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  • La Casta vuole i giornalisti in galera e la censura di Internet. Obbligo di rivolta

    La Casta vuole i giornalisti in galera e la censura di Internet. Obbligo di rivolta

    Cari Amici di calciomercato.com,

    lunedì 26 novembre, il Senato della democratica Repubblica italiana fondata sul lavoro (sul lavoro?) sarà chiamato a votare a scrutinio segreto il disegno di legge che riforma le norme dei reati a mezzo stampa.

    A scrutinio segreto perchè, in troppi, dentro il Parlamento in cui pullulano inquisiti, condannati a vario titolo, indagati, tutti strapagati con il denaro pubblico e zeppi di privilegi, non hanno il coraggio di metterci la faccia, approvando un provvedimento liberticida e intimidatorio che lede il diritto costituzionale della libertà di stampa.

    Se sarà varata, questa non sarà una legge che regolamenti la diffamazione: questa sarà una legge contro i cittadini e il loro diritto di essere informati senza censure.

    Bisogna dirlo forte e chiaro, per spiegare le ragioni dello sciopero generale che il 26 novembre avrebbe dovuto causare il black-out di siti internet, radio, tv e giornali.

    Avrebbe dovuto perchè, in serata, su Facebook, il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa hanno rinviato l'agitazione, accogliendo l'invito del presidente del Senato, Schifani, che aveva chiesto di aspettare l'esito del voto a Palazzo Madama.

    Staremo a vedere perchè, con tutto il rispetto dovuto alla seconda carica dello Stato, tali e tante sono state le indecenze partorite dal mostriciattolo all'esame del Parlamento, che dai signori là riuniti bisogna aspettarsi di tutto. Tanto che i giornalisti di calciomercato.com avevano aderito in blocco allo sciopero, come segno di protesta tanto civile quanto durissima.

    Perchè bisogna ribellarsi a questa autentica rappresaglia di un sistema marcio e putrido, i cui scandali, le cui vergogne, le cui ruberie sono stati denunciati in questi mesi dal sistema della libera informazione 

    Nato con il pretesto di salvare dal carcere Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, che il 27 novembre si consegnerà alla giustizia rifiutando l'affidamento ai servizi sociali e ogni altro escamotage, il provvedimento all'esame del Senato è stato ripetutamente stravolto, cambiato, modificato. Con un solo obiettivo: soddisfare la sete di vendetta di alcuni settori della Casta, terrorizzati da Internet e dalla prospettiva di andare a casa in primavera e smaniosi di sparare le ultime cartucce prima di sparire.

    Mandare in galera i cronisti scomodi, intimidire gli editori e le testate indipendenti stangandoli a colpi di multe pesantissime, imbavagliare Internet e i blog: sono questi i veri scopi di una serie di misure palesemente anticostituzionali. A cominciare dall'oltraggio all'articolo 21 che, lo ricordiamo agli ignoranti asserragliati dentro il Palazzo, recita così: 

    "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni".

     

    Prevenire e reprimere le violazioni, non imbavagliare preventivamente chi racconta i fatti, o rivela come le leggi vengano calpestate dagli Impuniti.

    Nessuno discute il principio della punibilità di chi diffama o aziona la macchina del fango: deve essere colpito senza pietà.

    Ma qui, in  realtà,  si vuole surrettiziamente  accomunare chi diffama a chi manifesta la propria opinione. In nessun Paese democratico i giornalisti vanno in galera perchè dicono e scrivono ciò che pensano.

    Lo riprova la mancata riforma del diritto di rettifica che, se esercitato nel modo migliore, riservando lo stesso spazio e la stessa evidenza dati alla notizia che si vuole rettificare, assicura la riparazione immediata  del torto mediatico eventualmente subito.

    E poi c'è la distinzione fra il redattore che scrive la notizia e il direttore responsabile: per il primo c'è il carcere, così impara a fare il suo mestiere; per il secondo, colpevole di omesso controllo, una pesantissima multa. Soltanto i deficienti, nel senso etimologico del termine, coè mancanti di cognizione di causa, riescono a immaginare che ogni giorno centinaia e centinaia di notizie, articoli, servizi, inchieste, persino didascalie delle foto, possano essere controllati e verificati da una sola persona prima di darli alle stampe, mandarli on line o in onda.

    Attenti: questo disegno di legge non riguarda soltanto l'informazione politica, economica, giudiziaria. Se approvato, gli effetti possono colpire anche l'informazione sportiva che, suo malgrado,  in questi anni è diventata anche informazione politica, economica, giudiziaria.

    Calciopoli, Scommessopoli, il disegno di legge sugli stadi che dorme in Parlamento da oltre quattro anni, altre porcherie pallonare non sarebbero mai venute a galla se non ci fosse stata una stampa imbavagliata. E non parliamo di quel formidabile territorio di libertà che risponde al nome di Internet, ripetutamente bersaglio di tentativi di censura e di intimidazione. 

    La rivolta contro questo scempio dei nostri diritti è un obbligo per tutti.

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

     

     

     

     

     

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