, ingolositi da future succulente provvigioni. In questi casi, però, tra un appuntamento a Milano e una telefonata con la pausa del fine settimana di mezzo. Tra una promessa e un rilancio. Il calciomercato brucia le settimane come fossero giorni ed il risveglio da un sogno che sembrava realtà diventa più brusco che mai. Di solito, pochi giorni prima della chiusura del mercato, arriva il fatidico messaggio : "Purtroppo non se ne fa nulla!!! Mi dispiace". Una telefonata sarebbe troppo imbarazzante. Per presidenti, dirigenti e tecnici una vera e propria doccia gelata, da cui ci si asciuga con l’almanacco in mano ed i nuovi dvd da inserire nel lettore.

    Oggi, ad una manciata di giorni dalla fine del mercato, ci ritroviamo a poter commentare un timido risveglio di alcune società ai vertici della classifica, caratterizzato, però, da repentini ripiegamenti degli operatori verso operazioni last minute, messe su in poco tempo per tamponare il mancato arrivo dei giocatori in cima alla lista dei desideri, attesi troppo a lungo.

    L’Inter di Mancini, necessitando di un uomo di qualità a centrocampo, capace di dettare anche i tempi di gioco, ai primi di dicembre, aveva proposto a Pirlo di tornare in Italia. Una volta registrato il rifiuto, dell’inimitabile "direttore d’orchestra" bresciano, i dirigenti nerazzurri avevano deciso di privilegiare l’acquisto di una seconda punta, forte di gamba e svelta nel dribbling, che riuscisse a mascherare i limiti geometrici della manovra, attraverso la capacità di andare a prelevare il pallone direttamente dai piedi dei fisici centrocampisti interisti. Per questa esigenza, il Pocho Lavezzi era stato individuato come l’uomo dei sogni, da corteggiare appassionatamente prima e dopo le feste natalizie. Un mese e mezzo di continui ammiccamenti e promesse, con l’entourage dell’ asso argentino, per poi apprendere, due giorni fa, quando Thohir è sceso in campo per chiudere la trattativa che non se ne sarebbe fatto più nulla. Il PSG aveva ricevuto una sontuosa ed incredibile offerta di 15 milioni di euro dalla Cina, questo nonostante il calciatore fosse a scadenza. Il Pocho, però non ha voluto saperne di emigrare in Cina, arrivando a rifiutare un ingaggio di 21 milioni in tre anni e facendo, logicamente, arrabbiare il suo club, che ora non farà sconti a chi aveva in dote il gradimento di Lavezzi.

    Mancini, preoccupato, ha dovuto comandare l'immediata virata su Eder, stesso ruolo di Lavezzi, ma caratteristiche completamente diverse, dovendo prendere, suo malgrado, coscienza del tanto tempo perso ad inseguire inutilmente il suo calciatore dei sogni. Il furetto italo-brasiliano, che, a titolo precauzionale, era stato bloccato da qualche giorno mentre era sulla via dell’Inghilterra, ha risposto presente. La Sampdoria, naturalmente, dovrà accontentarlo, mentre qualcuno a Genova, memore di tempi non troppo lontani, ricordando le conseguenze della rinuncia invernale a Pazzini e Cassano, è ossessionato dai fantasmi del passato e dall’attuale classifica dei blucerchiati.

    Anche il Napoli, dopo aver inseguito Kramer, Andrè Gomes ed Herrera, ha poi ripiegato sul giovane e talentuoso Grassi, ricordando l’improvviso colpo di fulmine scoccato durante la partita dell’antivigilia di Natale con l’Atalanta. Una scelta estemporanea, che, dopo il malaugurato infortunio del povero Alberto, cui vanno i miei più affettuosi auguri di pronta guarigione, rischia di determinarne a catena un’altra. Il Napoli, anche per il difensore centrale, dopo varie settimane passate a tentare inutilmente di ingolosire Cairo per Maksimovic, di fronte a richieste "indecenti" sta già velocemente ripiegando su Regini. Tutte operazioni last minute, quindi, che hanno finanche suscitato qualche, finto o verace che sia, malumore di Sarri, nelle ultime dichiarazioni rilasciate dal tecnico della capolista, sugli improvvisi ripiegamenti di mercato di De Laurentiis e Giuntoli.

    Finanche la Fiorentina, sempre precisa nelle sue strategie, resta vittima di questa strana sindrome da emergenza che sta caratterizzando gli ultimi giorni dell’attuale calciomercato. Nella corsa all’acquisto di un difensore, che ai viola serve da tempo come il pane, i dirigenti e Sousa si impegnano in una trattativa lunga come un poema greco per Lisandro Lopez, per essere poi costretti a ripiegare, non senza affanno, su Mammana del River Plate, ottimo prospetto, che nessuno però aveva mai ipotizzato.

    Dopo quanto raccontato, resta in tutti la speranza che i "rimedi" adottati siano migliori dei "toccasana" che si erano inutilmente a lungo inseguiti. Con un po’ di fortuna e di fatalità, nel calcio è spesso accaduto anche questo, smentendo gli amanti delle sofisticate strategie di mercato e della tanto agognata programmazione tecnica.
    Inutile ricordare che anche tutto quanto oggi raccontato rende sempre più incontestabilmente "rotonda" la palla…e non solo.

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