Calciomercato.com

  • Juventus e Napoli: i veri colpi di mercato
Juventus e Napoli: i veri colpi di mercato

Juventus e Napoli: i veri colpi di mercato

  • Pierpaolo Marino
Diciamo la verità, l’incertezza delle strategie di mercato, ha, finora, regnato sovrana sulla programmazione della finestra invernale, delle grandi squadre in lotta ai vertici della classifica di Serie A. Avevamo tutti sperato, che il grande equilibrio che regna quest’ anno nella lotta per lo Scudetto e per la Champions League, avrebbe generato un inizio di calciomercato scoppiettante, con le squadre in lotta per il titolo pronte a scatenare una bagarre furibonda per accaparrarsi subito il fuoriclasse in grado di fare la differenza nel girone di ritorno.

Invece, sorprendentemente, niente di tutto questo è avvenuto. Le prime tre settimane del mercato pedatorio di gennaio, ci lasciano sbigottiti e delusi di fronte all’ impossibilità, denunciata dalle big del nostro campionato, di concludere, finalmente, la fitta ragnatela di trattative intessute fin dagli ultimi mesi dello scorso anno.                                                                                              
Per i primi di Gennaio, ci aspettavamo di veder sbarcare, tra due ali di tifosi festanti, negli aeroporti e stazioni di Milano, Torino, Napoli, e Firenze, i vari Lavezzi, Calleri, Gundogan, Kramer, Herrera, e Lisandro Lopez, convinti che questo sarebbe stato solo un antipasto. Ci ritroviamo, invece, a dover abbozzare una smorfia di fronte ai dimessi ritorni nella Serie A di Tino Costa, Zarate e Boateng, ed un simpatico sorriso per il figliol prodigo granata, Ciro, che è l’ unico Immobile che si è mosso davvero.

L’unico modo che ha di consolarsi, chi si appassiona ogni giorno per le vicende di calciomercato, è cogliere quei segnali positivi che vengono da alcune operazioni di investimento sui giovani che, la solita lungimirante Juventus, ha sottoscritto nei giorni scorsi, accompagnata, in parte, dai propri fidi scudieri di Sassuolo. Tutto sommato, vedere i nomi di Sensi e Mandragora, rubare la prima pagina dei quotidiani specializzati ai più altisonanti top player internazionali, ci somministra una flebo di entusiasmo e speranza così efficace da farceli già sognare novelli Verratti, che scorazzano, dipingendo calcio, sui campi italiani, senza dover emigrare con la valigia di cartone per riempirla di petroldollari francesi. 

Anche il Napoli, improvvisamente contagiato da questo virus di sana ed italica linea verde, poco prima di Natale, ammirando da avversario l’ atalantino Grassi, sembra aver deciso di impegnarsi su questo sentiero strategico, catapultando, con insospettato coraggio, il longilineo centrocampista pupillo di Mino Favini, direttamente al San Paolo per sostituire alla bisogna Hamsik o Allan.

Allora, considerato che, per il momento, nei saloni delle trattative di Milano, non rimbombano ancora colpi fragorosi, ci dedichiamo, con immenso piacere e rinnovato entusiasmo, a radiografare questi tre talentuosi ragazzi, di cui uno è cresciuto davanti ai miei occhi.

Stefano Sensi (1995), formatosi nel Cesena e specializzatosi a San Marino, quando lo vedi predicare calcio e dettare i tempi di gioco della squadra di Drago, ti stupisce per la personalità con cui sa governare i suoi ultrasensibili piedi sia sul corto che sul lungo. Giostra nel cuore dell’ azione fraseggiando con eleganza e intensità, ma quando alza la testa il suo lancio lungo, descrive  una calibrata parabola che raggiunge sempre con precisione il proprio compagno. Sa intuire sempre dove si sviluppa il gioco, arrivandoci per primo e libero da marcatura. Per il suo baricentro basso, e le caratteristiche tecniche, in alcune movenze la somiglianza di Sensi con il fuoriclasse abruzzese del PSG  è addirittura imbarazzante, tanto da far pensare ad un clone. L’impressione che Sensi genera subito in chi lo vede giocare è quella di essere davanti ad un predestinato campione.

Rolando Mandragora (1997), napoletano verace svezzato nella gloriosa fucina partenopea della Mariano Keller e sviluppatosi nelle giovanili del Genoa, per uno strano scherzo del destino, dopo le prime apparizioni in Serie A con il Grifone, è stato inviato proprio a Pescara, dove Verratti ha giocato, in Serie B, le sue uniche partite in Italia. Mandragora è un longilineo mediano mancino in possesso di tanta qualità, ma anche capace di intercettare tanti palloni, grazie alle sue spiccate doti di interdizione e recupero palla. A Verratti somiglia poco, ma si fa apprezzare come un centrocampista moderno in possesso di entrambe le fasi che caratterizzano il lavoro di chi staziona a metà campo. Queste sue peculiarità, unite alla sua bastante fisicità lo rendono un giocatore di sicura prospettiva, pronto in poco tempo anche per livelli importantissimi.

Alberto Grassi (1995), come Daniele Baselli, è un bresciano formatosi alla Accademia Favini. Un indiscutibile talento su cui scommettevano tutti, fin dai primi passi a Zingonia. Fin da allora e per sempre apprezzato dai tecnici di Coverciano, Alberto è una mezzala forte fisicamente, ambidestro, dotato di grande carattere e grinta. Nel Napoli di Sarri potrebbe giostrare, indifferentemente e con buoni risultati sia nel ruolo di Hamsik che in quello di Allan. Per il suo carattere allegro e sfrontato, è sicuramente in grado di reggere anche a quella grandissima pressione che, l’ appassionata e calorosissima tifoseria partenopea, esercita, a livello di aspettativa, sui propri beniamini. Nonostante giochi già stabilmente in serie A, Grassi ha margini di miglioramento enormi e grande volontà di migliorarsi, doti che gli permetteranno, alla scuola di un maestro come Sarri, di affinare delle ulteriori qualità, come quella di finalizzare in zona gol, che, al momento lascia solo intravedere. (Foto Getty Images/campaniasuweb.it​). 


@PierpaolMarino

Altre Notizie