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  • Juve nel futuro:| Già preso il baby brasiliano Doria

    Juve nel futuro:| Già preso il baby brasiliano Doria

    Bruciata la concorrenza per il baby talento del Botafogo. I bianconeri verseranno 4,5 milioni di euro più bonus.
    Juve, preso il "top young" Doria.
    Tutto fatto. Mancano solo le firme. Finché non saranno apposte, sentiremo parlare di irruzioni e di rilanci, ma in corso Galileo Ferraris sorridono complici, lasciano intendere che saranno formalità e che Matheus Doria Macedo vestirà di bianconero.

    FONDI - Nemmeno le indiscrezioni sulla Roma hanno increspato l'ottimismo, anzi hanno forse contribuito ad alzare il velo su un affare definito e taciuto, come sempre accade nel calcio quando si gioca d'anticipo perché ogni giorno che passa può aumentare la concorrenza e le insidie. La Juve ha definito la trattativa: ha fatto luce sulle quote del cartellino, che spesso in Sudamerica giocano brutte sorprese, raggiungendo l'intesa con Mauricio Assumpçao, il presidente del Botafogo che ne gestisce il quaranta per cento, e affidando a un agente Fifa il compito di ricucire le restanti partecipazioni, divise tra fondi e gruppi imprenditoriali.


    CONFERMA - Proprio uno dei manager del difensore, Jolden Vergette, è uscito allo scoperto nei giorni scorsi: « La situazione non è ancora definitiva, ma i discorsi sono andati avanti: l'operazione dovrebbe chiudersi a gennaio». Ovvero, nella sessione di mercato invernale: quella che apre oggi. Il condizionale è un atto dovuto, ma tra le righe si intuisce una conferma, come d'altronde nelle parole di Assumpçao che dopo aver dichiarato di voler trattenere il gioiello, ha spiegato che nessuno è incedibile. Ben più netto l'agente Mario Miele, l'uomo che alla Juve ha portato Leo Bonatini e che conosce tutto del mercato brasiliano: «Da quanto mi risulta, Doria alla Juve è praticamente fatta».

    RELAZIONI - L'accelerazione decisiva è avvevuta in autunno, man mano che sulle scrivanie dell'ad Beppe Marotta, del coordinatore dell'area tecnica Fabio Paratici, del responsabile del settore giovanile Giovanni Rossi - a proposito: il Tottenham vuole strapparlo alla Juve - e dei responsabili degli osservatori Claudio Sclosa e Javier Rivalta si accatastavano relazioni sempre più convincenti su un diciassettenne statuario e insieme tecnico, ricco di personalità, balzato per caso in prima squadra e diventato inamovibile, selezionato per la Seleçao Sub 20. I vertici bianconeri hanno capito che se non avessero chiuso subito, effettuando un sacrificio pur importante per un ragazzino (4.5 milioni più bonus), sarebbero finiti in un vortice di valutazioni impazzite e ricchi club scatenati, con il rischio di ritrovarsi tagliati fuori.

    INVESTIMENTO - L'unico nodo, colpi di scena esclusi, è se aspettare giugno come previsto negli accordi (soluzione gradita anche al Botafogo) o cercare di anticipare l'arrivo per favorire l'inserimento in vista della prossima stagione. Se ne discuterà, senza fretta, in un vertice fissato nei prossimi giorni per fare un punto di mercato più generale: dall'attaccante da innestare (chi, se non si riuscisse ad anticipare l'arrivo di Fernando Llorente, pure lui bloccato?) alle cessioni minori da definire. Senza fretta perché Doria non è un puntello immediato, ma un rinforzo in prospettiva - l'ennesimo investimento di una società che sa guardare lontano - e perché lui stesso sa volare basso. «L'interesse della Juve fa piacere, ma io penso solo a giocare: sto bene al Botafogo, c'è una società che si occupa di queste cose». Chi lo conosce giura che sono parole mature e non banalmente diplomatiche.

    Difensore gigante, piedi da mezzala. Tra i suoi modelli c’è Thiago Silva.

    LA TECNICA
    Spazi ristretti, rapidità d'esecuzione, pallone che frulla di continuo: sono le leggi del futsal, praticato fino a tredici anni, a plasmare Matheus Doria Macedo, consentendogli di intrecciare tecnica e prestanza fisica, eleganza e solidità, tackle e controllo. Come Thiago Silva, suo modello assieme a Dedè. Al Botafogo arriva dopo aver sfiorato Fluminense e Gremio, ma il provino con il Fluzao non funziona e quello con il club di Porto Alegre sfuma per un banale infortunio. Comincia così la trafila nelle giovanili, finché a 17 anni, complici i guai fisici di Brinner, si aprono le porte della prima squadra. Doria svela una personalità che stride con l'anagrafe, conquista la maglia titolare, si arrampica fino all'Under 20, finisce tra gli osservati della Nazionale maggiore, strega la Juventus.

