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  • Juventus, Chiellini:| Disse: 'Devo tutto alla Fiorentina'

    Juventus, Chiellini:| Disse: 'Devo tutto alla Fiorentina'

    • L.C.

     

    Se c'è qualcosa che Renato Pretini non ha digerito nel corso della sua lunga carriera è la dichiarazione che Giorgio Chiellini rilasciò al momento del suo passaggio alla Juventus: ‘Devo tutto alla Fiorentina’, disse il Giorgio nazionale.
     
    Sul momento Renato sobbalzò ma oggi, a qualche anno di distanza, sorride a quel ricordo: perché in ballo non c'era genericamente il lungo percorso che Chiellini aveva fatto in amaranto ma piuttosto il rapporto speciale che nella seconda metà degli anni novanta lo aveva legato proprio a Renato, a quei tempi dirigente del Livorno: ‘Facevamo insieme lunghi viaggi in auto. Avevo il compito di accompagnarlo ai raduni delle rappresentative nazionali: Under 14, Under 15. Giorgio era ancora un adolescente: i genitori me lo affidavano e si raccomandavano. Era l'unico in quelle rappresentative a venire da una squadra di serie C e io, mentre percorrevamo tutti quei chilometri, gli spiegavo un po' delle malizie del calcio’.
     
    Oggi Renato Pretini ha 82 anni e di giovani calciatori ne ha visti passare tanti, a partire da quel lontano 1951 in cui fondò la Polisportiva Carli Salviano: ‘Pasqualino Carli era un giovane ciclista. Ebbe la sfortuna di morire in gara, sotto un treno. Intitolammo la Polisportiva a lui. Mi sono occupato per molti anni delle squadre di calcio giovanili, e ancora oggi sono il presidente onorario. Dal Carli sono passati tanti ragazzi che hanno fatto strada: potrei citarne molti ma non vorrei far torto a nessuno. Basta ricordare che vi sono cresciuti i fratelli Lucarelli’. Ma la storia di Pretini non si esaurisce con il Carli: ‘Sono stato nel Livorno dal 1989 al 1999. Ero l'addetto agli affari generali, ma ho fatto anche molte altre cose, come l'addetto alla squadra ospite e l'accompagnatore della Berretti. Poi arrivò Spinelli e fui messo da parte’. Dopo 50 anni di carriera Renato non si ritrova più nel calcio di oggi: 'C'è troppa esasperazione, anche nei settori giovanili. Si inizia a giocare al calcio quando si è troppo piccoli e chi mostra qualità finisce subito in un mercato senza ritegno, in cui i dirigenti si portano via i ragazzi a vicenda, magari promettendogli una bicicletta o un motorino. E poi ci sono i genitori, con cui è spesso difficile relazionarsi: pretendono di avere un figlio campione'. Di riconoscimenti Renato ne ha avuti molti, ma ciò che Renato che più si diverte a ricordare è la vita vissuta: ‘Sì, ho fatto davvero tante cose nella mia carriera, persino la dieta: una volta, quando ero nel Livorno, Manlio Porcellini, che era già il medico sociale, mi disse: Renato, scansa la pancia che non vedo la partita. E poi mi mise a stecchetto’. (‘Il Tirreno’)
     

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