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  • Molina, erede di Crespo, a CM: 'Tevez il più forte. Sogno Milan e Inter'

    Molina, erede di Crespo, a CM: 'Tevez il più forte. Sogno Milan e Inter'

    • Francesco Morrone
    Tomàs Molina è uno dei giovani più promettenti del calcio argentino. Questo attaccante di 21 anni è diventato la scorsa stagione un punto fermo dell'Huracan, club di Buenos Aires di cui è tifoso fin da piccolo. Con il "Globo", Molina ha svolto tutto il cursus honorum, partendo dalle giovanili fino ad arrivare in prima squadra. Calciomercato.com lo ha incontrato nella capitale argentina, dove il giocatore sta effettuando il ritiro estivo in vista della prossima stagione.
     
    Tomàs, la stagione appena trascorsa ha visto il tuo debutto nella Primera Divisiòn argentina. Ci puoi descrivere quello che hai provato?
     

    Quest'anno ho avuto la fortuna di debuttare in campionato proprio durante il derby contro il San Lorenzo, il nostro eterno rivale. Il mister (Eduardo Dominquez, ndr) mi aveva convocato per la prima volta proprio quel giorno, e non avrei mai immaginato che in quella partita avrei anche fatto il mio esordio sul prato del Palacio Ducò (lo stadio dell'Huracan, ndr). E' stato un giorno che non dimenticherò mai, soprattutto per come è andata la partita.
     
    Spiegati meglio.
     
    Sono entrato in campo negli ultimi venti minuti mentre perdevamo uno a zero. Era il derby, una partita molto sentita dai nostri tifosi, e stavamo pure giocando in inferiorità numerica. Non proprio il massimo della tranquillità per esordire in prima squadra. Per fortuna abbiamo pareggiato all'ultimo minuto di recupero con un gol di Wanchope Abila, quando l'arbitro stava per fischiare la fine. Non so a quanti altri giovani sia capitato di debuttare in un finale del genere.
     
    Che rapporto hai con i giocatori della prima squadra?
     
    Ho un ottimo rapporto con tutti, devo dire che mi aiutano molto durante ogni allenamento e danno sempre consigli sia a me sia agli altri giovani della primavera. I senatori della squadra, come Daniel Montenegro (ex Marsiglia e Saragozza, ndr) e Patricio Toranzo, sono quelli che mi parlano di più con l'obiettivo di farmi integrare. Sono arrivato in punta di piedi e cerco sempre di lavorare con molta umiltà. Inoltre ho avuto la fortuna di allenarmi tutto l'anno con un attaccante molto esperto come Wanchope Abila, che per me è un punto di riferimento da cui imparare i segreti del mestiere. Proprio in questi giorni purtroppo è stato ceduto al Cruzeiro e sarà dura rimpiazzarlo.
     
    Qual è il giocatore più forte che ti è capitato di affrontare?
     
    Di sicuro c'è Carlos Tevez, uno dei top player più forti ad aver giocato in Argentina. Ha una classe immensa, e poi è un attaccante come me, perciò quando lo affronto cerco sempre di rubargli qualcosa con lo sguardo. Ma un altro giocatore che mi ha impressionato per la sua classe è Marco Ruben, bomber del Rosario Central. Ha una rapidità di movimento pazzesca e segna tantissimo. E poi, come dicevo prima, c'è Wanchope, che ha un'esperienza incredibile e che ha la capacità di sfruttare sempre i tempi giusti negli inserimenti.
     
    Adesso sei sotto contratto con l'Huracan, ma se ti arrivasse un'offerta da un grande club argentino come il Boca Juniors o il River Plate, accetteresti?
     
    Boca e River sono due club molto prestigiosi, quelli per cui ogni giovane argentino vorrebbe giocare. Ma anche se può suonare strano, il mio desiderio è quello di rimanere qui all'Huracan. I miei genitori e tutta la mia famiglia sono sempre stati tifosi di questa squadra e per me è un sogno poterne fare parte. Ho sempre ammirato i campioni italiani come Totti o Maldini che hanno giocato tutta la vita con la stessa squadra per cui facevano il tifo da bambini. Spero tanto di poterli emulare con l'Huracan, la squadra del mio quartiere, anche se prima devo riuscire a guadagnarmi il posto in rosa.
     
    E se avessi la possibilità di giocare in Italia, quale squadra sceglieresti?
     
    Mi piacerebbe giocare nell'Inter o nel Milan, anche se so bene che la squadra italiana più forte al momento è la Juventus. Mi incuriosisce molto anche un'esperienza a Roma: quattro anni fa ho visto una partita dei giallorossi allo Stadio Olimpico e mi è rimasto impresso nella mente quanto siano calorosi (e rumorosi) i tifosi romanisti.
     
    A proposito di tifo, in Argentina adesso è vietato l'accesso negli stadi alle tifoserie ospiti. Non è un peccato che sia stata adottata questa misura così coercitiva?
     

    Il problema è che qui in Argentina a ogni partita rischiava di scapparci il morto, sia nella Primera che nelle serie inferiori. Troppa gente perdeva la vita negli scontri e la situazione era diventata insostenibile. Da noi il tifo è qualcosa di molto profondo, quasi un'ossessione, che troppo spesso sfocia nella violenza. Perciò, il governo si è visto costretto a scegliere questo divieto come extrema ratio. Non c'è dubbio, però, che così sia molto meno affascinante, perché giocare senza i tifosi avversari è una sensazione strana. Penso soprattutto a un derby come il Superclasico tra Boca e River oppure come San Lorenzo-Huracan: senza entrambe le tifoserie, lo spettacolo è molto più triste.
     
    Quali sono gli obiettivi dell'Huracan per la prossima stagione?
     
    Quest'anno il nostro obiettivo era di salvarci, ma grazie all'ottimo lavoro del mister Dominguez, siamo arrivati quarti a 13 punti dal Lanus (diventato poi campione d'Argentina, ndr). In Coppa Libertadores siamo usciti agli ottavi contro l'Atletico Nacional di Medellin, che adesso si giocherà la semifinale contro il San Paolo. L'anno prossimo cercheremo di migliorarci ma non sarà facile, perché molto dipenderà dal mercato che il club riuscirà a fare quest'estate. Per fortuna, noi giovani avremo l'opportunità di dimostrare il nostro valore. 

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