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  • Retroscena: Khedira alla Fiorentina, ecco perché saltò

    Retroscena: Khedira alla Fiorentina, ecco perché saltò

    • Bernardo Brovarone

    Eravamo a pranzo in un ristorante milanese, una tavolata divertente ricca di brio e molto piacevole. Si aggiunsero pure due amici che stavano mangiando nel tavolo vicino al nostro, con le rispettive gentili signore, la classica grande ammucchiata calcistica di metà estate milanese. Soliti volti stressati, sudati, scavati, adrenalinici, di chi opera nel pieno del calciomercato tra miliardi di parole, di promesse, di numeri faraonici, di bugie colossali, di invenzioni, di quadri puramente virtuali e di qualche goccia di verità, di concretezza, di materiale su cui davvero poter lavorare. E quella sera mi ritrovai fra le mani una di queste opportunità. Un amico italiano, agente abbastanza noto, che viveva da anni in Germania mi parlò di un ragazzo, un centrocampista giovane, nazionale, con doppio passaporto tedesco tunisino, che giocava in Germania nello Stoccarda e che avrebbe potuto lasciare il club da svincolato, per fine contratto, e che sarebbe potuta essere a suo parere un’operazione magnifica per un club italiano. Andiamo a vederlo insieme un pomeriggio a Stoccarda, una partita di allenamento, mi viene a prendere insieme a un altro agente tedesco, amico suo, e un dirigente di un club turco. Fra sigarette, sigari, telefonate isteriche, colpi di tosse, odori improponibili, musica di più.

    Un viaggetto niente male, ma quando arriviamo al campo tutto passa, mi viene indicato il giocatore, mi isolo come sempre da solo per vedermi la gara in santa pace, a fine primo tempo vado da Silvio e gli dico: “Per me si può andare via, io ho già visto tutto…”. Gli altri due volevano vedere anche il secondo tempo, c’era un portiere altissimo, biondo, goffo e con zero fondamentali, pieno di brufoli in faccia, che interessava al club turco, chiesi le chiavi della macchina e andai a fare due telefonate in solitaria. Fine partita mi riaccompagnano in hotel, Silvio mi lascia due DVD del ragazzo, e ci diamo appuntamento nei giorni seguenti per portare avanti eventualmente la cosa. Non gli dissi nulla, ma a me il giocatore fece impazzire letteralmente. Al rientro in Italia, leggendo i giornali, noto che il venerdì sera sarà trasmessa Stoccarda-Kaiserlautern in diretta alle 20.30. Guardo entrambi i DVD, fra l’altro uno spasso vero tutti e due, e mi faccio un’idea definitiva sul valore del calciatore. Il giorno dopo chiamo Pantaleo Corvino in sede alla Fiorentina, e lo invito a vedersi il ragazzo venerdì in TV.  Non lo conosceva, anche solo per curiosità…Fa un partitone, a mio parere migliore in campo, e il volpone del direttore lunedì mi chiama raccontandomi delle sensazioni positive ricevute dal ragazzo, e si sbilancia:”Bernardo questi sono i giocatori che cerco io, vai avanti e fammi sapere, a parametro zero lo prendo io”.

    Chiamo in Germania, Silvio parla con il padre del ragazzo, tiriamo giù le cifre dell’operazione, e ci diamo appuntamento un paio di giorni dopo per ulteriori approfondimenti, ma a quelle condizioni il padre già comunica che  e’ pronto a firmare l’accordo con la Fiorentina. Naturalmente comunico il tutto a Corvino, invitandolo a restare in attesa un altro paio di giorni, il tempo necessario per il padre di poter parlare con il ragazzo e organizzare la cosa nei tempi prestabiliti.  Ma quei due giorni furono la nostra rovina, il ragazzo iniziò a essere insofferente, non si sentiva più di lasciare lo Stoccarda senza che al club tedesco non fosse riconosciuto l’indennizzo spettante, e la richiesta non era proprio così banale per un ragazzo di 19 anni, intorno ai 4,5 milioni. Ma lui continuava a ripetere che il club lo aveva cresciuto, mantenuto, spinto fino al calcio che conta, e al momento del dunque salì in lui un senso di riconoscenza di rispetto e di vicinanza che gli impedì di firmare l’accordo con la Fiorentina alle condizioni pattuite. E Pantaleo non avrebbe pagato neanche un euro, parametro zero o salta tutto. Provai in ogni modo a recuperare la situazione, ma questo ragazzone non lo smuovevi, ormai aveva deciso, voleva firmare il rinnovo con lo Stoccarda e permettere al club di capitalizzare dalla sua cessione. Aveva un bellissimo nome, lo avevo già immaginato vestito di viola dal primo minuto della partita a Stoccarda, era di una bellezza inaudita, potente, con un gran calcio, forte nei duelli fisici, strepitoso negli inserimenti, calciava meravigliosamente, centrocampista da paura. Il suo nome era Sami Khedira. Purtroppo alla fine restammo a mani vuote, ma di quel ragazzone porto ancora il ricordo ben impresso di un uomo molto deciso, di grande personalità, e di grandi valori educativi e professionali. È diventato quello che oggi il calcio racconta, un super campione, e penso che da quelle radici, così sane e robuste, abbia avuto inizio la storia di questo  meraviglioso talento….


    www.bernardobrovarone.it


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