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  • Jacobelli: Ventura, l’uomo che fa volare il Toro (e chi lo lascia, si perde)

    Jacobelli: Ventura, l’uomo che fa volare il Toro (e chi lo lascia, si perde)

    Un momento così, Giampiero Ventura meritava di viverlo da tempo. Ora è giusto che l'assapori sino in fondo: se lo merita tutto. Per capire che cosa abbia fatto il sessantasettenne signore genovese in questi tre anni e mezzo alla guida del Toro, bisogna dare i numeri, senza dimenticare che, il primo allenatore dell'Era De Laurentiis a Napoli, sino a ieri sera non era mai riuscito a battere i partenopei nell'arco della sua lunga carriera (224 partite in serie A).
    Da 35 anni i granata non infilavano una serie positiva tanto lunga in serie A: 12 partite senza sconfitte, 6 vittorie e 6 pareggi (5 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 7 gare), cui si aggiungono i due risultati positivi con l'Athletic Bilbao in Europa League, i secondo dei quali storico: mai, prima del 26 febbraio 2015, una squadra italiana aveva violato il San Mames.  Fra campionato e Coppe, il Torino va a segno da 11 gare di fila. E tutto questo, senza Immobile e Cerci che, nella passata stagione, insieme avevano firmato 35 reti. 
    Ma, per capire il fenomeno Ventura,  occorre anche andare oltre le cifre. Intanto, chi lascia Ventura, si perde, almeno temporaneamente. Basta chiederlo ad Alessio Cerci che i momenti migliori della sua carriera li ha vissuti solo sotto la guida del suo ex allenatore e quanto mai improvvide risultano ora le parole pronunciate l'estate scorsa dalla fidanzata del giocatore, all'atto del trasferimento in Spagna: "Andiamo nel calcio che conta".
    Se Cerci ha vissuto un'esperienza infelice nell'Atletico e, adesso, non se la passa meglio nel Milan dove fatica a trovare posto, anche Immobile sta incontrando difficoltà a Dortmund, sebbene Klopp assicuri trattarsi di un naturale pedaggio da pagare all'ambientamento in Bundesliga. Può essere.
    Un fatto è certo: Ventura riesce ad ottenere il meglio dai giocatori a sua disposizione, coniugandone le caratteristiche tecniche ad un gioco efficace, mai dogmatico e monotono, sorretto da una brillante condizione atletica. 
    Non si vince il giovedì al San Mames, sotto il diluvio, al termine di un'autentica battaglia e si fa il bis 72 ore più tardi contro la quarta forza del campionato italiano se non si segue una preparazione mirata. Inoltre, come non sottolineare la crescita esponenziale di talenti a nome Darmian (mai abbastanza rimpianto dai tifosi milanisti); l'affermazione di Bruno Peres;  il rilancio di Padelli, El Kaddouri, Maxi Lopez; l'esplosione di Glik, difensore e cannoniere (6 reti sinora: al massimo, in precedenza era arrivato a due nell'arco di un intero campionato)
    Di Ventura, colpiscono la sobrietà dello stile nella comunicazione, l'autoironia, la capacità di sdrammatizzare le situazioni difficili e di strigliare chi se lo merita, senza guardare in faccia a nessuno, la consapevolezza di che cosa significhi allenare il Toro e possedere lo spirito del Toro. Durante il mercato di gennaio, una parte della tifoseria granata rimproverava a Cairo di avere il braccino corto. Dimentica come il vero pezzo da novanta del Toro sedesse in panchina.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com 

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