L'assemblea degli azionisti di ieri è stata la partita più difficile mai giocata da Pavel Nedved. Sicuramente la più lunga e logorante. Non tanto dal punto di vista fisico, quanto da quello mentale. Era abituato a correre dietro agli avversari e a sfinirli, ma mai aveva assistito a lunghe assemblee con gente incravattata e gente che parla di numeri, proventi, ricavi, spese, critiche, eccetera… Ma il campione ceco ha mostrato la solita resistenza che l'ha reso famoso sul rettangolo di gioco, non battendo ciglio per quasi sette ore, prima di partecipare al consiglio di amministrazione di cui da ieri farà parte.

Quando Andrea Agnelli ha nominato l'ex Pallone d’Oro durante l'assemblea degli azionisti, è partito un applauso abbastanza eloquente: i tifosi hanno gradito eccome. Chi sa se avrà gradito lui, visto che ha dovuto assistere a più di cinque ore ore di dibattito con risposte e repliche annesse. La sua resistenza è stata messa a dura prova. Man mano che passavano i minuti, avrà pensato: 'Ma chi me l’ha fatto fare?'. A parte le battute, nonostante la lungaggine della 'riunione dei tifosi' (così si potrebbe riassumere l'assemblea degli azionisti di ieri), Nedved ha resistito tutto il tempo in prima fila al fianco di Beppe Marotta, a due posti di distanza da John Elkann che ha avuto la fortuna di abbandonare quasi subito la sala 500 del Lingotto per impegni di lavoro.