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  • Jacobelli: Barbara e Galliani divisi su tutto. Senza Europa via Adriano
Jacobelli: Barbara e Galliani divisi su tutto. Senza Europa via Adriano

Jacobelli: Barbara e Galliani divisi su tutto. Senza Europa via Adriano

Li unisce la data del compleanno: 70 anni Adriano Galliani e 30 anni Barbara Berlusconi, festeggiati oggi. Li divide tutto ciò che riguarda il Milan presente e futuro.
Tant'è vero che, se fosse dipeso da lei, lui sarebbe saltato già il 3 novembre 2013 quando, l'ormai celeberrima nota Ansa dell'allora consigliera d'amministrazione, segnò l'inizio dell'attacco frontale della terzogenita al fedelissimo del padre.
Il 29 novembre 2013 Galliani annunciò le dimissioni, denunciando "un grave danno alla reputazione", salvo ritirarle sotto Natale perché Silvio Berlusconi s'inventò il Diavolo a due teste, separando competenze e giurisdizioni, lasciando l'area tecnica ad Adriano e tutto il resto a Barbara. Che in questi mesi ha proceduto come un rullo compressore: lo dimostrano la nuova, modernissima Casa Milan e il lavoro sul fronte organizzativo, mediatico e commerciale, teso al rilancio su scala internazionale del marchio rossonero.
Al di là delle dichiarazioni di facciata, dei sorrisi di circostanza e delle parole pronunciate nel dì di festa, come quelle proferite oggi a Radio Sportiva da Galliani ("Ripagherò la fiducia dei tifosi"), la realtà è molto diversa.
Il primo a saperlo è proprio il Vicerè. Raso al suolo il Milan nell'estate 2012 per esigenze di bilancio (il monte ingaggi lordo aveva raggiunto l'insostenibile cifra di 180 milioni di euro lordi), nelle ultime due stagioni Galliani ne ha azzeccate poche sul mercato, gettando le basi dell'esclusione dalle coppe europee della squadra più titolata del mondo, dopo sedici anni di onorata e spesso superba presenza. 
Berlusconi voleva far fuori Allegri già nel novembre 2012. Invece, il tecnico è rimasto sino al giugno 2013 quando sembrava dovesse passare alla Roma, ma Galliani ha chiesto e ottenuto la sua conferma, anche perchè c'era un altro anno di contratto da onorare. Risultato: Allegri è stato cacciato nel gennaio 2014. Al suo posto, su ordine di Berlusconi è arrivato Seedorf che, considerato l'ectoplasma di squadra ritrovatasi fra le mani, ha fatto non bene, ma benissimo: 35 punti.
Nel girone di ritorno, solo a Conte e Garcia è riuscito di meglio. Eppure, tutto questo, non è bastato a Clarence per evitare di essere scaricato come un pacco postale, con una procedura sconosciuta a quello che una volta era lo stile Milan e con l'aggravante di non avere spiegato ai tifosi di quale peccato mortale si fosse macchiato l'olandese.
Mentre Seedorf, se nel frattempo non si sarà accasato altrove, continuerà a percepire 207 mila euro al mese sino al 30 giugno 2016, come da contratto, Galliani ha imposto Inzaghi. Tre allenatori in sei mesi: il Milan non li aveva mai visti in ventotto anni di Berlusconi.
Barbara, invece, vede e prende nota. Registra gli 8 gol incassati nelle prime due partite della tournée nordamericana (3 dall'Olimpyacos, 5 dal City); viene informata delle crescenti preoccupazioni di Inzaghi che rischia di finire sulla graticola prima ancora che cominci il campionato, a causa di una campagna di (mancati) acquisti poiché gli ex svincolati Menez, peraltro subito ko e Alex non possono certamente bastare a una squadra con una difesa colabrodo e un centrocampo dove nessuno accende la luce.
Poi c'è il discorso Balotelli, già elegantemente definito "una mela marcia" da Silvio Berlusconi nel gennaio 2013, addirittura prima che mettesse piede a Milanello. L'attaccante compirà 24 anni il 12 agosto, si è lasciato alle spalle un mondiale disastroso (anche se non può essere lui il capro espiatorio di un fallimento collettivo), ha appreso dalle rivelazioni di Berlusconi che il Milan sperava di venderlo all'Arsenal per 35 milioni, proprio durante Brasile 2014, ma non se n'è fatto più nulla.  
Ora Galliani afferma che, al 99,999 per cento, Balotelli resterà in rossonero. Per forza: non c' è un club che in questo momento voglia spendere né  35, né 30, ma nemmeno 20 milioni per il suo cartellino.
Dulcis in fundo, Tavecchio. Coraggiosamente, dopo le dimissioni di Abete, Barbara esce allo scoperto e chiede un rinnovamento radicale: via i dinosauri, abbattere il sistema fallimentare che ha portato il calcio italiano alla periferia del mondo, dentro personaggi carismatici, manager capaci e, soprattutto, dai quaranta in su, non dai settanta.
Invece, con l'uomo che straparla di calciatori ex mangiatori di banane, Optì Pobà, donne considerate handicappate rispetto ai maschi quando giocano a calcio e altre corbellerie, si schiera proprio Galliani. Il quale, non soltanto ne promuove la candidatura, ma insieme con  l'ineffabile Lotito, difende a spada tratta Tavecchio, parlando di "espressioni infelici".
Tanto che il presidente del Pd, Matteo Orfini, dichiara: «Riempirsi la bocca per anni dello stile Milan e finire a difendere Tavecchio: raramente mi sono vergognato così del mio Milan». 
C'è di più. Quando Barbara attacca a testa bassa la candidatura Tavecchio, questi la rimbrotta in maniera brusca, le ricorda che può dire ciò che vuole, tanto mica vota lei  l'11 agosto, vota Galliani. Il quale si guarda bene dallo spendere almeno una parola in difesa della pari grado amministratore delegato del Milan. Meglio stare con Tavecchio, con Carraro, Macalli e Lotito, assieme al quale Galliani fa e disfa in Lega, favorito dai troppi conigli che la infestano.
E chissenefrega se Unione Europea, Fifa, Uefa, stampa internazionale, persino alcuni politici che una volta tanto dicono la cosa giusta, tirano legnate al calcio italiano, la cui immagine subisce un altro colpo durissimo grazie a Tavecchio che il 95% degli amici di calciomercato.com boccia come presidente della Figc. Per non dire della Rete, scatenata da giorni in ogni ordine e grado sul fronte No Tav.
Barbara vede e prende nota. Sa che il tempo è il suo alleato più prezioso. Soprattutto, sa che, se il Milan non torna in Europa, stavolta Galliani salta. Buon compleanno.

Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com

 

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