Calciomercato.com

  • Juve tra Higuain e Suarez: 'povero' Ibra

    Juve tra Higuain e Suarez: 'povero' Ibra

    Gerrard saluta Suarez: "Un giorno se ne andrà".
    Il Real Madrid mette in vendita Higuain.
    S'allestiscono le vetrine per lo shopping estivo. A Madrid hanno pubblicato il primo annuncio: «Vendiamo Higuain», cioè uno che sulla lista della spesa juventina c’è da almeno due anni. Diversi gli incontri tra il ds Fabio Paratici e il fratello-manager dell’attaccante argentino. Ha stipendio non impossibile, sui 3,8 milioni a stagione, e prezzo trattabile, visto che sono le merengues a volersene liberare. Di certo Gonzalo Higuain, 25 anni, appartiene alla razza goleador, con 104 reti in 185 presenze con il Real, e le ultime cinque stagioni in doppia cifra. Semmai bisognerà valutare il suo rendimento quando il livello s’innalza: due sole reti in venti partite negli scontri a eliminazione diretta di Champions League.

    Uno da prendere resta anche Luis Suarez, a occhio più costoso dell’argentino del Real, ma potenzialmente più forte. Come pure decisamente più complicato da gestire fuori dal campo. La Juve dovrà mettere tutto sulla bilancia e valutare: ammesso che bastino i quattrini per convincere il Liverpool. Dai trenta milioni in su. Dalle parti dei Reds, in ogni caso, comincia a spirare aria di addio. O comunque la partenza di Suarez non è proprio fantascienza, se in un’intervista che voleva spargere ottimismo, anche Steven Gerrard, il capitano, qualche dubbio l’ha lasciato: «Io non mi vedo Suarez andarsene: si trova molto bene qui e non vedo proprio segnali di una sua partenza, adesso». Però: «Forse un giorno noi dovremmo accettare l’idea che lui voglia andare via, se quella sarà la sua decisione». Già, la domanda è: quando?

    (Massimiliano Nerozzi - La Stampa)


    Ibrahimovic tra voglia di Juve e terrore di diventare povero...
    Sono bastate tre parole chiave per fare capire a Zlatan che la sua vita era cambiata. Ceduto. Juventus. Ingaggio. Mino Raiola alla fine lo aveva convinto ad abbassarsi lo stipendio per tornare nel cuore del calcio che conta. L’Italia, il bianconero, la Champions e Conte, mister di ferro, come Capello, come i personaggi da ring che piacciono allo svedese. A luglio il suo ritorno a Torino e una presentazione in pompa magna allo Juventus Stadium. «Attento che questo anno vinciamo tutto» strillato nel microfono di fronte alla curva tutta bianconera. Z che infila i guantoni per una sfida (reale) negli ultimi due anni prima della pensione. Che lui, a giocare col Rennes e il Saint Etienne non ci si vedeva proprio. Unsolo problema, nel cuore di panna del ragazzaccio di Rosengarden, ghetto di Malmoe, dove capisce che sì, il calcio è importante, ma una sola cosa, oltre il calcio e il gol, fa la felicità. I soldi. E come dare torto a un ragazzo che da bambino doveva rubare bici perché non aveva i soldi per comprarne una?

    Eccolo, il problema. I soldi. Ingaggio dimezzato, also sprach Mino, la sua lanterna nel mercato del calcio. Zlatan per la prima volta in vita sua si sente, di nuovo, povero. Non più 14mln l’anno, ma 7. Una miseria. Il giorno della cessione, Z esce di casa a fare due passi, si alza il cappuccio sulla testa e macina gli Champs-Élysées con gli occhi bassi. Ha fame, a casa non c’è niente da mangiare. Entra in un supermercato evitando gli sguardi dei commessi. A un tratto, nel reparto dello scatolame, Ibra si arresta. Si guarda intorno, afferra una confezione di tonno da tre e se lo caccia nella felpa con la stessa velocità con cui si fuma i difensori francesi. Una volta fuori, sorride. È di nuovo il ragazzo del ghetto, per vivere deve rubare, i fasti dei super ingaggi sono finiti. Proprio mentre si rigira quel mezzo chilo di tonno tra le mani, gli schizza davanti agli occhi un bambino su una mountain bike. Zlatan non pensa perché Zlatan sa. Lascia cadere il tonno, scatta, dribbla due auto parcheggiate, e in tre passi gli è addosso, con una spallata lo scalza dal sellino e, prima che la bici cada, ci sale in groppa. Si alza sui pedali, gli Champs Elysees sono l’arrivo della sua tappa. «Voglio andare a Torinooo!», strilla, il sorriso che gli si allarga in faccia è, davvero, quello del bimbo di Rosengarden. Col cuore ancora a mille decide che vuole sentire Mino, ringraziarlo, per averlo fatto sentire di nuovo vivo. Afferra l’iPhone e sta per comporre il numero quando un pensiero gli balena prepotente. Cancella il numero e, prima di ricomporlo, ci mette davanti 4088. «Attenda in linea - dice una voce di donna preregistrata - la sua richiesta di addebito è stata inviata». Zlatan guarda l’Arco di Trionfo in fondo allo stradone. Parigi non gli era sembrata mai così bella.
    (Marco Marsullo - Gazzetta dello Sport)


    Altre Notizie