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  • La Champions dell'Inter 2010, la Juve del futuro: trovate le differenze

    La Champions dell'Inter 2010, la Juve del futuro: trovate le differenze

    • Luca Borioni
    Nel “giorno dopo” della Coppa Italia bianconera come sigillo di tutti i record della Juventus, spicca per contrasto la ricorrenza dei sei anni dal trionfo nerazzurro in Champions League, ovvero dal leggendario Triplete dell'Inter di Mourinho

    Fu vera gloria?

    Perché non c’è dubbio che sia stato un successo straordinario, anche in quel caso – come per la Juve attuale – l’imprimatur definitivo su un’escalation travolgente di risultati, attesi per anni e consumati in un vortice di emozioni indimenticabile per i tifosi. Una vittoria in Champions centrata dall’Inter di Mourinho con molte caratteristiche condivise oggi dalla Juventus di Allegri, a cominciare da quella capacità di chiudere le partite anche nei momenti di maggiore difficoltà, o dopo un parziale predominio degli avversari. Insomma: da autentica grande squadra.

    L’Inter di sei anni fa festeggiava la Champions dopo un percorso netto di cinque scudetti di fila. La Juve pentacampione ha appena chiuso lo stesso cammino nel rammarico dell’eliminazione europea con il Bayern, nuovo capitolo (dopo la finale persa con il Barcellona) di una storia poco fortunata nella massima competizione europea.

    Ma quanto sono diverse le prospettive di questa Juventus rispetto a quell’Inter?

    L’Inter, separandosi in modo traumatico da José Mourinho subito dopo il trionfo di Madrid, presagiva un futuro meno sereno e soprattutto aveva acquisito la consapevolezza di dover chiudere un ciclo. Si sapeva che sarebbe stato difficile sostituire un allenatore tanto caratterizzante e si annunciava un lavoro complesso sul mercato per l’avvicendamento di tanti campioni arrivati ormai a fine corsa (il bomber Milito in primis).

    Forse il fatto di non aver ancora appagato l’ambizione della Champions, consente invece alla Juve (che è passata brillantemente dall'epoca Conte a quella di Allegri) di non chiudere la traiettoria di crescita. Dopo cinque scudetti consecutivi non c’è ancora nulla di definitivo.

    L’Inter invece, che arrivava direttamente dal dopo calciopoli e che aveva mosso i primi passi scudettati con Mancini, godendo delle conseguenze della pena inflitta ai rivali bianconeri, non ha saputo dare continuità alla raggiunta dimensione di big europea, dove la Juventus è appena rientrata a pieno titolo pur non avendo ancora regolato i suoi conti con la Champions.

    Dopo il Triplete, l’Inter non ha più dato seguito a quella grandezza, iniziando a ripetere gli errori strategici commessi da Moratti negli anni precedenti. Errori di valutazione prima di tutto degli allenatori cui affidare il progetto, poi anche nella scelta degli acquisti e nell’opportunità delle cessioni. In mezzo c’è stato un passaggio di consegne societario che fin qui ha portato più sofferenze dovute all’adattamento tra una gestione (peraltro ancora presente dietro le quinte) e l’altra, piuttosto che segnare un’autentica svolta e nuove prospettive. Ha pesato anche l’eredità dei conti in rosso, fino a un certo punto giustificabile dalle vittorie.

    La Juventus, invece, frantumata dalla retrocessione in serie B, ha completato una ricostruzione lungimirante quanto delicata, uscendone – ora si può dire – rafforzata. Se le prospettive dell’Inter in quel dopo Champions apparivano nebbiose e solo attenuate dalla conquista dell’Intercontinentale con un Benitez già allora fuori posto, oggi la Juventus – affatto appagata dai record e dai trofei – può guardare al prossimo futuro con la voglia e la consapevolezza di poter crescere ancora: nel gioco, nella solidità e nelle conquiste (Europa al primo posto). Non è poco. 

    E alla nuova Inter di Mancini non rimane che riprendere il discorso interrotto proprio all’alba di quella Champions che oggi suscita rammarico e orgoglio: in parte il cammino è già ricominciato. 

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