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  • Inter: Passione e Cuore non si comprano!
Inter: Passione e Cuore non si comprano!

Inter: Passione e Cuore non si comprano!

  • Massimo Airoldi

L'Inter ha sempre avuto, fin dalle sue origini, la caratteristica di aprire le porte agli stranieri, facendoli avvicinare al calcio e consentendo loro di poter giocare, favorendo l'integrazione con la società italiana.

Da quanto l'Inter fu fondata, molti sono gli stranieri che ne hanno fatto parte. Il marchio "Inter" si è diffuso nel mondo e lo testimoniano anche i molti club di appassionati nerazzurri che sono sparsi nei 5 continenti. Proprio per favorire anche a distanza l'interazione e per ampliare il concetto di internazionalità, il sito internet nerazzurro è in ben 7 lingue, tra cui il cinese. In Asia sono molti i sostenitori della squadra nerazzurra.

Proprio dall'Asia parevano arrivare i sostegni finanziari. Sembrava già cosa fatta l'accordo con i cinesi, i quali, a fronte di una cessione di quote societarie pari al 15%, avrebbero immesso nelle casse nerazzurre circa 55 milioni di euro e l'impegno della costruzione di un nuovo stadio. Quando tutto appariva cosa fatta, ecco l'improvviso stop, l'improvvisa brusca frenata, che ha generato ai più, molti rimpianti, perplessità e qualche "scompenso". Correnti di pensiero danno responsabilità a Moratti per la trattativa apparentemente sfumata, altri alla "classica fregatura cinese", ma la causa che parrebbe essere la più verosimile, è dovuta principalmente a problematiche burocratiche di non poco conto che stanno rallentando le operazioni, facendo desistere la cordata cinese dall'affare.

L'Inter, fino ad ora, è andata avanti senza immissione di capitali esteri, grazie alle economie personali di Moratti e alla sua passione. Il binario del fair play finanziario e della gestione oculata è ormai intrapreso già da un paio di stagioni con discreto successo e non si pensa possa cambiare rotta qualora l'accordo dovesse saltare.

Investitori esteri decisero qualche mese fa di investire nella Roma, ma anche in quell'occasione gli accordi si trascinarono per mesi e mesi, spostando sempre più avanti quella data fatidica che oggi viene chiamata con il termine inglese "closing", cioè la data fisica e ufficiale di chiusura dell'accordo. Nonostante i propositi della cordata americana, la squadra giallorossa non pare aver fatto sfracelli sul mercato, ne lo scorso anno, nè quello attuale, ma anche lì la tendenza è quella di portare avanti una gestione accorta dei bilanci e degli investimenti.

Tornando all'Inter e alla sua curiosa vicenda, il motore di tutta la ultracentenaria storia nerazzurra è da sempre stata la grande passione che le persone ci hanno messo, persone che hanno avuto e hanno tutt'ora l'Inter dentro, nel loro DNA. Persone, dirigenti, azionisti che hanno saputo soffrire nei momenti più bui, ma che hanno poi saputo raccogliere i frutti di quanto seminato negli anni, non tanto a livello finanziario, ma a livello di gioia e di vittorie.

Viene molto difficile cogliere questa stessa passione in persone che vivono lontanissimi dalla società, dall'Italia, che non hanno la minima esperienza gestionale di una squadra ci calcio, che difficilmente sanno cosa significhi per noi italiani amare dei colori (qualunque essi siano), ma che esclusivamente hanno scopi di profitto.  Il timore è che per queste cordate estere investire in una società di calcio è come investire in titoli e azioni: se dopo un po' non vanno come si crede, si cedono e si svendono, con tutte le logiche conseguenze del caso, oppure le si lasciano andare, fintanto che andranno a morire.

La passione è qualcosa che non si può comprare, ma è quella che, soprattutto in momenti economicamente poco floridi, consente di andare avanti. E poco importa, in quest'ottica, se l'accordo saltasse e se lo stadio non verrà realizzato nei tempi previsti (anche qui ci sarebbe da discutere abbastanza). E' bene per l'Inter portare avanti il concetto di internazionalità, ma il cuore, il motore, la testa della "macchina" dovrebbero rimanere italiani, al di là dei vari giochini di percentuali. E se in futuro dovessero esserci obbligatoriamente ingressi di investitori stranieri, beh...almeno salvaguardiamo il concetto di Europa.

Spesso si rimproverava all'Inter che doveva diventare più italiana, veniva sistematicamente criticata quando nella formazione iniziale venivano schierati 11 stranieri.

Questa volta almeno il cuore...salviamolo mantenendo il Made in Italy, con buona pace di Moratti e del "suo" accordo con i cinesi.

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