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  • Juventus, portami a ballare tra le stelle!

    Juventus, portami a ballare tra le stelle!

    • Marco Bernardini
    Sarà una notte di rara e preziosa bellezza. Una di quelle notti da lasciarsi portare via. Che piova, che tiri vento, che il fiato si trasformi in ghiaccio o che la luna piena tenti invano di intiepidire i pensieri avrà nessuna importanza. Mente e cuore di ciascuno, per una volta compatti e solidali, invocheranno una sola cosa: forza, Juventus, frulla i crucchi bavaresi e portami ancora una volta a ballare tra le stelle. Lo hai fatto già in passato ed è sempre stato bellissimo. Riprovaci, allora. Ce la puoi fare. Sono pronto. Siamo pronti. Tutti. Anche quelli che c’erano e non ci sono più, insieme a coloro per i quali sarà la prima volta. Suvvia, è la notte dei desideri.
     
    Quella che, da sempre e ogni volta, comincia molto prima rispetto al copione. Quella che comincia adesso, alla vigilia, sulla spinta dell’immaginazione e del ricordo. Quando la Champions si chiamava Coppa dei Campioni e la sera che sulle gradinate del vecchio Comunale non sarebbe entrato più uno spillo tanto era gonfio di gente. Quattro ore prima che cominciasse la rumba in campo, in piedi ad agitare un bandierone grande quanto il lenzuolo a due piazze a recitare il rosario della preghiera bianconera. Anzolin, Roveta, Leoncini, Coramini, Salvadore, Del Sol, Bercellino, Magnusson, De Paoli, Sacco, Zigoni. Messi insieme da Heriberto, il mister di ferro. Oggi figurine Panini un poco traballanti nella memoria. A loro chiedevo il miracolo insieme con i compagni di università e di lotte sessantottine in piazza. Nessun problema ideologico. La Juve non era dei padroni, ma della gente. Roba nostra, giù le mani please. Eppoi, Ho Chi Min faceva rima con Bercellin. Peccato che i portoghesi del Benfica potessero contare su di un funambolo chiamato Eusebio. Colpa sua se, quella notte, non andammo a danzare tra le stelle. Ci fecero ballare loro a tempo di fado. Pazienza, succede. Ma fu lo stesso l’occasione per tornare a casa pieni di orgoglio bianconero e senza voce. Di più non avrebbe potuto fare quella nostra signora degli scudetti un po’ troppo operaia e naif.

    Ebbene, che si ripeta ora quella magica atmosfera con diverso risultato naturalmente. Dei compagni di coro di allora mancherà qualcuno. Non ci sarà Flavio che sarebbe stato un bravo medico se  un giorno schifoso non avesse cominciato a bucare se stesso anziché i pazienti. Non ci sarà Pino perché quando beveva un bicchiere di vino in più riusciva a stento a camminare. Senza dirlo e nessuno saltò sul motorino e partì verso il nulla. Non ci sarà Ferruccio che, con Alien nella pancia, telefonava dall’ospedale per dire che aveva sognato Anastasi fare gol. E Pietro avrebbe segnato sul serio poche ore dopo. Altri mancheranno. Su tutti un maestro di vita oltreché di Giurisprudenza e di politica onesta. Dante Notaristefano che dei suoi ottant’anni di vita almeno sessanta li dedicò alla “sua” Juve domenica dopo domenica senza tradire una sola volta. Fu dopo Calciopoli che si ammalò, somatizzando il grande inganno che si sarebbe mai aspettato dalla sua Dama. Lui che era scampato a Torino da un agguato brigatista sotto casa. Se ne andò un anno fa esatto lasciando sole Mariuccia e Marina. Affettuose lontananze che, però e ne sono certo, torneranno in volo a planare nella sera che sta per arrivare per portarci via a ballare tra le stelle.

    Saremo davvero in tanti allo “Stadiun” per una partita che non sarà, mai e poi mai, soltanto una partita. Saremo molti di più di quanti possono entrare. Ciascuno di noi avrà accanto un “invisibile” ben presente senza la necessità di oltrepassare i rondelli o di mostrare la tessera del tifoso. Un popolo invisibile ma non silenzioso. Sentiranno la sua voce i giocatori bianconeri in campo e certamente faranno ciò che viene chiesto loro di fare. Perlomeno ci proveranno come in quella notte lontana, tentarono di fare Zigoni e compagni. Ma loro avevano le ali troppo piccole. Sono ampie, larghe e forti quelle dei ragazzi di Allegri a cui viene chiesto di spalancarle, da Buffon a Dybala. Aggrappati a quelle voleremo infinito.
     

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