    Ha rinunciato a fare l’avvocato. Ama la Ferrari, gli Usa e il gospel.

    LA VITA PRIVATA
    Nato a Sao Gonçalo, nello stato di Rio de Janeiro, l'8 novembre '94, Doria ha barattato il sogno del calcio professionistico con la passione per l'avvocatura: magari un giorno indosserà la toga, adesso è tempo di calzoncini e scarpe bullonate. E di altri studi: quelli per prendere la patente (adora la Ferrari) e quelli... degli avversari: già, perché quando può, di propria iniziativa, il difensore analizza in video le caratteristiche delle punte che deve marcare e non conosce bene. Oltre il calcio (considera il Barcellona la migliore squadra del mondo, confessa un'ammirazione speciale per Ronaldinho), è attratto dagli Stati Uniti, grande appassionato di musica (rap e gospel i generi preferiti) e molto religioso: sul suo comodino, c'è sempre la Bibbia.

    Seedorf applaude: «Doria ha qualità». E il suo allenatore: «Ha anche eleganza».
    DICONO DI LUI
    Il destino di Doria si intreccia con quello di Henrique Sousa, conosciuto come Brinner: è un suo infortunio a spalancargli le porte della prima squadra e sono le sue parole, adesso, a far sognare i tifosi bianconeri: «Non è presto per un trasferimento in Europa, sono stato vicino a lui sin dai primi passi nel professionismo e posso garantire che è pronto per una big: merita quanto sta accadendo nella sua carriera, ha saputo sfruttare bene la sua occasione». Buon giudizio anche da parte di Clarence Seedorf, punto di riferimento dei giovani del Botafogo che lo definisce «un calciatore di qualità». «E' efficace in marcatura ed elegante in impostazione, ha carattere da vendere, offre ampie garanzie e tuttavia presenta margini di miglioramento» spiega Oswaldo de Oliveira, il tecnico del Botafogo che l'ha lanciato.

    Da Appelt a Bonatini è una Juve brasiliana.

    NEW GENERATION
    Pedro Sernagiotto, Cinesinho, Nené, José Altafini, Julio cesar, Emerson... Nella storia della Juve, i buoni brasiliani non mancano, ma su diciotto complessivamente transitati da Torino - l'ultimo è il terzo portiere Rubinho -, molte sono le meteore e moltissime le delusioni: Diego e Melo - cinquanta milioni complessivi - hanno lasciato un falò di promesse disattese, Amauri è andato via tra fischi e lazzi, il pluridecorato Lucio ha mollato dopo cinque mesi e quattro presenze, più indietro nel tempo sbucano Gladstone e Athirson, oggetti misteriosi o calciatori sopravvalutati.

    CANTERA - La storia bianconera consiglia altri territori di caccia - la Francia, per esempio, dove negli anni sono stati rastrellati talenti purissimi -, ma è opportuno guardare con fiducia ai nuovi investimenti brasiliani. La Juve nuova gestione ha scelto infatti di puntare sui giovanissimi, acquistarli a buon prezzo prima che la consacrazione infoltisca la concorrenza, completarne la crescita a Vinovo. Doria sarà infatti il terzo "brasilianino" inserito nella cantera, dopo Gabriel Appelt Pires e Leo Bonatini (era stato preso anche Lucas Piazon, ma le pretese economiche eccessive avevano lasciato campo libero al Chelsea). GOL - Appelt Pires, centrocampista d'interdizione, classe '93, scovato nel Resende, è arrivato in Italia nell'estate 2011, trascorrendo un anno nella Primavera prima di essere ceduto in prestito alla Pro Vercelli: ottima partenza, poi l'ha fermato un infortunio, ha comunque confermato le qualità intuite dai segugi di corso Ferraris. Leo Bonatini, di un anno più piccolo, centravanti, è arrivato invece nel luglio scorso, strappato alle più grandi società europee che erano rimaste affascinate dai gol segnati con il Cruzeiro e con la Nazionale Under 20: è un punto fermo della Primavera di Marco Baroni e... della Juve brasiliana di domani.


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