22 maggio 2010, Madrid. Diego Milito riceve palla da Eto'o, punta Demichelis, lo dribbla e segna il secondo gol di quell'indimenticabile finale. E' il miglior attaccante del mondo, in quel momento, finchè non apre bocca per farci sapere che ha delle offerte e potrebbe anche andarsene. Da quel momento, patatrac!

Un mondiale anonimo, utile solo a fargli passare una stagione (la seguente) d'inferno. Lo si capisce presto: a Montecarlo, nella Supercoppa Europea, sbaglia un rigore. Nel 2009-10, chiuso a 30 gol complessivi, gli sarebbe bastato guardare la palla per metterla dentro. Aveva segnato in tutte le finali.

Il 2010-11 si apre con la sconfitta contro l'Atletico Madrid e prosegue peggio: quattro infortuni gravi e solo 5 reti in campionato e 8 totali, costringono la dirigenza a chiamare dalla Sampdoria Giampaolo Pazzini, che diventa titolare a fianco di un Eto'o straripante.

Il 2011-12 poi non cambia: partito Eto'o, arrivano Zarate e Forlan, e Gasperini che crede in lui fin dai tempi del Genoa viene esonerato. Milito ingrigisce in panchina, fino a quando contro il Chievo per sostituire uno spento Pazzini viene chiamato Castaignos.

Milito sempre più triste, Milito che sta pensando ad andarsene: a 32 anni può dare ancora molto al calcio, anche se in club di minori ambizioni.

Le voci che corrono su di lui lo vogliono interessato più al verde dei dollari che alla maglia. Noi non ci crediamo, stimiamo a tal punto il 'Principe' che preferiamo vederlo con un'altra maglia che in campo all'80° al posto di un compagno.

Altre voci lo vogliono in contatto con il solito Genoa, e sarebbe il terzo matrimonio con il Grifone: sul piatto tanti discorsi interessanti da Kucka ormai promesso nerazzurro a quel Palacio che tanto bene ha fatto fin qui. Pazzini gode della stima di Ranieri e di uno sponsor come Massimo Moratti, Castaignos è il futuro, Forlan può agire da prima punta e da febbraio potrà giocare in Champions. C'è ancora spazio per il Principe? Con il suo stipendio, dopo quello che ha detto Branca sugli ingaggi?