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L’ostile Giraudo

L’ostile Giraudo

Perché Andrea Agnelli si sta facendo ridere dietro da mezzo mondo del calcio e detestare dall’altra metà? Dopo la sentenza penale di primo grado di Napoli, attesa come un giudizio di Dio dagli insigni giuristi copincollatori che affollano il web (per fortuna le loro parole valgono zero, più o meno come le nostre), e la porta sportiva in faccia presa dal Tnas, il presidente della a Juventus ha cambiato strategia.
Prima mossa: immediata e grottesca presa di distanze dal condannato Moggi, che nel caso di assoluzione o pena lieve sarebbe stato invece ‘cavalcato’ senza ritegno. Dimenticando che la sentenza penale, molto più di quella sportiva (che ha riguardato una stagione ben precisa, la 2004-2005, pur generando effetti anche per le successive), descrive non singoli episodi bensì il calcio italiano in un’epoca in cui Moggi non lavorava in proprio ma era il direttore generale della Juventus.

Seconda mossa: ricorsi ed esposti a raffica, uno più pretestuoso dell’altro. Quello che ha dato titoli ai giornali è il procedimento presso il TAR del Lazio, dimenticando che la penalizzazione light del 2006 concordata ccon la FIGC fu proprio dovuta alla rinuncia al TAR. L’apertura del capitolo risarcimenti, poi, potrebbe rivelarsi un boomerang che forse i consiglieri di Agnelli non hanno ben valutato. Nemmeno un commento meritano la richiesta di commissariamento FIGC fatta al Prefetto di Roma (perché non ad Obama?), l’esposto alla Corte dei Conti e altre iniziative di cui abbiamo perso il conto.
Terza mossa: dopo il messaggio in codice di Petrucci (”Il pallone è malato di doping legale”), la cauta apertura che prelude ad un vaghissimo ‘tavolo’. La cui utilità è una sola: non potendo il ‘tavolo’ cambiare pene e sanzioni, nè tantomeno restituire scudetti, con qualche dichiarazione di principio permetterebbe ad Agnelli di uscire senza perdere la faccia dal tunnel in cui si è infilato.
Nelle mosse juventine degli ultimi tempi è evidente lo stile di Antonio Giraudo, il che non significa che Giraudo sia tornato a lavorare per la Juventus ma solo che il suo parere è tenuto da Agnelli in gran conto. Uomo di fiducia del padre Umberto, compagno di golf alla Mandria, stratega del cinico smarcamento da Moggi. Per la serie: mostriamo la faccia cattiva, qualcosa succederà perché come diceva Mao il numero è potenza. Può essere una tattica produttiva. Del resto se le condanne avessero riguardato il Chievo non saremmo qui a parlarne.


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