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  • L'amarcord di Prandelli: 'I Della Valle mi chiesero di portare la squadra nella parte sinistra della classifica...'

    L'amarcord di Prandelli: 'I Della Valle mi chiesero di portare la squadra nella parte sinistra della classifica...'

    'L’unica alchimia fu quella di trovare una società, una città, un gruppo di giocatori tutti uniti per lo stesso obiettivo: l’inizio alla Fiorentina fu questo. Quando parlai per la prima volta con la proprietà mi dissero che volevano vedere la squadra nella parte sinistra della classifica, senza stabilire ulteriori obiettivi. Poi ci rimanemmo per tutto il campionato. Il mio feeling che è mancato a Sousa? Dopo il primo anno successe che ci trovammo in Serie B per via di Calciopoli, alla presentazione eravamo soli con i tifosi che piangevano e mi sentii di legarmi alla città e alla situazione in quel momento di difficoltà. Ci ritrovammo anche con i ragazzi e ne parlammo: la mattina dopo nessuno mi chiese di andare via, questo per me era già un successo. Forse il tifoso ha percepito questo. Furono un po’ gli episodi che mi fecero capire che il mio tempo era finito. Lo capii quando non riuscivo a parlare con Diego Della Valle. Concludemmo male la stagione purtroppo. La presunta cena con Bettega? Non è vera, Cognigni mi disse solo quali erano i piani e che se avessi avuto l’ambizione di andare via sarei potuto partire. Bettega mi cercò solo dopo che la Fiorentina mi dette l’autorizzazione a guardarmi intorno. I cicli nel calcio? Possono durare anche 8-10 anni, dipendono dalla programmazione della società. Se si è chiari e l’allenatore decide di rimanere, può durare a vita. E’ quando uno pensa che si possa fare qualcosa di più, che l’aspetto tecnico debba andare oltre a quello economico. Un messaggio a Rossi? Gli posso dire di mettere tutta la determinazione che ha messo in questi anni. Lui è un ragazzo che sogna, è stato un giocatore molto caparbio e determinato. Mi bastava una parola, una scusa, non sono mai riuscito a capire la sua reazione perché era al corrente che non era nei 23. Lo portai a Coverciano perché poteva essere un esempio per tutti'.

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