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  • Morata, calmati e non fare come Nedved
Morata, calmati e non fare come Nedved

Morata, calmati e non fare come Nedved

Ci sono espulsioni ed espulsioni. Alvaro Morata in questa sua prima stagione juventina ne ha già collezionate due, bottino non indifferente per un attaccante. Ma dal cartellino rosso rimediato con la Roma a quello di Firenze ne è passata di acqua: per l'esattezza sei mesi, dieci gol e cinque assist. Ma soprattutto una maglia da titolare ed uno status da colpo di mercato autentico acquisiti sul campo per meriti, due cartellini rossi che sembrano quasi essere stati rifilati a due giocatori completamente diversi.

MORATA IERI – La storia legata alla prima espulsione ricevuta, è completamente diversa da quella che si può scrivere oggi. Contro la Roma era un Morata nervoso e fuori fase quello che perse la testa nel duello con Manolas, quando il finale della partitissima allo Juventus Stadium era già sufficientemente complicato e incandescente. Punto più basso di una stagione iniziata male con l'infortunio al primo assaggio di Juve subito dopo un contrasto con Rubinho e proseguita sotto il peso della pressione del voler tutto e subito. Una volta rientrato in gruppo, infatti, Morata ha faticato e non poco a rubare il posto a Llorente quale spalla ideale per Tevez, una tensione palesata in tutte le prime uscite come sottolineato anche dall'evidente nervosismo portato in campo anche pochi giorni prima del big match con la Roma, quando al “Vicente Calderon” sembrava voler andare a tutti i costi a caccia di un cartellino rosso che per sua fortuna l'arbitro Brych ha preferito conservare nel taschino.

ALVARO OGGI – Tutta un'altra storia quella attuale, perché scritta da tutto un altro Morata. Il ragazzo nervoso di inizio stagione ha lasciato rapidamente e inesorabilmente spazio a quello che appare destinato a diventare un crack del calcio europeo, fino a diventare per qualcuno già un rimpianto del Real Madrid. Settimana dopo settimana Morata è diventato un punto fermo della formazione titolare di Allegri, che anche con lui si è dimostrato un vero maestro nel saper gestire e centellinare se necessario i suoi giocatori. La consacrazione, pur senza gol, è arrivata proprio nella notte di Firenze, perché senza Tevez è stato lui a caricarsi sulle spalle il peso dell'attacco bianconero con una prestazione da autentico leader. La stessa espulsione che lo costringerà alla tribuna nella finale di Coppa Italia è arrivata semmai per eccesso di generosità, punizione eccessiva di un contrasto di gioco che già a velocità normale si è palesato come un errore dell'arbitro Massa.

SEMAFORO GIALLO – In questo momento, forse, poco male: ma la storia bianconera è fin troppo ricca di ingenuità pagate a caro prezzo, vuoi per troppa foga o per assenza di lucidità. Per informazioni chiedere a Pavel Nedved, che ancora oggi non si perdona quel fallo su McManaman che gli negò la possibilità di scendere in campo a Manchester nella finale di Champions poi vinta dal Milan ai rigori. Va infatti sottolineato come rimanga un grosso limite la condotta emotiva di Morata, specialmente nei minuti finali quando invece servirebbe calma e sangue freddo. Al di là della questione cartellini rossi, sono già sei le ammonizioni collezionate in questa stagione: tutte nel secondo tempo, ben quattro negli ultimi dieci minuti di gara anche in un 2015 vissuto da protagonista. Un dato questo che deve far riflettere e non poco, che si inserisce in quel discorso che Allegri per primo ripeteva fin da inizio anno riguardo l'abitudine a giocare con continuità ad alti livelli. Il rischio è quello di avere tra le mani una bomba ad orologeria che aumenta i suoi tichettii pericolosamente nel finale delle gare ad alta tensione: è arrivato il momento per Morata di imparare a disinnescarsi prima ancora di accendersi. Per il bene suo e della Juve.

Nicola Balice

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