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  • Juventus alla scoperta di Pogba

    Juventus alla scoperta di Pogba

    Conquistato da Conte ad aprile, con un video.
    Pogba nuova stella.
    Paul Pogba non vuole più essere scambiato per Mario Balotelli e, dicono alla Juve, non somiglia nemmeno a Momo Sissoko , a cui lo accomunano il ruolo e le origine francesi. Tanto il predecessore impersonava il prototipo del ragazzo di famiglia africana cresciuto nella banlieu parigina, chiuso e sospettoso, tanto Pogba si propone come un personaggio entusiasta e curioso di familiarizzare con il nuovo ambiente. D'altronde nella lista dei suoi punti di riferimento Sissoko non compare, a differenza di Vieira , Platini e Zidane come Pogba ha avuto premura di far sapere sabato sera.


    A MANCHESTER Il nuovo Vieira ha già convinto la Juve, ma è anche vero il contrario. Nel senso che è stata innanzitutto la dirigenza bianconera a dover convincere il talento francese a scegliere Torino. Le alternative non mancavano a Pogba, né al suo agente che si era strategicamente appoggiato a un gigante della categoria come Mino Raiola per alimentare l'asta. Infatti a Manchester all'inizio del 2012 cera la coda di dirigenti pronti a fare ponti doro al nuovo Vieira, già di suo assolutamente determinato a monetizzare la situazione di svincolato, però ancora indeciso sulla nuova destinazione.

    A TORINO La Juve era tra queste società, ma inizialmente non occupava una posizione di prima fila. A farle risalire il gruppo fino a ottenere la fatidica firma furono la perseveranza di Beppe Marotta e Fabio Paratici e una felice intuizione. Si trattava in effetti di evitare l'affondo del Milan e il ritorno di sir Alex Ferguson , determinato a evitare lo scippo (dopo averne operato uno anni prima ai danni del Le Havre...). A lavorare Raiola ai fianchi furono appunto Marotta e Paratici, coadiuvati da Pavel Nedved , ma la mossa decisiva fu quella di di fare incontrare Pogba e Antonio Conte.

    LA LEZIONE Il vertice risale allo scorso mese di aprile e al tempo fu tenuto debitamente nascosto per evitare di allarmare la concorrenza. In quella circostanza Conte, già persuaso sulle qualità di Pogba, si presentò all'appuntamento con tanto di materiale video riguardanti la sua Juve. In pratica una lezione di tattica accelerata durante la quale a Pogba venne spiegato quale sarebbe stata la sua collocazione nei meccanismi di gioco cari al tecnico leccese, al fianco o in sostituzione di Andrea Pirlo . Conte quel giorno fu convincente, come gli capita sempre quando davanti ha un calciatore. Tanto è vero che al termine della riunione Pogba disse sì alla Juve e non cambiò più idea nonostante le proposte, improvvisamente ricche, dello United per il rinnovo.

    FILONE AUREO Il resto è storia. Anzi, l'inizio della storia, che promette di essere lunga. Il parziale e limitato indennizzo riconosciuto allo United per mantenere buoni rapporti (tra i top club in teoria esiste una sorta di patto di non aggressione), l'arrivo a Torino di Pogba questa volta con tutti i crismi di ufficialità, limmediato seppure graduale inserimento in prima squadra. Fino ad arrivare a sabato sera, quando si è avuta la conferma dello straordinario colpo messo a segno dalla dirigenza bianconera. Il filone in tutta evidenza è lo stesso di Pirlo, ma qui siamo oggettivamente oltre. Almeno dal punto di vista del bilancio economico (su quello sportivo è presto per esprimersi, però...). Basti pensare che il valore del cartellino del francese oggi si attesta sui 15 milioni, ma la freccia volge all'insù ed è impossibile stabilire quando, e a quale quota, fermerà la sua corsa. Di sicuro la coppia Marotta-Paratici nel giro di poco più di un biennio ha portato a Torino il miglior difensore del campionato italiano (Barzagli), il miglior regista (Pirlo) e uno dei principali talenti del calcio europeo con un esborso pari a poco più di un milione complessivo. Fosse successo ai predecessori e ci riferiamo al pre-Calciopoli, sarebbero in corso processi di beatificazione. Marotta e Paratici non hanno il physique du role per ambire a tanto, ma il loro buon operato è sotto gli occhi di tutti.
     

