Calciomercato.com

  • Inter-Milan: da Donnarumma e De Sciglio a Pioli, è il derby degli errori

    Inter-Milan: da Donnarumma e De Sciglio a Pioli, è il derby degli errori

    • Giancarlo Padovan
    Il derby più pompato di tutti i tempi (il primo cinese, il primo alle 12.30, quello con l’incasso maggiore dell’intera serie A) ha proposto una partita emozionante solo per chi sottovaluta gli errori individuali e collettivi, gli azzardi degli allenatori, gli eccessi di un arbitro bravissimo (Orsato), ma calvinista nel disporre un recupero nel recupero. Intendiamoci: non è colpa di Orsato se l’Inter si è fatta riprendere al 97’, ma è parso eccessivo comunque concedere altri trenta secondi, oltre i cinque minuti assegnati, in assenza di fatti significativi (l’ammonizione di Locatelli per fallo ritorsivo ai danni di Nagatomo) .

    Errori, si diceva. Clamoroso quello della difesa milanista che sul primo gol dell’Inter (Candreva al 35’ del primo tempo) è statica e, come insegnano i manuali del calcio, non scappa all’indietro su palla scoperta (il lancio di Gagliardini). Ad una leggerezza di concetto, si aggiungono il cattivo posizionamento di De Sciglio, battuto da Candreva anche nel corpo a corpo, e la posizione di Donnarumma, a metà strada tra i contendenti e la porta. In quel caso doveva proteggerla e non lasciarla, soprattutto se non aveva in animo di uscire con decisione.

    Il raddoppio interista (43’), al di là della bravura nel doppio scambio di Icardi e Perisic, è viziato
    da una falsa posizione di Romagnoli che si perde il centravanti interista (gli spunta alle spalle), dopo aver tentato un improbabile anticipo (troppo forte e rapido l’assist del croato).

    L’Inter ha cominciato a buttare i due punti quando è stata costretta a gestire sia perché le energie diminuivano, sia perché non era stata in grado di chiudere la partita. Pioli, secondo me, ha sbagliato a sostituire Candreva (peraltro assai incisivo) con Biabiany solo al 90’. Con un Milan sbilanciato e l’Inter incapace di ripartire, bisognava pensare più a colpire che a difendersi, non foss’altro perché così si provoca meno sofferenza alla linea di retroguardia che, con il passare dei minuti, ha finito per appiattirsi.

    A quel punto, il Milan stava attaccando più con la forza dell’illogicità (quattro attaccanti, Deulofeu a destra, tutti avanti sulle palle da fermo), ammesso che l’illogicità abbia una qualche forza. Spettava all’Inter amministrare la palla con piedi caldi e testa fredda. Invece i nerazzurri hanno lasciato l’iniziativa - anche se scomposta - ad un avversario generoso e però confuso. 

    Romagnoli ha segnato a otto minuti dal 90’ su un cross di destro di Suso (nono assist in stagione, più di tutti in serie A), con un colpo di suola tempistico e potente. Zapata ha raggiunto il pareggio di carambola (angolo, colpo di testa di Bacca sul secondo palo e deviazione aerea sotto la traversa, inutile il salvataggio di Medel “condannato” dalla tecnologia) quando il 90’ era passato da sette minuti. 

    Eppure, nell’azione precedente e dall’altra parte del campo, proprio Biabiany aveva avuto l’occasione per il 3-1, ma il suo tiro era finito alto. Mi domando: se fosse entrato prima, fresco e veloce com’è, non avrebbe potuto tagliare a fette una difesa del Milan quasi scoperchiata?
    Il risultato stabilisce che la partita è stata equilibrata. Il Milan ha cominciato e finito meglio.

    L’Inter si è presa la scena nella parte centrale. Deulofeu è stato imprendibile per un tempo e mezzo, ma a volte è stato troppo individualista. La prima volta (2’) avrebbe dovuto tirare subito e invece ha esitato (sul prosieguo dell’azione Bacca ha alzato da un metro), la seconda ha centrato un palo esterno (ma Handanovic c’era), nella terza (32’) si è fatto anticipare dal portiere nerazzurro, bravissimo a non commettere fallo. 

    Tuttavia l’Inter, complice la difesa milanista, ha colpito quando ha voluto. Meglio avrebbe potuto fare Perisic, ad inizio di ripresa, su assist di Icardi (tiro centrale), meglio avrebbe dovuto pensare Pioli per non farsi schiacciare. Invece è finito come all’andata. Anche se a gioia invertita. 

    Altre Notizie