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  • Juve, riecco l'incubo Montella: ora il suo futuro nel Milan dipende da te

    Juve, riecco l'incubo Montella: ora il suo futuro nel Milan dipende da te

    • Matteo Quaglini
    Una partita scudetto risolta al novantesimo.  Una rimonta incredibile nella Firenze rivoluzionaria e restia alle gerarchie. Una vittoria ai calci di rigore nello stile degli avversari, senza mollare mai cioè. Tre immagini sparse nei ricordi di campionati che furono per un nome, Vicenzo Montella. E per un avversario, sempre lo stesso, sempre il più duro da battere, e quasi sempre il migliore, la Juventus. A poche ore da un classico, oggi un po’ fuori moda ma sempre affascinante del calcio italiano come Milan-Juventus, si rinnova la sfida tra Montella e la squadra campione per antonomasia, con quelle tre immagini del passato che sembrano essere le bandiere da issare per dimostrare un assunto semplice e complesso al tempo stesso: Montella e il suo Milan possono farcela a uscire dalle sabbie mobili dell’anonimato nel quale si sono cacciati e rilanciarsi. 

    E’ vero anche il contrario però, perché tesi e antitesi vanno sempre a braccio, e così la Juventus a cui Montella ha dato dispiaceri sparsi nella sua carriera di bomber prima e di allenatore emergente poi, la Juventus dicevamo potrebbe deciderne il destino sulla panchina di un Milan apparentemente calmo sotto una finta quiete che nasconde il tratto dell’ansia e dell’insoddisfazione. Come finirà non sappiamo. Troppe le variabili in una partita così carica di storia. Troppe anche le possibili soluzioni del presente, con una Juventus non più saldissima in difesa e a volte incerta nel suo pezzo forte, la gestione del risultato. E anche se la guardiamo in chiave Milan si certo, c’è la suggestione della gara epica, del tutti per uno e uno per tutti come novelli moschettieri, di Bonucci che qualche sassolino dalla scarpa con i vecchi amici di un tempo oggi avversari, pure vorrebbe toglierselo. Ma alla fine c’è una complessiva incertezza che i 4 gol di Verona non hanno fugato del tutto.

    Però c’è una variabile forse che la partita può mettere in campo e cambiare così in positivo le sorti di Montella allenatore del Milan. La variabile è il tempo. Non quello meteorologico, non quello filosofico, ma viceversa quello esclusivo della gara. Guardando meglio sono le tre immagini delle vittorie montelliane sulla Juventus a dircelo. Tutte alla fine di una corsa all’inizio incerta, tutte a ribaltare nel finale un verdetto che sembrava scritto, tutte legate al filo dei centimetri. Qui in questo dettaglio c’è la soluzione al destino di Montella sulla panchina del Milan. L’attimo in cui tutto si ribalta, e dalla sconfitta nasce la vittoria. La Juventus è più forte di questo Milan ma ci sono due falle nel suo bastione, la prima è la gestione dei finali.  Bergamo e Torino con la Lazio hanno determinato una piccola importante mancanza nel definire a proprio favore il finale di partita, è mancata la fredezza da cuore caldo tipica della Juventus esattamente così, come fu in quel Milan-Juventus di supercoppa con i rigori d’impronta milanista.

    La seconda falla è il modo in cui la Juventus affronta le grandi partite. Tre in totale tra Lazio e Barcellona con tre sconfitte, e una costante, la mancanza di controllo della partita nel miglior momento della squadra. Il gol di Messi a fine primo tempo, la rete di Murgia ad agosto dopo il 2-2 di Dybala, la rimonta subita nella rivincita di Torino, tutto esattamente in linea con le vittorie di Montella. Sembra un parallelo e forse è una sliding doors. Montella segnò al novantesimo all’ultima azione alla Juventus di Ancelotti quando la partita era praticamente finita. Da allenatore ribaltò, in pomeriggio di sole fiorentino, una sicura vittoria della grande Juventus di Conte con tre gol, due di Rossi, in contro gioco appunto.

    Tempo e attimo. I tratti di Montella giocatore e allenatore sono la chiave della sua personale rimonta ancora una volta contro l’avversario di sempre. Quando era alla Roma, Montella era un pupillo di Giampaolo Montali, che nel giovane allievo si rivedeva per la determinazione e la voglia di vincere. Già Montali uno che da allenatore per vincere aveva bisogno del tempo e dell’attimo per rimontare da situazioni avverse.

    @MQuaglini 

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