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  • Juve, febbre a 90°: la radio ci fa sognare

    Juve, febbre a 90°: la radio ci fa sognare

    • Marco Bernardini

    Una notte delle meraviglie. Uno spot per il calcio. Una Juventus addirittura eroica. E' ancora legittimo sognare la finalissima. E dire che era cominciata malissimo per il tifoso comune come volevo essere. Della serie la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. Martedì mattina mi sveglio con un vago senso di nausea e la sgradevole sensazione che un topolino nottetempo si sia infilato dentro la testa e ora stia banchettando felice. Di solito accade quando la sera prima, a cena, ho avuto un incontro ravvicinato con la peperonata. Vince sempre lei contro il mio fegato. Ma, questa volta, io non avevo mangiato peperoni. Non alla vigilia della serata che avevo programmato, perlomeno. 


    Tutti da "Mìmmo o pascià", specialità frutti di mare e spigola che lui giura essere più freschi e affidabili a Torino di quelli che arrivano "da giù". Dice proprio così, "da giù", perché ormai sono quarant'anni che è venuto via da Praiano a mare per salire al Nord. Un partenopeo in molta parte piemontese. Come almeno i tre quarti  dei "torinesi". Grande abbuffata, dunque, con tre amici al tavolo riservato in prima fila proprio sotto il televisore a megaschermo. Appuntamento per le venti e trenta precise con Mediaset Premium e, naturalmente, Juventus-Bayern. Il partitùn dei partitùn. Una benedizione, Mimmo, per noi juventini che siamo abbonati a Sky e che pagare un altro canone per vedere la Champions tanto varrebbe fare le rate e cambiare l'automobile. 

    Pensieri inutili perché, dopo il caffè e sigaretta, mi sento peggio di prima. La testa gira come una trottola e il topolino nella testa si è trasformato in una jena affamata. Brividi dai capelli alla punta dei piedi, malgrado il riscaldamento a palla. Termometro d'ordinanza sotto l'ascella. Tre minuti. "Bip-bip!". Trentotto e sei, in tarda mattinata. Ho beccato il virus. Sono fottuto. Tachipirina al posto del branzino al sale e dell'impepata di cozze. Sorella Radio, sul comodino accanto al letto, anziché il televisore destinato a rimanere tragicamente e insolitamente spento. Pazienza. Ma, intanto, vediamo un po' l'effetto che fa ascoltare piuttosto che vedere. Non accadeva da una vita. 

    Primo tempo. L'effetto tachipirina, tanto auspicato, non c'è stato. Acqua fresca e temperatura da cavallo. Ma non vaneggio. Anzi, ascolto con attenzione maggiore di quella che impiegherei se dovessi guardare le immagini televisive. Non lo ricordavo. La radio è uno strumento fantastico perché ti obbliga a immaginare e a sviluppare in concreto le figure e le situazioni che la voce del cronista suggerisce con più o meno enfasi. Tutto questo, però, richiede un sforzo non indifferente sia di concentrazione e sia sul piano nervoso. Insomma una faticaccia mica da ridere. Se sudo non è soltanto per la febbre. Anzi, i brividi me li fanno venire quelli del Bayern, i cui nomi dalla voce di chi racconta sfilano alla velocità della luce, quasi se numericamente fossero il doppio dei bianconeri. Appare evidente che il pallone sta sempre tra i piedi dei ragazzi di Guardiola e che Allegri ha messo in piedi una sorta di Forte Apache. Però mi pare che anche i nostri stiano facendo quel che devono e, in particolare, Dybala e Podgba spesso citati come difensori puri. Miracoloso Bonucci e stupendo Buffon, almeno per ciò che riesco a tradurre dalla radiocronaca. Così come "maledetto" sia Vidal, ex al veleno. Un colpo di mano che l'arbitro non vede e un colpo di genio per dare a Muller la palla dello zero a uno. Eppoi, sempre lui, che spinge via Dybala lanciato a rete. Rigore? Cuore che non vede, minor dolore. Intervallo con tisana bollente alle erbe decongestionante. 

    Secondo tempo. Il fatto che in campo, ora, ci sia anche Hernanes non mi consola. Ho giusto il tempo di chiedermi che razza di acquisto sia stato quello dell'ex interista, che Robben mi fa congelare il sangue nelle vene. E' finita, mi dico preparandomi a lasciarmi andare a un sonno salutare. Invece sto sbagliando di grosso e persino lo stesso brasiliano, nelle parole del radiocronista, diventa un eroe come il resto della brigata bianconera. Non sogno quando sento urlare il nome del magico Dybala. Mi sembra di sognare allorché a mettere in rete la palla di un miracoloso e meritato pareggio è l'operaio Sturaro. Poi tutto scorre alla velocità della luce per chiudersi, in maniera stellare, con la mia Juve "radiofonica" sommersa dall'urlo della sua gente che la spinge a replicare forze e coraggio in Baviera, tra venti giorni. Spengo la radio. Potrei accendere la tivvù per guardare la replica in chiaro. Non lo faccio. Preferisco addormentarmi con negli occhi ciò che ho immaginato e con nelle orecchie il rombo del tuono del popolo dello Stadium che, per novanta minuti, ha mai smesso di spingere i bianconeri. C'era stato davvero, questa volta, il dodicesimo uomo in campo. 
     


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