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  • Julio Velasco a CM: 'Ha ragione Prandelli. Italia paese per vecchi'

    Julio Velasco a CM: 'Ha ragione Prandelli. Italia paese per vecchi'

    • Luca Cellini

    Impegnato con la sua Nazionale spagnola in questi giorni a Firenze per le finali fra il nono e dodicesimo posto nei Mondiali di volley, Julio Velasco ha incontrato Calciomercato.com, che ha posto al tecnico - che ha portato l'Italia della pallavolo sul tetto del mondo ad inizio anni '90 - vari quesiti sul suo rapporto passato, presente e futuro con il pianeta calcio.

    Cesare Prandelli alcuni giorni fa si è lamentato della scarsa possibilità di prendere dei giovani dal campionato di serie A. E' d'accordo?
    'In Italia ci sono due o tre problemi: i giovani non piacciono, in qualsiasi settore, dall'università allo sport. Piacciono i giovani-vecchi, mentre il giovane-giovane non piace. Condivido l'espressione che viene affibbiata all'Italia, è un paese per vecchi, si regge sulla straordinaria cultura del passato. Nel calcio come nel volley si dice che un giocatore ha buona tecnica, buoni colpi, ma è giovane, come se fosse un difetto. Per me invece se uno è giovane, è una virtù. Non mi stupisce che il giovane sia terrorizzato quando gli viene data una possibilità, perché sa che, se sbaglia, non gliene verrà data un'altra.

    La Nazionale di calcio, dopo il mondiale vinto nel 2006, ha avuto difficoltà nel valorizzare quel successo. C'è un problema di gestione post-vittorie nel nostro Paese?

    'Bisogna chiedersi come mai il calcio italiano, nell'epoca moderna, quindi nel 1982 e nel 2006, ha vinto il Mondiale quando era nella merda totale. Bearzot e Lippi sono stati bravi a tirar fuori l'orgoglio dai loro uomini, anche dai giovani, senza bisogno di essere sotto assedio. Rimane la mentalità: in questo Paese ci si siede quando si è raggiunto un obiettivo. Nella pallavolo, quando la allenavo io, usavo come punto di riferimento gli Abbagnale o il lottatore Maenza, che mangiava solo mezzo panino pur di rimanere nel peso giusto'.

    Tre anni fa la Fiorentina ha introdotto il fair play nel calcio con una sorta di terzo tempo, e adesso si fa portavoce del messaggio sulle proprie maglie che hanno la scritta Save the children. Cosa nel pensa del modello attuato nell'ultimo periodo dalla società viola?

    'Dare un messaggio come ha fatto la Fiorentina, che ha puntato sullo stemperare gli animi, è un qualcosa di estremamente positivo. Prandelli è un allenatore che ha sempre puntato sui valori del fair play, non mi stupisce che tutto sia nato quando lui era tecnico viola. Il rispetto, ad esempio, che c'è nel calcio inglese fra gli allenatori, che a fine partita si ritrovano per bere qualcosa insieme, dovrebbe essere l'abitudine'.

    La emoziona di più una giocata di Leo Messi con la maglia dell'Argentina o un sorpasso all'ultima curva di Valentino Rossi?

    'Non sono un amante degli sport dei motori. Seguo soprattutto la Ferrari, ma amo più il calcio, il basket ed il tennis, forse per la mia formazione. Quindi mi emoziona ovviamente più una giocata di Leo Messi'.

    Tornasse indietro, rifarebbe l'esperienza nel mondo del calcio con l'Inter prima e la Lazio poi?
    'Con me il mondo del calcio non è stato chiuso, perché venivo da un altro sport. Nell'Inter quando è cambiato l'allenatore ha voluto tutti nuovi, e allora sono rimasto come consigliere del presidente. A quel punto io, che non lavoro per i soldi, sono tornato ad allenare nel mondo della pallavolo. Sulla mia esperienza alla Lazio non ho mai voluto parlare molto, e ho lasciato intendere i motivi della mia rottura con la società biancoceleste. La piazza laziale avrà capito i motivi della mia interruzione di rapporto con il club'.

    Da argentino, secondo lei Diego Armando Maradona è stato trattato bene a conclusione della sua avventura da allenatore della Seleccion?

    'Secondo me Maradona è stato trattato male da chi prima lo ha adorato e poi la ha denigrato. Io non l'ho né adorato quando tutti lo consideravano un Dio, né visto come un diavolo quando ha sbagliato. Per me soprattutto non è mai stato un allenatore, perché è un mestiere che va imparato. I fenomeni dello sport per me conoscono poco i meccanismi che ci sono dietro le loro grandi giocate. Mi è piaciuto il suo coraggio nell'accettare le sfide che gli sono state proposte, ma soprattutto il fatto che non si sia mai risparmiato per la Nazionale argentina'.

    Un'ultima considerazione su Mourinho: qual è il suo giudizio sull'attuale tecnico del Real Madrid?

    'E' un intenditore, bravo nel suo mestiere, con grande personalità, che non ha paura. Non mi piace quando usa la sua aggressività contro i suoi colleghi. Dopo il politico, l'allenatore di calcio è il mestiere più difficile, quindi nella sua posizione non dovrebbe attaccare gli altri colleghi. Dovrebbe avere un rispetto per un ruolo tanto delicato. Quindi non mi è piaciuto quando ha attaccato Ranieri o i club che non hanno vinto nel recente periodo'.


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