Calciomercato.com

  • JUVE CAMPIONE Damiani: 'Marotta il Boniperti 2.0, Agnelli come il papà'

    JUVE CAMPIONE Damiani: 'Marotta il Boniperti 2.0, Agnelli come il papà'

    • Stefano Agresti
    Oscar Damiani, un passato da calciatore (anche) alla Juve, un presente da manager affermato a livello internazionale. Da quanto tempo conosce Marotta?
    “Da quando lavorava nel Varese e svolgeva i lavori più umili. Osservava e imparava, studiava e cresceva. Non ha mai smesso di migliorare e oggi rappresenta un messaggio fantastico per tutto il calcio: si può diventare grandi anche partendo dal basso, se si hanno le qualità”.
     
    E qual è la sua qualità migliore?
    “Certamente l’equilibrio: mai lo vedrete perdere la testa o alzare i toni. Attenzione, però, a non confondere l’equilibrio con la debolezza, perché Beppe non è affatto debole: anzi, questo modo di fare è la sua forza. E quando deve farsi sentire, non esita a pretendere rispetto. Sempre nei modi giusti, però. Ora si gode il meritato successo”.
     
    Da cinque anni, ormai, ha successo.
    “Sì, ma questo quinto scudetto ha un sapore speciale. Innanzitutto perché permette alla Juve di raggiungere un risultato storico, e poi per il modo in cui è stato conquistato. Un conto è partire e arrivare in testa: allora la gioia te la godi poco a poco. Quando invece riesci a compiere una rimonta del genere, la soddisfazione è maggiore. Per Beppe direi che è l’apoteosi”.
     
    Lei ha giocato nella Juve gestita da Boniperti, vincendo anche uno scudetto: com’era la società allora?
    “Come oggi. Boniperti usava poche parole, ma aveva una grinta e una forza interiore enormi. Bastava uno sguardo e ti trasmetteva tutto: lo osservavi e capivi qual era il significato della parola Juventus. Lui come Umberto Agnelli, il papà di Andrea: logico che l’attuale presidente sia venuto su così, frequentando certi maestri. Solo l’Avvocato era diverso, per carattere: preferiva l’ironia”.
     
    Paragonare la Juve di oggi a quella degli anni Settanta e Ottanta, insomma, non è blasfemo.
    “Non direi proprio, anzi è la continuità a rappresentare la forza del club: da decenni ci sono gli Agnelli al comando e i risultati si vedono. Perché io ritengo che l’allenatore sia importante, ovviamente, e che lo siano anche i calciatori, ma che sia fondamentale la società: se questa non è solida, non si ottiene nulla. Guardate come si stanno comportando negli ultimi tempi certi club ex grandi…”.
     
    A chi si riferisce?
    “Lasciamo stare, credo non sia difficile da capire. Piuttosto, in questo confronto tra le due Juve, direi che Marotta mi ricorda molto e sempre di più Boniperti. Con qualche distinguo, naturalmente”.
     
    E quali sarebbero le differenze tra i due?
    “Boniperti aveva il carisma che gli derivava dal suo passato di grande calciatore, di campione. Ma anche Marotta sa trasmettere ai calciatori i valori giusti, corretti. Ecco, direi che Marotta è un Boniperti dei giorni nostri, un Boniperti moderno. E non vanno dimenticati tutti quelli che lavorano con Beppe, da Paratici in poi”.
     
    Come crede che si muoverà adesso la Juve sul mercato?
    “Anche la gestione dell’organico e le scelte dei calciatori sono simili al passato. La forza della Juve, ieri come oggi, era uno zoccolo duro di giocatori, sul quale Boniperti interveniva gradualmente con due o tre innesti ogni anno. E, soprattutto, senza farsi cogliere impreparato. Così capita anche a questa Juve: se ne sono andati Pirlo, Tevez e Vidal ma la società è stata prontissima a rimpiazzarli in modo adeguato. E vedrete che capiterà lo stesso in futuro”.
     
    Ora lo zoccolo duro della Juve è rappresentato dalla difesa.
    “Certo: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini. Sono straordinarie certezze, ma il tempo passa. E’ evidente che se la società decidesse di cambiarli tutti assieme, sarebbe un guaio enorme. Invece non andrà così, perché la Juve ha già cominciato a programmare. Ha preso Rugani, poi acquisterà un altro giovane… E quando quei quattro avranno smesso, i bianconeri saranno comunque pronti ad affrontare il futuro”.
     
    Continuità significa anche andare avanti con lo stesso allenatore.
    “Esatto. Perciò ho ascoltato Marotta dire che Allegri non si sarebbe mosso: sono sicuro che resterà almeno altri due o tre anni. La Juve non cambia quattro tecnici ogni stagione, ma uno ogni quattro stagioni: la differenza con le altre è anche lì. E poi Max è stato bravissimo, soprattutto quest’anno”.
     
    Non l’ha colpita di più l’anno scorso, per l’autorevolezza con cui ha preso il posto di Conte?
    “No, perché mi aspettavo che la Juve rivincesse subito: i giocatori li conosciamo, hanno giustamente il loro orgoglio e volevano dimostrare che il merito dei primi tre scudetti non era solo dell’allenatore. Detto, fatto. Stavolta, però, Allegri ci ha messo molto del suo: complimenti”.

    @steagresti
     

    Altre Notizie