    A Torino Pirlo gli fa da insegnante, Bendtner è l'amico per le uscite. Intanto Ferguson lo snobba: "Non lo rimpiango".
    «Voglio diventare il più forte al mondo».
    La volpe e... Pogba, che nella nostra favola interpreta il ruolo dell'uva, che ora il vecchio volpone Ferguson fa finta di snobbare. «Visto come si è comportato con me sono contento che non sia più qui a Manchester», ha spiegato Sir Alex alla tv ufficiale dello United. La vicenda di quest'estate, lui, non l'ha digerita e se adesso tira fuori la «delusione umana» per quello che, effettivamente, è stato un tradimento, la verità è che aveva capito benissimo quanto il ragazzo fosse buono e già progettava di tirarne fuori un campione. Il piacevole compito spetta invece ad Antonio Conte che si trova a forgiare un ragazzo dal carattere tosto e dall'atteggiamento quasi sfrontato.


    STRADA Certamente non è un tipo che vola basso, il diciannovenne Paul Pogba. Intervistato dal quotidiano sportivo francese L'Equipe , non ha esitato a spiegare che il suo piano è prendere il posto di Andrea Pirlo . «Voglio prendere il suo posto quando smetterà di giocare. Adesso imparo molto da lui, ma quando lui non può giocare vorrei scendere in campo io e dimostrare che non c'è differenza fra lui e me». D'altra parte non è un ragazzo che si pone traguardi facili: «Il mio obiettivo è diventare il miglior giocatore del mondo», niente di meno. Lo si potrebbe pure scambiare per uno sbruffone, e forse una dose di presunzione cè, ma è molto di più una sana ambizione, che Conte è sicuramente in grado di coltivare nel modo giusto. «Non mi illudo, so che per diventare il numero uno dovrò lavorare in modo duro, allenarmi sempre bene, non perdere mai la concentrazione. Cerco di imparare e penso di essere nel posto giusto. Se vuoi diventare il migliore devi giocare nei club migliori». Se a 19 anni hai già giocato nel Manchester e nella Juventus si può dire che sei sulla buona strada.

    AMICI Quanto al carattere, per misurare quanto Pogba non patisca pressioni e carisma dei suoi interlocutori, la risposta di sabato sera, quando gli hanno chiesto se si aspettava un sms da Ferguson, è stata illuminante. Sorriso ironico al punto giusto, pausa da attore e un «Non credo proprio» pronunciato con discreta faccia da schiaffi. Qualche giorno prima aveva detto: «Lui, comunque, non ha mantenuto le promesse che mi aveva fatto», cioè farlo giocare di più. A Vinovo, comunque, si è fatto apprezzare anche per la sua umiltà. Nessuno dei senatori si è lamentato di comportamenti sopra le righe e Pogba ha dimostrato di sapere come ci si comporta in un grande spogliatoio. Certo, scalpita, ma è capitato - a loro tempo - quasi tutti i suoi compagni, che capiscono e, al limite, apprezzano. Pure Pirlo che gli fa da insegnante. Quando si tratta di uscire, però, Pogba preferisce Bendtner per questioni di lingua e vecchie frequentazioni di Premier. Amici in carne e ossa, non virtuali, perché per il momento Pogba non si aggira per i social network e il profilo su Twitter a suo nome è un falso.

    FRATELLI Insomma, nessuno si confonda. Neppure con gli altri due Pogba che giocano a pallone. Sono Mathias e Florentin Pogba, gemelli fra di loro e fratelli maggiori di Paul (classe 1990), uno gioca al Whrexam nella Conference National inglese, l'altro fa il difensore al Sedan in Francia. La famiglia è molto unita e pare che siano proprio loro due i critici più attenti delle prestazioni del fratellino. Sabato, tuttavia, è stato difficile fargli un appunto pure per loro.


    A Manchester si firmava... Balotelli
    A Manchester, il Polpo Paul aveva amicizie molto italiane. Difatti, spesso era in compagnia di Enock Barwuah, ovvero il fratellino di SuperMario. «Uno molto simpatico, davvero. In molti, poi, mi scambiavano proprio per Balotelli. E mi chiedevano l'autografo...», le parole di Pogba quasi juventino, durante gli Europei Under 19 giocati in Estonia, a inizio luglio. Proprio poche ore prima di diventare ufficialmente un giocatore della Vecchia Signora, suscitando l'ira funesta di Alex Ferguson che mai ha digerito la sua fuga dallo United a parametro zero. «Se deve lavorare così forse è meglio che se ne sia andato. Pogba ha firmato per la Juventus tanto tempo fa, molto di più di quello che possiamo immaginare», detto papale papale alla tv dei Reds. A campione ormai scappato.


    LA SCELTA Nel club, Polpo Paul aveva anche un altro legame tricolore, quello con Davide Petrucci, capitano della squadra riserve che qualcuno ha pure voluto votare come lanti Pogba. «Alcuni ragazzi dovrebbero prendere lezione dall'italiano...», il riferimento proprio al francese che gli inglesi hanno definito uno che pensa solo al denaro. Nella realtà, Pogba ha scelto la Juventus per giocare: una grande sfida per lui, vista la concorrenza. Una chance immediata che Ferguson non gli ha dato.
     


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