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  • Julio Sergio a CM: 'Roma, con Spalletti vinci. Inter, Gabigol farà la differenza'

    Julio Sergio a CM: 'Roma, con Spalletti vinci. Inter, Gabigol farà la differenza'

    • Simone Togna
    La saudade per l’Italia. Roma città e la squadra giallorossa nel cuore. Gli elogi per quel semplice ragazzo che di nome fa Francesco e di cognome Totti. Il rigore parato nel derby e l’aver vinto tutte le stracittadine giocate da titolare contro la Lazio. Il ricordo degli amici della Chapecoense morti poco tempo fa mentre inseguivano il loro sogno. Sono solo alcuni dei temi trattati da Julio Sergio, l’ex portiere della Roma, che in esclusiva per calciomercato.com ripercorre la sua carriera italiana e affronta tutte le tematiche legate alla Serie A e agli aneddoti che lo riguardano. Ecco l’intervista integrale dell’estremo difensore brasiliano.  

    Come sta? Dove vive e qual è il suo lavoro adesso?
    Sto molto bene. Sono tornato a vivere in Brasile nella mia città Natale: Ribeirão Preto. Ora faccio l’allenatore.

    Quindi è diventato un mister. A chi si ispira? Ha un punto di riferimento?
    Fortunatamente ho avuto la fortuna di lavorare con tecnici di assoluto livello. Per questo voglio prendere da loro i lati positivi aggiungendo la mia personalità. Così credo di poter svolgere un buon lavoro e di poter arrivare lontano.

    Se dico Roma qual è la prima parola che le viene in mente?
    Saudade. Ho vissuto per 8 anni in quella città e sono stati semplicemente indimenticabili.

    Continua a seguire le partite della Roma?
    Certo. Quando posso vedo sempre i giallorossi. Ne parlo anche con i miei amici prima dei vari incontri. La città di Roma e l’A.S. Roma faranno per sempre parte della mia vita.

    Cosa pensa dei giallorossi? Potranno vincere Scudetto e/o l’Europa League con Spalletti?
    Fra non molto tempo porteranno a casa un titolo. La squadra negli ultimi anni ha subito vari cambiamenti e purtroppo si sta avvicinando la fine della carriera di Francesco Totti. Una situazione che sarebbe complicata per qualsiasi club europeo. Ma ben presto vedrete che i giallorossi conquisteranno lo Scudetto.

    Che cosa pensa di Totti e Spalletti? 
    Francesco è semplicemente una leggenda vivente, sotto ogni punto di vista. Un crack come giocatore di calcio, il miglior con il quale abbia mai giocato e un ragazzo divertente al di fuori del campo. La sua forza è proprio quella di essere un ragazzo normale che però è riuscito a sopportare una pressione enorme nel corso degli anni. Spalletti invece è stato il mio allenatore quando arrivai nella Capitale nel 2006. Serio, esigente e con una visione del calcio fuori dagli schemi. È stato un piacere poter lavorare con lui e col Capitano. Voglio anche aggiungere che non è vero che lui si intromette nella questioni tecniche e prenda le decisioni che non lo riguardano. Per quello che rappresenta per la squadra e che ha dato al calcio potrebbe anche farlo, attenzione, ma ripeto è un ragazzo tranquillissimo che non metto becco dove non gli compete.

    Chi è ora il miglior giocatore della Roma?
    Nainggolan è assolutamente fantastico, ma Dzeko sta vivendo un momento di forma incredibile.

    E cosa ne pensa di Alison? Potrebbe diventare un grande portiere a Roma o sarebbe meglio per lui giocare prima in prestito da qualche parte?
    Alisson è un ottimo portiere ma la concorrenza con Szczesny è forte. Credo che questo sia un bene per lui perché sono sicuro che appena giocherà dimostrerà il proprio valore. Prestito da un’altra parte? No. Io gli consiglio di restare e giocarsi le proprie carte.

    Tornando a lei, hai impiegato 3 anni per esordire con la maglia della Roma. Poi è diventato il titolare. Perché ha aspettato tutto questo tempo? 
    Quando arrivai a Trigoria gli altri portieri giocavano bene ed erano i numeri uno pure in Nazionale. Io però mi sono allenato bene e quando è arrivato il mio momento ho conquistato mi sono conquistato il posto da titolare. E non l’ho più perso.

