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  • Intermania: il gioco non si compra sul mercato

    Intermania: il gioco non si compra sul mercato

    • Cristian Giudici

    "Non possiamo buttare via tutto quello che abbiamo costruito". Roberto Mancini guarda avanti e ordina alla sua Inter di #ripartiresubito, come ha twittato dopo il pareggio col Carpi in vista delle prossima sfide in notturna con Juventus (mercoledì in coppa Italia) e Milan (domenica in campionato). Il quinto punto raccolto nelle ultime cinque giornate fa scivolare i nerazzurri al quarto posto in classifica, a pari punti con la Fiorentina che però è avanti perché ha vinto lo scontro diretto e ha una migliore differenza reti. Eppure l'Inter, con 14 gol subiti, vanta ancora la difesa meno battuta della Serie A. 

    MAL DI GOL - Il problema è che la squadra segna poco: solo 26 reti in 21 partite. Mancini punta il dito contro gli attaccanti, autori di 18 gol in totale: 8 Icardi, 4 Jovetic, 2 Ljajic e Perisic, 1 Palacio e Biabiany. Tre in meno dei 21 realizzati dal capocannoniere Higuain, che Mancini invidia da matti a Sarri e non perde occasione di farlo presente. Nello spogliatoio faccia a faccia con i giocatori e anche pubblicamente davanti alle telecamere. 

    NODO MERCATO - La soluzione può arrivare dal mercato: nel mirino c'è Lavezzi (= più assist) in alternativa a Eder (= più gol). Quest'ultimo ha ricevuto un'offerta dal Leicester di Ranieri, ma con la Sampdoria, dopo il prestito di Dodo, l'Inter può giocarsi la carta Ranocchia, sempre nei pensieri del Milan. In ogni caso, prima bisogna fare cassa con la cessione di Guarin in Cina. Tramontata la trattativa con lo Jiangsu Suning che ha virato su Ramires del Chelsea, resta aperta la pista che porta allo Shanghai Shenhua

    GIOCO LATITANTE - Thohir può regalare a Mancini un altro attaccante, ma non il gioco. Senza scomodare l'ex presidente del Catania, Massimino ("Ci manca amalgama? Ditemi dove gioca che lo compro"), è ovvio che questo problema può e deve essere risolto solo dall'allenatore. Il quale non è ancora riuscito a dare una precisa identità tattica alla squadra, che cambia costantemente modulo in base agli avversari, anche a gara in corso. Basti pensare ai tre sistemi di gioco adottati ieri: 4-2-3-1 nel primo tempo con passaggio alla difesa a tre a inizio ripresa e per finire 4-4-2. Il Carpi è una delle squadre più in forma del campionato (solo Juve e Napoli hanno fatto meglio nel 2016), ma ha pareggiato con un uomo in meno... La supremazia dei nerazzurri nel possesso palla non si traduce in un dominio territoriale perché la manovra è lenta, prevedibile, sterile e affidata alle invenzioni dei singoli. O, meglio, del singolo: Ljajic. 

    TABU' SAN SIRO - Non a caso ultimamente l'Inter sta incontrando più difficoltà in casa, quando deve scardinare squadre che si chiudono in difesa. L'ultima vittoria in campionato a San Siro risale allo scorso 5 dicembre contro il Genoa: poi, prima del pareggio con il Carpi, sono arrivate le due sconfitte con Lazio e Sassuolo. Proprio contro i neroverdi ci fu l'ultimo successo (7-0) in casa di domenica pomeriggio: era il 14 settembre 2014 e in panchina c'era Walter Mazzarri... Intanto paga il tattico Adriano Bacconi, che non farà più parte dello staff tecnico. 

    BILANCIO POSITIVO - In ogni caso non bisogna dimenticare che i risultati danno ragione a Mancini. Un anno fa di questi tempi l'Inter era tredicesima in classifica a quota 26 punti: ora ne ha ben 15 in più ed è quarta, in piena corsa con l'obiettivo stagionale di qualificarsi alla prossima Champions League. Al Mancio auguriamo di riuscire a tornare nell'Europa che conta e di restare ancora a lungo sulla panchina nerazzurra, superando il record di presenze del mago Helenio Herrera. Ma il futuro è adesso, contro Juve e Milan. Il fido Felipe Melo avvisa la truppa: "Dipende tutto da noi, possiamo andare in paradiso o all'inferno". 

    @CriGiudici

     


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