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  • La favorita resta la Juve

    La favorita resta la Juve

    e Palermo era un esame, un altro esame dopo quelli dall’esito incerto (come gioco) post-Champions o post-partita di metà settimana, la Juve sul libretto ha preso 30. Senza lode, ma con i complimenti del suo allenatore ritrovato. Trenta non solo e non tanto per la vittoria, ma per il modo con cui la stessa vittoria non è mai stata in discussione, nemmeno quando nel finale la squadra di Conte ha sbagliato un paio di gol, per troppa imprecisione e per un pizzico di narcisismo che ogni tanto si insinua quando tutto volge a tuo favore. Sentirsi sicuri è una dote, sentirsi troppo sicuri è un difetto.

    Il Palermo ha tenuto bene per mezz’ora, ma la sua modestia tecnica è diventata sempre più evidente fino a raggiungere il punto massimo quando Gasperini ha pensato di spostare la partita su un piano più alto, passando dal combattimento/contenimento del primo tempo (centrocampo solido e folto, con Ilicic a dare una mano al trio dei mediani) alla maggiore qualità offensiva del secondo (con Brienza in campo e il cambio dal 3-5-1-1 al 3-4-3). Forse è stato un caso, forse anche il campo, imbiancato durante l’intervallo da una spaventosa grandinata e appesantito dalla pioggia siciliana di questi giorni, ha contribuito a modificare lo scenario, ma a inizio ripresa la Juve è passata sfruttando un rapido dominio in mezzo al campo, quando, invece, nei primi 45' c’era stato un maggiore equilibrio.

    JUVE IN ATTESA - Anzi, nella prima mezz’ora il Palermo aveva fatto anche qualcosa di più della Juve, un gol segnato da Miccoli ma con la bandierina alzata da Marzaloni per fuorigioco dell’attaccante, un tiro da fuori area di Kurtic respinto con i pugni da Buffon, una situazione complicata risolta dall’intervento di Barzagli su Ilicic. La Juve era in leggera difficoltà, tantoché Conte, a un certo punto, ha deciso di invertire la posizione di Marchisio e Vidal: nessuno dei due aveva spazio e tempo per inserirsi.

    VUCINIC, LA DIFFERENZA - Poi però la squadra di Conte ha preso a marciare, Vucinic ha colpito il suo primo palo dopo un tiro di Marchisio e Matri, anche per la pronta uscita di Ujkani, si è mangiato un gol fatto. Anche per questo ritorno della Juve ci è sembrata eccessiva, senza basi solide, l’idea di sostituire un esterno di fatica come Pisano con un creativo come Brienza, che è andato a destra, con Ilicic al centro e Miccoli a sinistra. Al 1' della ripresa Vucinic ha centrato un altro palo e 4 minuti dopo, prendendo d’infilata la difesa siciliana, la Juve è andata in vantaggio: lancio di Pirlo, stop e assist di tacco di Vucinic per l’inserimento di Lichtsteiner, piombato da solo davanti a Ujkani. L’azione era partita da un passaggio rasoterra (errore: il campo era una pozzanghera) di Donati, con palla frenata dall’acqua.

    QUATTRO ATTACCANTI - Gasperini doveva rincorrere il risultato e ha cambiato ancora, con Dybala al posto di Donati, l’unica mente davvero lucida della squadra. Difesa a quattro, due mediani (Barreto e Kurtic), tre rifinitori, Dybala, Brienza e Ilicic, più Miccoli. Ma 5' dopo il cambio, Morganella ha fatto franare il nuovo impianto beccando un secondo giallo stupidissimo. Con quattro attaccanti, un uomo in meno e un gol da recuperare, il Palermo ha spalancato delle praterie davanti alla Juve che però non ha saputo sfruttarle. In contropiede, Bonucci ha cercato di fregare l’arbitro crollando a terra davanti a Ujkani: giusto il giallo. E poi Ujkani ha completato il suo pomeriggio da protagonista respingendo l’ultima palla-gol di Vucinic. Il Palermo non ha mai tirato in porta nel secondo tempo, per questo la vittoria della Juve non è stata mai a rischio, ma in futuro i campioni d’Italia dovranno lavorare di più e meglio per evitare eventuali sorprese: quei gol, in contropiede, non si possono sbagliare.

    Il Corriere dello Sport


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