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  • Rugani non deve fare la fine di Criscito

    Rugani non deve fare la fine di Criscito

    • Luca Borioni
    Partiamo con una premessa: su calciomercato.com abbiamo sottolineato il passo indietro di Daniele Rugani nella sconfitta/vittoria bianconera di Milano con l’Inter. E il concetto è stato: aveva ragione Allegri. Quando, nella prima parte della stagione, l’allenatore juventino preferiva spostare di ruolo un centrocampista, piuttosto che dare una chance al nazionale Under 21 prelevato dall’Empoli, in molti avevano espresso critiche. Ma i fatti poi hanno dimostrato come dosare l’utilizzo del giovane difensore non fosse una scelta tanto sbagliata. Paradossalmente, proprio la serata di Coppa Italia lo ha confermato. E non perché Rugani non sia all’altezza, ma perché in Italia il meccanismo è tale per cui non è concesso a un ragazzo - pur di talento - commettere errori, pena un’enorme pressione psicologica che si trasforma in un ostacolo aggiuntivo sulla strada del successo. In altre parole, rischi di non venirne fuori se non sei davvero un campione nella testa prima che nei polpacci. Ma anche se sei comunque un ottimo giocatore, può non bastare.

    Mi viene in mente un paragone illuminante. Settembre 2007, la Juve di Ranieri e del dopo calciopoli affronta in avvio di stagione la trasferta dell’Olimpico contro la Roma. Il tecnico presenta in difesa il debuttante Grygera sulla fascia mentre al centro lancia l’inedita coppia formata da Andrade (chi era costui? In quella partita il portoghese si fece male e uscì definitivamente di scena) e Criscito, emergente di ottime prospettive, elogiato per la sua eleganza tecnica quanto oggi Rugani. Alla mezz’ora però, dopo il vantaggio del solito Trezeguet, Totti lo affronta davanti a Buffon e lo beffa d’astuzia vincendo un contrasto fisico. Umiliazione evidente per il difensore. La Roma raddoppia dopo cinque minuti sempre con Totti e Ranieri nell’intervallo fa entrare Legrottaglie al posto del povero Criscito che, di fatto, da quel giorno non si riprenderà più. I fustigatori tecnico-tattici si scatenarono. Non a caso il difensore oggi è stabilmente protagonista in campo internazionale con la maglia dello Zenit San Pietroburgo, ma in un altro ruolo, quello di esterno sinistro. In Italia non avrebbe più potuto giocare da centrale e avrebbe faticato, in assoluto, a convincere i suoi strenui detrattori.

    Anche Rugani preferirebbe giocare sulla fascia, ma non è questo il punto. Alla prima prova incerta la scure dei supercritici si è abbattuta sulle sue indecisioni, sul suo affanno nel corpo a corpo contro avversari veloci e aggressivi in una serata piovosa di Coppa Italia, anomala per la Juve. Ma chi commenta e commenterà qui sotto insegna che quando Barzagli arrivò alla Juve dal limbo del Wolfsburg fu accolto come un ripiego di dubbia utilità (... oggi lo chiamano “il muro”); Bonucci ha faticato non poco, e fatica ancora, a meritare la giusta stima nei confini nazionali salvo poi scoprire che “gente” come Guardiola lo vorrebbe con sé nella squadra dei sogni; Chiellini viene alternativamente etichettato come un rude picchiatore dotato di poca tecnica, salvo farsi rimpiangere da tutti quando non può dare il suo energico contributo. Tutti i nostri migliori difensori ci sono passati, il fuoco della critica li ha scottati spesso. E in fondo Rugani contro l’Inter si è barcamenato come poteva in un assetto tattico che doveva fare a meno di diversi titolari, non solo in retroguardia ma anche a centrocampo, dove sicuramente alla Juve nell’occasione è mancato in particolare il filtro del solito Marchisio.

    Insomma, salvate il soldato Rugani. Il super Barzagli attuale all’età dell’ex empolese giocava nell’Ascoli, poi nel Chievo e nell’Under era solo riserva, non prima scelta. Allegri ha tenuto Rugani cocciutamente ai margini e oggi ci tocca dargli ragione, ma questo non significa andare oltre, trasformare il ragazzo addirittura in un acquisto sbagliato. Pazza Italia amala (se ci riesci).

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