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  • Jugovic:| 'Soldatini? La mia Juve era un'altra storia'

    Jugovic:| 'Soldatini? La mia Juve era un'altra storia'

    Vladimir Jugovic, un rigore decisivo con la Juventus e uno con la Lazio. Nel primo caso (1996) è arrivata la Champions League, nel secondo (1998) la Coppa Italia che ha inaugurato i trionfi dell’era Cragnotti.
    «Non ci avevo mai pensato, ma in effetti è così. Del tiro dal dischetto di Roma, se ci penso, sento ancora le stesse sensazioni di allora. Era l’ultimo, quello che valeva la coppa. Quel gol mi ha permesso di entrare nella storia di un club glorioso come la Juventus e di vincere la seconda Coppa Campioni dopo quella del ’91 con la Stella Rossa».


    Cambierebbe qualcosa di quella notte?
    «Mi gusterei maggiormente il successo. Subito dopo la finale di Roma andai a giocare con la mia Nazionale invece di festeggiare con i compagni».

    Della Coppa Italia con Lazio cosa le rimane?
    «La sensazione della rimonta sul Milan, l’entusiasmo di una piazza in estasi perché non vinceva da tanto. Peccato solo che la settimana dopo perdemmo la finale di Coppa Uefa contro l’Inter».

    Juventus e Lazio stasera cominciano a giocarsi il biglietto per la finale di Coppa Italia.
    «Mi aspetto una partita divertente, anzi due partite divertenti, in linea col gioco che le squadre stanno esprimendo in campionato. Sul pronostico non mi azzardo. La Juve in campionato è prima, la Lazio seconda col Napoli: e non è mica un caso...».

    Conte sarà ancora senza Pirlo.
    «E’ una perdita importante, perché Pirlo è un giocatore fantastico. Andrea però ha 33 anni e non potrà giocare in eterno. Per la Juve queste serate sono una sorta di prova generale per il futuro».

    Il discorso vale anche per la Lazio, costretta a rinunciare a Klose?
    «E’ un uomo decisivo, però Petkovic non è Klosedipendente. Io, Miro, lo avrei visto anche nella mia Lazio, ma all’epoca sarebbe stato fondamentale capire se andava bene a Mancini... (risata). Certo che sarebbe adatto per questa Juve: è uno dei migliori centravanti d’Europa».

    I dirigenti bianconeri più che a Klose, blindato da Lotito, un pensiero in ottica Champions lo fanno per un suo coetaneo: Drogba.
    «Vincere la Champions, con o senza Drogba, non è un’impresa facile. Il Chelsea ha perso quando era favorito e ha trionfato quando non se lo aspettava più. Serve anche un po’ di fortuna. I tempi sono cambiati».

    Cioè?
    «Adesso le favorite sono altre: Barcellona e Real Madrid su tutte. Ma non fraintendetemi, la mia Juve era un’altra storia. Siamo andati in finale tre volte di seguito: non eravamo poi solo dei soldatini...».

    Neanche lei si rivede nell’etichetta ideata da Cassano?
    «No. Io più che soldatino, tanto alla Juve quanto alla Lazio o alla Stella Rossa, mi sono sentito sempre vincente. Guardate anche la crescita che ha avuto Vucinic: nei grandi club o cambi e ti adegui a certi ritmi o non puoi starci».

    Petkovic l’ha sorpresa?
    «L’avevo già visto all’opera in Svizzera, quindi per me è non è stato una novità assoluta. E’ un bel personaggio, mi piace come gestisce squadra e giocatori. Tare e Lotito sono stati bravi a scovarlo e a puntare su di lui nonostante lo scetticismo dei tifosi».

    A Conte, suo ex compagno, pensano anche le big europee.
    «Antonio è già in una panchina gloriosa. Lo vedo troppo bene dov’è: e poi lui alla guida e la Juve vincente mi fanno sentire più giovane... (risate)».

    Jugovic farebbe più comodo a Petkovic o a Conte?
    «Va chiesto a loro... Penso mi troverei bene con entrambi. Allenamenti pesanti? Qual è il problema, è quella la formula per vincere».

    Lei non ha mai pensato alla carriera di allenatore?
    «Ormai ho perso il treno. Quando ho smesso di giocare ho preferito una lunga vacanza al posto dei vari corsi».

    Voto ai missili di Pogba?
    «Due bei gol: speriamo continui così».

    Le hanno ricordato le punizioni di Mihajlovic?
    «Sinisa era maniaco, a fine allenamento si esercitava con grandissima costanza. Le sue conclusioni erano potentissime, ma nel suo calcio c’era tanta tecnica: al pallone dava sempre un effetto particolare».

    Vidal o Hernanes?
    «Entrambi. Diversi ma ugualmente efficaci: mi sarei trovato bene con tutti e due».
     


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