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  • Jacobelli: Juve tradita dalla difesa, colpo gobbo Mancini, ma bianconeri sbadati. Conte, hanno la pancia piena?

    Jacobelli: Juve tradita dalla difesa, colpo gobbo Mancini, ma bianconeri sbadati. Conte, hanno la pancia piena?

    E' sempre in salita la strada della Juve in Champions League. Sia chiaro, la qualificazione agli ottavi non è compromessa, anche se il Real già se ne va. Ma è molto indigesto il pari con il Galatasaray, clamorosamente rivitalizzato da Roberto Mancini, così come lo era stato il pari di Copenaghen. Con la differenza che, in Danimarca, i bianconeri avrebbero meritato la vittoria, andando a sbattere contro Forte Wiland; a Torino, il 2-2 è stato un risultato sostanzialmente giusto.

    A tradire inopinatamente Conte è stata la difesa. Con il Chievo, il gol avversario era scaturito da un'indecisione di Buffon. Con i turchi, ha sbagliato Bonucci che Drogba non ha perdonato e, nella ripresa, l'errore è stato dell'intero reparto, con Isla imputato numero uno. Un autentico colpo gobbo (absit iniuria verbis): Mancini l'ha piazzato con la classe che lo contraddistingue e nonostante lo stesso si fosse insediato soltanto quarantotto ore prima, avendo appena il tempo di imparare i nomi di tutti i giocatori a disposizione. 

    Mancini ha l'occhio lungo. Dopo la partita, oltre a manifestare serie riserve sul rigore che Quagliarella si è procurato con mestiere, il successore di Terim ha fatto un'annotazione condivisibile. La Juve non è al meglio della condizione, forse anche per la sindrome d'appagamento subentrata nella squadra che ha dominato le ultime due stagioni in Italia.

    D'altra parte, durante l'inutile tournée nordamericana d'agosto che aveva costretto Conte a sospendere la preparazione, era stato lo stesso allenatore a indicare nella pancia piena il nemico più subdolo e infido della nuova stagione.

    Questa EuroJuve è prevedibile, a tratti eccessivamente lenta per essere vera, a tratti priva della feroce carica agonistica che l'ha sempre contraddistinta da quando l'allena Conte. E, se in campionato la squadra ha vinto cinque squadre su sei - ma i successi sul Chievo e sul Toro non sono scaturiti da prove scintillanti e sono stati propiziati anche da due clamorosi errori arbitrali - in Champions i bianconeri stentano troppo. Con rispetto parlando, Copenaghen e Galatasaray non sono esattamente il Bayern che ha irriso il City (anche se Hart è un colabrodo). O il Real di Ancelotti (2 partite, 10 gol fatti, 1 subito e avete visto la rabona di Di Maria che, su tacco di Benzema, ha mandato in rete Ronaldo e la doppietta dello stesso Di Maria?). O il Psg dello scatenato Ibrahimovic.

    Dopo il 2-2, bastava guardare la faccia di Conte per capire molte cose. E quando l'allenatore dice che l'unico giocatore in grado di consentirgli di cambiare modulo, cioè di passare al 4-3-3, è Pepe, ma purtroppo ha accusato una ricaduta; che Lichsteiner non può fare l'ala; che la Juve non ha ali, ha detto molto. Se non tutto.

    Gli infortuni di Vucinic e Lichsteiner hanno complicato la vita a Conte il quale, a Llorente, poteva anche concedere più spazio, magari inserendolo già all'inizio della ripresa. Quagliarella continua a segnare gol pesantissimi e ora sarà difficile tenerlo fuori. Tevez ha dimostrato che, alla bisogna, gioca bene anche con la caviglia in disordine. I problemi sono a centrocampo: se Vidal rallenta e Pirlo non è ancora al cento per cento, la luce si spegne e non basta la crescita costante di Pogba. Ora, la Juve deve serrare le fila. L'aspettano l'andata e il ritorno con il Real. Che, è notorio, è molto, molto più forte del Galatasaray e del Copenaghen.

     

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

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