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  • La farsa Cagliari-Roma, Conte che non può andare allo stadio: è calcio questo?

    La farsa Cagliari-Roma, Conte che non può andare allo stadio: è calcio questo?

    Una volta hanno chiesto a Cesare Prandelli che cosa detestasse del calcio: "L'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità". Parole sante.

    La farsa di Cagliari-Roma e il surreale dibattito su Conte a Firenze, se debba o non debba andare allo stadio Franchi in apparenza hanno poco in comune. In realtà, hanno tutto quello che possa essere ricondotto a esasperazione, polemiche, processi, arroganza, stupidità che infettano il non calcio.

    Adesso che il Cagliari è stato punito con lo 0-3 a tavolino, come da regolamento e, com'era inevitabile che accadesse dopo l'incredibile autogol di Cellino, è troppo facile trasformare il presidente rossoblù nel parafulmine di tutte le nequizie.

    Cellino ha sbagliato e la sua società, soprattutto i suoi incolpevoli tifosi e i suoi malcapitati giocatori, stanno pagando un prezzo altissimo. Ma non ci piacciono per niente né Abete né Beretta che si stracciano le vesti, manifestano tutto il loro sdegno per quanto è accaduto, cioè non è accaduto in Sardegna, come se fossero due alieni che in tutto questo tempo hanno scattato foto su Marte aspettando l'arrivo di Curiosity.

    Il caso Sant'Elia dura da cinque anni e il solo pensiero che quello stadio fosse un fiore all'occhiello di Italia '90 fa rabbrividire, pensando alla montagna di denaro pubblico speso per un impianto ora dichiarato fatiscente e pericoloso.

    Da cinque mesi, invece, si paventava che i lavori a Quartu Sant'Elena non sarebbero mai terminati in tempo per l'avvio del campionato. Ma l Lega che cosa ha fato quando ha compilato i calendari? Ha programmato tre gare casalinghe dei sardi nel solo mese di settembre.

    Non paga, quando ha saputo che Cagliari-Atalanta, alla seconda di campionato, era già a rischio, mica ha pensato di invertire i campi. No. Ha accettato la soluzione a porte chiuse che soltanto la signorilità di Percassi e della società bergamasca hanno consentito

    In tutti questi mesi, vi risulta che il presidente dimissionario della Lega sia stato a Cagliari, abbia compiuto sopralluoghi al Sant'Elia o a Quartu Sant'Elena per renderci conto personalmnte della situazione? E vi risulta che sia stato preceduto, seguito, accompagnato dal presidente della Federcalcio, magari anche solo in segno di solidarietà a Gigi Riva, straordinario dirigente accompagnatore della Nazionale della quale è tuttora il marcatore in 102 anni di storia?

    Ciononostante, Abete e Beretta ora fanno a gara a mettere all'indice Cellino e a dirci che la questione stadi è il primo problema che il calcio italiano deve risolvere. E' normale, questo? No, che non è normale.

    Come non è normale che nella bellissima Firenze, dove il quinquennio prandelliano aveva seminato fair-play, correttezza, rispetto degli avversari, terzo tempo (poi affossato dal Sistema), per alcuni si debba parlare non degli aspetti tecnici di una partita che si annuncia tecnicamente splendida, ma della collocazione di Conte all'interno del Franchi. Addirittura, si dibatte se l'allenatore dei campioni d'Italia possa o non possa mettere piede allo stadio, essendo squalificato per dieci mesi in attesa del verdetto del Tribunale dell'Arbitrato Sportivo.

    Come se la squalifica equivalesse a un daspo.

    Come se non ci fossero regolamenti che stabiliscano che cosa si debba o no si debba fare in questi casi. E se i regolamenti non piacciono, si possono sempre modificare. Mai in corsa però. 

    Come se mercoledì scorso, a Stamford Bridge, alcuni tifosi del Chelsea si fossero opposti alla presenza di Conte in tribuna, dove, invece, ha tranquillamente assistito alla partita della Juve.

    Come se mercoledì prossimo, a San Siro, lo squalificato Allegri non potesse seguire il Milan

     

    No, questo andazzo non ci piace per niente.

    Ma Firenze e i fiorentini sono un formidabile concentrato di civiltà e di passione.

    Hanno l'occasione per dimostrare che un altro calcio è possibile.

     

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com 

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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