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  • Jacobelli: così Allegri ha cambiato la Juve di Conte (che resta nella storia)

    Jacobelli: così Allegri ha cambiato la Juve di Conte (che resta nella storia)

    La palingenesi europea della Juve ha felicemente fatto tappa a Malmoe. Llorente e Tevez bum bum, svedesi sconfitti, qualiicazione virtualmente assicurata perchè allo Stadium basterà un pareggio contro l'Atletico per entrare negli ottavi. E, se dovesse arrivare il successo, sarebbe ancora meglo. Vincere aiuta a vincere.

    E' come se, dopo la sconfitta di Atene, la squadra avesse capito che un'altra Champions sarebbe stata possibile, cambiando non soltanto modulo, ma anche l'atteggiamento mentale. Dando un calcio al tabù europeo con la consapevolezza della propria forza, convincendosi che quest'anno si può suonare un'altra musica. Nell'ordine sono arrivati la rimonta e il successo sull'Olympiacos a Torino, il colpo di Malmoe, inframezzati dall'irresistibile progressione in campionato, culminata con la prova di forza data in casa Lazio prima di volare in Svezia.

    Buona parte del merito spetta a Massimiliano Allegri. Passo dopo passo, il successore di Conte ha smontato e rimontato la grande Juve dei tre scudetti e delle due Supercoppe di Lega. E' passato alla difesa a quattro, ha rinvigorito il centrocampo, ha prepotentemente rilanciato il ruolo di Pirlo. Proprio Allegri che, in tandem con Galliani, aveva messo il fuoriclasse bresciano nella condizione di andarsene dal Milan. Scelta terribilmente sbagliata: da allora, i rossoneri non sono stati più gli stessi. E, da quando se n'è andato Pirlo, non hanno vinto più nulla.

    Allegri ha avuto la saggezza di conoscere per capire, studiare per cambiare e cambiare al momento giusto. Ha vinto lo scetticismo e persino la recalcitranza iniziale degli orfani di Conte, sfoderando l'umiltà di chi crede in se stesso, ma non pretende di spiegare come giri il mondo. Per cerrti versi, il suo approccio alla Juve ricorda quello di Capello al Milan dopo l'Era di Sacchi. Storie diverse, epoche diverse, un denominatore comune: la centralità della squadra e la motivazione di giocatori che in Italia con la Juve hanno vinto sempre, ma in Europa mai.

    L'escalation di Allegri non può comportare la minimizzazione né la banalizzazione di Conte, come se le imprese firmate dall'attuale ct fossero state scontate, dovute. In questo meraviglioso Paese, uno degli sport più praticati è l'esaltazione di un personaggio, immediatamente seguita dalla sua demolizione.

    Non va bene. Non va per niente bene. Molti fra coloro che osannavano Conte e contestavano Allegri, ora hanno invertito le parti. In realtà, Allegri ha cambiato la Juve di Conte. Ma Conte resta nella storia della Juve.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com


     

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