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  • Juve, la rabbia di Max e i fischi dello Stadium: a far paura è quella paura
Juve, la rabbia di Max e i fischi dello Stadium: a far paura è quella paura

Juve, la rabbia di Max e i fischi dello Stadium: a far paura è quella paura

  • Nicola Balice

Si comincia dalla fine. Dalla furia di Max Allegri, anche da un po' di fischi dello Juventus Stadium. Che non sono reazioni figlie del risultato, di quel secondo pareggio interno di Champions. Non sono nemmeno figlie delle aspettative di un'estate che non potevano coincidere con un cammino di sole vittorie. E non sono figlie neppure di quel tanto esasperato concetto di bel gioco che mai nella storia vedeva una squadra così contestata nonostante una media punti di questo livello. La furia di Allegri e la delusione dello Juventus Stadium sono reazioni dettate da un secondo tempo giocato senza la minima lucidità, in fase di non possesso palla come quando c'era da far ripartire l'azione. Sono reazioni figlie di una prestazione brutta non perché poco spettacolare, brutta tanto da far paura perché si è vista una Juve spaventata: ferma di testa ancor più che di gambe. Quelle, in ogni caso, non sono girate o nella migliore delle situazioni sono girate a vuoto. Esattamente come a vuoto è finita per girare la Juve.

 

VECCHI SPETTRI La formazione di Max Allegri ha deluso, anche in maniera preoccupante. Partita tutto sommato bene, ha poi fallito il colpo del ko con Higuain e Mandzukic, entrambi autori di una prova forse eccessivamente votata al sacrificio, altro che doppio centravanti. Esaurita una mezz'ora discreta, ecco che la Juve si è clamorosamente persa proprio quando veniva chiamata a fare ciò che più dovrebbe riuscirle: amministrare con esperienza e personalità la partita, senza soffrire. Invece l'esperienza si è trasformata in fatica, la personalità ha lasciato spazio all'ansia anche negli elementi di comprovato spessore. Ed il Lione è venuto fuori giustamente, colpendo per l'ennesima volta su calcio piazzato una Juve in totale confusione. Salvata anche dal gong. Si ritorna quindi a collezionare la serie di “Fiuu” anche in questa stagione, per una Juve che rischia nuovamente di doversi accontentare del secondo posto che già le è costato parecchio l'anno scorso in sede di sorteggio: vincere contro Siviglia e Dinamo Zagabria rimane l'unico rimedio per evitare di fare calcoli. Ammesso che in una Champions più matta del previsto possa rivelarsi un fattore anche il primo posto, ma credere che il secondo posto sia meglio del primo va forse oltre l'esaltazione del concetto dell'allegriano “Fiuu”. Questa Juve è stata pensata per arrivare in fondo alla Champions, in questo girone il primo posto rimane obbligo sotto ogni punto di vista.

 

CASO PJANIC – Non vuole sentir parlare di squadra che gioca bene o gioca male, Allegri. Ma se nemmeno i risultati danno ragione al tecnico, una brutta prestazione come quella col Lione riporta a galla tutta una serie di problematiche. A cominciare da quella legata all'inserimento di Pjanic, completamente fuori dal gioco anche da numero dieci autentico: il passaggio al 4-3-1-2 è stato fatto ad uso e consumo dell'ex giallorosso, quando la presenza della coppia pesante Higuain-Mandzukic avrebbe al contrario avuto bisogno di ben altra spinta e supporto dalle fasce. Niente da fare, Pjanic nemmeno tra le linee è riuscito ad illuminare la manovra bianconera, diventando forse il simbolo di una Juve fin qui solo pensata e non ancora riuscita. In fondo anche una buona notizia, perché davvero i bianconeri possono solo migliorare, devono ancora migliorare.

@NicolaBalice


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