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  • Intermania: ma quale rivoluzione...

    Intermania: ma quale rivoluzione...

    • Cristian Giudici

    Rivoluzione, rifondazione, rinnovamento, ristrutturazione, rilancio, ringiovanimento: in questi giorni si sprecano i termini per definire il futuro dell'Inter. Effettivamente la squadra è alla frutta e, per tornare subito competitiva ai massimi livelli, avrebbe bisogno di profondi cambiamenti. Ma, come dice un vecchio proverbio, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...

    Per ricostruire la casa nerazzurra dalle macerie del post-triplete innanzitutto serve la materia prima, il mattone. Tradotto in euro: una centinaia di milioni. Visti i tempi che corrono, giustamente il presidente Moratti non vuole e non può più investire subito così tanto sul mercato, anche perché ogni anno stacca un bell'assegno per ripianare le perdite di bilancio.

    Poi bisogna fare i conti col nuovo piano regolatore introdotto da Platini: proprio oggi l'Unione Europea ha dato il via libera alla Uefa per il fair-play finanziario. La società deve quindi compiere un salto di qualità anche sotto l'aspetto economico, cercando di aumentare le entrate con moderne strategie di marketing mirate a nuovi mercati in crescita. Allo stesso tempo vanno ridotte le uscite: negli ultimi anni la politica è stata quella di cedere un big all'anno (Ibrahimovic, Balotelli ed Eto'o) ma il problema si risolve solo abbassando il monte ingaggi.

    L'Inter ha in rosa quattro prestiti (Guarin, Palombo, Poli e Zarate), quattro giocatori in scadenza di contratto nel 2012 (Castellazzi, Chivu, Cordoba e Samuel che rinnoverà presto), tre nel 2013 (Forlan, Maicon e Zanetti), cinque nel 2014 (Cambiasso, Julio Cesar, Lucio, Milito e Stankovic), quattro nel 2015 (Coutinho, Pazzini, Ranocchia e Sneijder) e cinque nel 2016 (Alvarez, Castaignos, Faraoni, Juan e Nagatomo). Per la società nessuno è incedibile, ma in pochi di loro hanno mercato considerando età, rendimento e stipendio. Poche partenze significano pochi arrivi, per capirlo non bisogna essere degli scienziati.

    I tifosi devono armarsi di pazienza perché per rifare l'Inter servirà del tempo. E un progetto tecnico chiaro e serio, affidato ad un allenatore che goda della massima fiducia della società e non venga messo in discussione alla prima sconfitta. L'ultimo punto, ma non in ordine di importanza, riguarda la dirigenza. In ogni costruzione serve il cemento: ai nerazzurri manca proprio una figura che faccia da collante tra squadra e società, il prezioso lavoro svolto in passato da Oriali. Il quale, ascoltando le parole con cui Moratti ha difeso Branca, non sembra destinato a tornare ad Appiano Gentile. Almeno per ora.

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