    Spalletti la definì il miglior terzo portiere del mondo…
    Diciamo che questa frase è diventata famosa. Dal canto mio pensavo solo ad allenarmi bene e a non lamentarmi mai. Ero consapevole che prima o poi avrei avuto la possibilità di dimostrare le mie capacità. E alla fine fu proprio il mister toscano a farmi esordire.

    Nel match contro il Brescia rimase in campo nonostante il grave infortunio subito che ti fece scoppiare in lacrime. Dove ha trovato la forza per continuare? 
    Subì una microfrattura alla caviglia ma ovviamente in quel momento non lo sapevo. Il mister aveva già effettuato le tre sostituzioni e in più stavamo perdendo. Strinsi i densi anche perché volevo che la mia squadra provasse a pareggiare la partita. Ho sempre voluto vincere e credo fu questa volontà a far sì che restassi in campo in quel momento

    Come si è sentito quando ha parato il rigore a Floccari nel derby contro la Lazio?
    Ti dico con orgoglio che fare la differenza in un derby ti lascia dentro una sensazione incredibile, difficile da spiegare. In più ho vinto giocando bene tutte le stracittadine nella quali sono stato titolare. Resto imbattuto e questo mi lascia dentro la sensazione di aver fatto bene il dovere.

    C’è qualcosa in particolare che potrebbe raccontarci di inedito riguardante la tua esperienza romana?
    Guarda ti dico che mi è stato proposto di scrivere un libro riguardante quello che mi è successo a Roma. Di storie da rivelare ce ne sarebbero parecchie, ma io non sarei capace a raccontarle.

    Che ricordi ha della Serie A?
    In Italia ho vissuto 8 anni indimenticabili nei quali ho giocato con e contro i migliori calciatori del mondo. Io però ho ottenuto il rispetto dei tifosi e ce l’ho tuttora. Solo i grandi campioni restano memorabili. Io ero un giocatore normale e la gente si ricorda di me per il mio grande carattere. E questo mi inorgoglisce. 

    Che ricordi ha invece del Lecce?
    Non affrontai quell’avventura con la testa giusta. Lì le cose non sono andate bene per colpa mia. Peccato non aver sfruttato quell’opportunità anche perché la squadra era buona e la città molto calorosa.

    Quale club sogna di allenare in Europa?
    È molto difficile per un tecnico brasiliano arrivare in Europa. Ma il mio obiettivo è quello di sedere su una panchina di una squadra prestigiosa, che disputi la Champions League.

    Cosa pensa di Gabigol? È un crack o rischia di essere un flop?
    Per prima cosa si deve dire che alcuni giocatori possono risentire più di altri delle differenze a livello tattico fra i vari Paesi o più semplicemente di quelle riguardanti i rapporti umani. E questo vale per tutti. Chiunque tu sia. In ogni caso sono sicuro che appena Gabigol si adatterà alla Serie A farà molto bene in Italia. 

    Tutto il Brasile piange la Chapecoense...
    Tutti quelli che fanno parte del mondo del calcio hanno vissuto momenti duri dopo quello che è successo. Tutti noi avevamo degli amici in quell’aereo e ci chiediamo come sia stata possibile una fatalità del genere. Adesso stiamo cercando di andare avanti e superare quanto accaduto. Lo faremo nei confronti di cari che non ci sono più. Ma non li dimenticheremo mai.

    Cosa chiede al 2017?
    Di essere sempre più felice. I miei figli stanno crescendo e ora iniziano a capire quello che ho fatto come giocatore e quello che faccio in questo momento da allenatore. Sarà bello parlarne ancora di più con loro. 

    Cosa ha ricevuto per Natale? 
    Sotto l’albero ho trovato una camicia regalatami da mia moglie. Sai ora che sono un allenatore devo essere elegante…(ride ndr)

    Chi è il miglior portiere del mondo?
    Neuer.

    Chi vincerà la Champions? E chi l’Europa League?
    Nel primo caso faccio il tifo per Ranieri e per il suo Leicester, ma è molto difficile.  Per quanto riguarda l’Europa League ovviamente dico Roma. Credo e spero che i giallorossi possano farcela.

    Chi vincerà lo Scudetto? 
    La Juventus. 

    Ultima domanda: c’è un giocatore brasiliano già pronto per giocare in Europa?
    Sì, è Gabriel Jesus. Ha il profilo giusto e vedrete che farà molto bene nel Vecchio Continente.

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