Ormai il peggio è passato, ma i dubbi rimangono. Per considerare Kwadwo Asamoah una risorsa a tutti gli effetti della Juve servirà ancora parecchio tempo, o almeno così sembra. Come già negli scorsi mesi, nemmeno il tempo di festeggiare il ritorno in campo in una partita vera con una prestazione anche a buon livello, che il ghanese è costretto nuovamente a fermarsi per non rischiare ulteriormente. Così come capitato nelle due precedenti apparizioni del 2015, anche dopo la partita con la Lazio si è reso necessario un nuovo stop: ai 69 minuti dell'Olimpico, necessari considerando la squalifica di Pogba, ha fatto seguito una serie di allenamenti personalizzati per smaltire il carico, approfittando anche dell'assenza di Asamoah dalla lista Champions che gli ha evitato la trasferta di Siviglia. La risposta è stata solo parzialmente positiva, così pur non rientrando ufficialmente tra gli indisponibili della vigilia per infortunio anche contro la Fiorentina lo staff medico della Juve ha optato per proseguire il lavoro differenziato per smaltire l'affatticamento post-Lazio.

I PRECEDENTI Una situazione comunque di difficile gestione, per un giocatore su cui puntare anche per il resto della stagione diventa complicato. Dopo la delicata operazione alla cartilagine dello scorso dicembre, Asamoah è poi tornato in campo il 23 maggio contro il Napoli: novanta minuti a buon ritmo, prima di un un nuovo riacutizzarsi della condropatia rotulea. Il rientro a tutti gli effetti è stato quindi rinviato a settembre inoltrato, il ritorno in campo è arrivato a sorpresa durante la partita con l'Atalanta del 25 ottobre: 53 minuti più recupero cui ha fatto seguito un nuovo stop, questa volta muscolare, di oltre un mese. Un ritmo complicato da gestire e che inevitabilmente lascia tante, troppe preoccupazioni. E che evidenzia ulteriormente il bisogno di un innesto di livello a centrocampo per la Juve di Allegri.