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  • L'avvocato di Ciro Esposito a CM: 'Ciro non morirà, mai stato un violento. Penalmente non rischia più nulla'

    L'avvocato di Ciro Esposito a CM: 'Ciro non morirà, mai stato un violento. Penalmente non rischia più nulla'

    • Giovanni Scotto

    Difficile, se non impossibile, parlare di calcio. Anche la vittoria della Coppa Italia del Napoli ha perso di significato dopo i fatti accaduti fuori e dentro l'Olimpico di Roma proprio prima della finale con la Fiorentina.

    VICENDA ASSURDAUn capo ultras diventato un personaggio pubblico, un altro che ha sparato a tre persone, e uno che lotta per la vita in ospedale, vittima proprio di questa violenza. Gennaro a' carogna e Ciro Esposito sono le due facce di questa vicenda che ha spezzato gli argini sportivi ed è finita nella cronaca. Sullo sfondo un tifoso-pistolero. Ma paradossalmente si parla più della 'carogna' che non di una violenta sparatoria accaduta per diatribe e rivalità calcistiche. A Napoli c'è sconcerto: il San Paolo squalificato due turni e un senso latente di ingiustizia. Lo stesso che si respirava attorno al povero Ciro Esposito, che nonostante il coma e le condizioni cliniche estremamente gravi, è stato perfino arrestato. Ieri, però, l'arresto non è stato convalidato. Per Ciro si è vinta una battaglia, ma c'è quella più importante da affrontare. Calciomercato.com ha contattato in esclusiva l'avvocato del tifoso napoletano in coma, Angelo Pisani, per fare luce su un fatto di cronaca che sta facendo parlare tutta Italia.

    Avvocato, l'arresto è stato annullato. Ma come sarebbe stato possibile fare altrimenti?

    "La giustizia ha mostrato il suo volto umano. La notizia dell'arresto è stata presa con sconcerto. Neanche i prigionieri di guerra venivano piantonati quando versavano in condizioni disperate. Il ragazzo è in coma, non poteva nuocere a nessuno. Addirittura nemmeno i suoi familiari, già distrutti dal dolore, non potevano vederlo. E questo senza contare che il ragazzo non è mai stato un violento e non ha alcun precedente penale. Per fortuna ci siamo imbattuti in giudice sensibile e umano che ha messo in atto la legge. Siamo tutti sollevati, anche se la battaglia più importante deve ancora essere vinta".

    E infatti, come sta Ciro? Ce la farà?
    "Ciro non morirà! Le condizioni sono stabili, sempre gravi, ma ce la farà. Ora che è libero di vivere, la nostra speranza è che possa riprendersi. Sappiamo che la situazione è critica, ma mi auguro che l'esempio straordinario di sua madre (che ha pubblicamente perdonato il tifoso che ha sparato al figlio, ndr) possa infondere energia a Ciro. Questa donna coraggiosa e dolce è il lato migliore di questa triste vicenda".

    Ma Ciro rischia ancora qualcosa penalmente?
    "No, assolutamente. Ci sarà un processo che ovviamente riguarderà anche lui ma non ci saranno altri provvedimenti restrittivi nei suoi confronti".

    Avvocato, siamo stati colpiti dall'insistenza, la sera della finale, nel dire che quei fatti di violenza riguardavano la criminalità comune e non il calcio. Possiamo chiederle la sua opinione?
    "È stata messa in atto, da subito, una campagna mediatica che ha voluto portare ogni attenzione lontano dalla sparatoria. La sera della partita si voleva assolutamente giocare e si è cercato prima di sminuire, poi di cercare la colpa nei napoletani, che però sono stati vittima dell'episodio violento. E infatti successivamente tutta l'attenzione si è spostata su quanto avvenuto dentro lo stadio. Sembra che il vero dramma sia questo e non un ragazzo che lotta per la vita, senza dimenticare gli altri feriti. Questo è accaduto perché c'è stata la pessima gestione dell'ordine pubblico, e nessuno si è ancora preso delle responsabilità".

    Perché secondo lei?
    "È facile scaricare tutto sugli ultras, soprattutto se sono napoletani. L'ordine pubblico per la finale è stato gestito malissimo. I tifosi napoletani, per arrivare all'Olimpico, sono stati fatti passare tra i romanisti. Invece di assumersi la responsabilità vengono scaricate le colpe sugli ultras e i napoletani. Si demonizza una città, un quartiere come Scampia (dove vive Ciro). Tutto troppo facile per sviare le vere responsabilità. Si parla moltissimo di questi aspetti legati alla presunta trattativa e al rinvio e quasi per nulla di un agguato a colpi di pistola. Fa comodo parlare inutilmente, è un modo per non trovare soluzioni e dare la colpa solo agli ultras facendo di tutta l'erba un fascio. C'è un clima pesante intorno a questa vicenda, ho persino sentito di gente che si augurava la morte di Ciro perché è “un ultras”. Tutto questo è ignobile. I luoghi comuni verso Napoli e la facilità nello scaricare le colpe stanno toccando vette mai viste".

    Cosa ha fatto lo Stato per Ciro?
    "Nulla! C'è stata la solidarietà di tutti ma l'unico esponente dello Stato che si è interessato è stato il deputato Cuomo. Non c'è stata nessuna solidarietà per questo giovane che soffre".

    Lei è anche l'avvocato di Maradona che sta lottando contro Equitalia. Ciro avrebbe manifestato la volontà di vedere Diego. Lei potrà fare qualcosa?
    "Appena Ciro starà bene sarà mio impegno fare in modo che Ciro possa incontrarlo, magari quando Maradona tornerà in Italia. Ora il nostro desiderio è che il ragazzo si riprenda, è questo il nostro primo pensiero".

     


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