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  • Inter: lo strano mercato dei valori

    Inter: lo strano mercato dei valori

    • Massimo Airoldi

    Una regola generale che vige nell'economia e nella finanza è che "il prezzo dei beni è deciso dal mercato". Altra regola generale, anche se non necessariamente "scritta" è che, proprio conseguentemente alla prima, anche "il valore dei beni è deciso dal mercato". Va da sè che spesso si associa un prezzo elevato, ad un valore altrettanto elevato. Questo vale per l'oro, per gli immobili, per le monete, per i titoti azionari, così come per i cocomeri, i pomodori, lo zafferano e i tartufi.

    Un mercato che più esula da queste regole pare però essere quello del calcio. Spesso sentiamo gli agenti dei calciatori dichiarare "è il mercato che stabilisce il prezzo di un giocatore", oppure sentiamo anche affermare che "Balotelli vale come la Gioconda".

    Sicuramente l'Inter pare essere l'esempio lampante e la dimostrazione concreta che prezzo, valore, valutazione, prendono strade a sè stanti.

    Un calciatore ha oggettivamente valore se ha tecnica, se è in grado di ricoprire un ruolo chiave in maniera efficace, se segna tanti gol, se offre tanti assist, se effettua importanti parate, se difficilmente si fa superare da un avversario, se è in grado di dettare i tempi, ecc. Ha valore se sa dare quel qualcosa in più rispetto ad un "giocatore medio". Se un giocatore ha almeno un paio di queste caratteristiche allora ha un valore superiore alla media e ha una valutazione economica superiore, quindi, chi desidera assicurarsene le prestazioni, dovrebbe spendere qualcosa in più per averlo in squadra. Di contro un calciatore può anche perdere di valore: infortuni, discontinuità, cambio di ruolo, contesto ambientale, età.

    In generale però, una società dovrebbe sempre considerare la regola di "perdere il meno possibile" in termini economici (e tecnici) dalla cessione di un calciatore e cercare di investire in future potenzialità, capendo in anticipo il valore da attribuire ad una giovane promessa in chiave futura.

    L'Inter rifiutò circa 30-35 milioni per Sneijder non molto tempo fa, segno che secondo il parere della società il giocatore aveva un valore superiore, ne rifiutò altrettanti per Milito e qualcosa meno per Maicon (ceduto successivamente per 4 + bonus), ma cedette Eto'o per poco più di 20 milioni ("svendendolo" ad un club molo ricco). Poco tempo fa, acquisendo giocatori, diede ad Alvarez un valore di circa 8-9 milioni, a Zarate un valore di circa 15 milioni, a Pereira circa 12 e a Silvestre circa 8. Si interessò solo parzialmente (o forse mai)  per un Montolivo a parametro zero, non ha azzardato per Giuseppe Rossi.  In questi giorni, invece, sta trattando Sneijder per circa 8-10 milioni (cifra praticamente simile a ciò che la Fiorentina ha pagato proprio Giuseppe Rossi).

    Tutto pare non seguire alcuna logica. Al di là del fatto della plusvalenza e della minusvalenza (che nel caso di Sneijder sarebbe di circa 6-8 milioni, dato che venne acquistato a circa 16 milioni, ma che presumibilmente potranno esserci anche per Alvarez e Silvestre in caso di cessioni), qualcosa davvero non torna. Che il campione olandese abbia avuto qualche difficoltà negli ultimi tempi è innegabile, ma è sempre capace di dispensare assist, di far gol, di dare ordine, di collegare centrocampo e attacco, di risolvere con una giocata una partita, di subire innumerevoli falli, di saltare l'uomo. Tutte caratteristiche che ne aumentano il valore e quindi il prezzo, sicuramente in maniera superiore alle valutazioni effettuate per i compagni di squadra citati in precedenza.

    All'Inter il mercato pare avere leggi a sè stanti in maniera ancor più netta che in altri club, destando, a chi osserva dall'esterno, molte perplessità. La cessione di Sneijder a queste condizioni potrà creare solamente una perdita economica, almeno per il primo anno e mezzo: il "risparmio" dell'ingaggio non compensa certo la minusvalenza in bilancio e l'errata valutazione del calciatore, che sicuramente deve essere decisamente superiore a 8-10 milioni, soprattutto cedendolo ad un club estero, comunque con maggiore disponibilità finanziaria rispetto ai club italiani.

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