di Ivan Zazzaroni
(zazza.blog.deejay.it)

Dateci un personaggio. Uno solo. Possibilmente nuovo.
I gol del weekend: Motta, Coutinho, Larrivey, Parolo, Denis, Biabiany, Giovinco, Veloso, Matri, Marchisio, Pepe, Gago, Pjanic, Gazzi, e potrei proseguire elencando altre figurine trovabili. Le classiche doppie.

I vecchi fusti: Del Piero, 37 anni, panchina: giusto 10 minuti. Totti, 35, panchina, per lui quasi mezz’ora. Dal campo ai giardinetti il passo è brevissimo. Consoliamoci con l’illusione che questo sia l’anno del ricambio (generazionale): i soldi sono finiti, i big sono fuori, all’estero, anche Sanchez e Pastore ci hanno abbandonato e allora aspettiamo che il campionato esprima un fuoriclasse da ammirare, un grande seduttore, altrimenti sono (altri) guai.

Divago. Ieri mi sono fermato più volte a osservare un’inquadratura dello Juventus Stadium pieno come un uovo: sembrava il teatro di una partita della Bundesliga, o della Premier. Di un calcio felice e di successo. Di profondamente italiano c’era soltanto uno striscione, “Andrea da figlioccio a rinnegatore/ con i bilanci in rosso non fare il moralizzatore”. La pancia, ripetutamente stimolata proprio da Agnelli, questa volta si è ribellata: sospetto che i “suggerimenti esterni” non siano mancati.

Una pancia disturbata e scombussolata non ha alcuna intenzione di sedersi a tavola con nessuno. La pace? Impossibile, domandatelo all’avvocato Briamonte.