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  • La Juve ha deciso: Suarez o Sanchez

    La Juve ha deciso: Suarez o Sanchez

    Il salvataggio che da quasi tre anni s’invoca per l’attacco della Juve, lo stesso a due passi dal secondo scudetto filato, è atteso per la prossima estate se i bianconeri varieranno la composizione dell’equipaggio, come ormai pare: tra i quattro assunti a tempo indeterminato, Vucinic, Giovinco, Matri e Quagliarella, nessuno sarà incedibile. S.o.S dunque, cioè Sanchez o Suarez, non solo le principali opzioni per lo shopping: due razze di attaccante, due tipi di buste paga. A parte il prezzo da pagare al proprietario, da salato (Barcellona) a salatissimo (Liverpool), la retribuzione farà la differenza, visto che il cileno viaggia sui 3 milioni a stagione, la punta dei Reds non è molto lontana dal doppio, raccogliendo premi e bonus. Uno della categoria Van Persie, per restare a chi costava una fortuna, di cartellino e stipendio e, alla fine, proprio per questo, non fu preso. Da qui a giugno, la Juve deciderà se restare sotto al tetto ingaggi che sostanzialmente s’è data, oppure fare l’eccezione. L’eccezione, e alla Juve molti sono d’accordo, sarebbe poi Luis Suarez, 26 anni compiuti a gennaio, impasto di giocate e gol: ritrovato il mestiere di prima punta, è tornato il pistolero dell’Ajax. Capocannoniere in questa strepitosa stagione di Premier (22 gol in 32 partite), dopo le raffiche di Amsterdam (81 reti in 110 gare). Ovviamente, a Liverpool gli hanno messo l’antifurto, con contratto quinquennale: «E da qui non si muove», ribadisce ogni due giorni Ian Ayre, il boss dei Reds. Per un piano d’evasione, ci vorrà la collaborazione della punta, emersa solo a tratti: «Vorrei giocare la Champions». Restando ad Anfield, non certo il prossimo anno. Poi è chiaro che l’investimento sarebbe enorme: attorno ai 30 milioni per portarlo via, oltre a uno stipendio verso i sei milioni a stagione. Il prezzo dei migliori. Sennò c’è l’altra S, quella di Alexis Sanchez, 24 anni, non troppo contento al Barcellona, 14 volte titolare su 23 uscite in campionato, dopo essere stato pagato una fortuna. Acquisto più economico, per certificato di proprietà e ingaggio. Ma pure diverso pedigree, se tutto il bottino della Liga è ridotto a 4 gol: non dev’essere semplice avendo a tavola uno che divora anche le briciole (Messi, quasi due gol a partita), maneanche a Udine Alexis incise epitaffio da bomber (12 reti in 31 gare). Un curriculum sul quale andranno fatti due conti, a parte quelli di bilancio. Stesso discorso, o quasi, per Jovetic: talento universale, ma mica predatore d’area. E se l’attacco juventino non issa gente in cima alla hit dei cannonieri, pare più questione di minuti che di mira. Conte ha puntato sulla cooperativa, e neppure gli si può dare torto, visti i risultati in campionato. Resta che le prime punte bianconere, Matri e Quagliarella, hanno buona percentuale di realizzazione, anche di fronte ai migliori. Certo, con la Champions da quantitativo il discorso si fa pure qualitativo, il che vale anche per Suarez e Sanchez. E per Fernando Llorente, già assunto a costo zero, uno da 18 gol (in 38 partite) come record in Liga, due anni fa. Faccenda di gol, e di pecunia, giustamente. Come lo è per Cavani, con clausola rescissoria inavvicinabile, e per Ibrahimovic, con uno stipendio da 14 milioni l’anno. Roba da far passare l’ottimismo a uno come Mino Raiola, il suo agente: «Oggi escludo un futuro di Ibra in Italia, domani non lo so. Ma a Parigi sono contenti di lui e non so se sarebbe facile comprarlo dal Psg». Pagarlo, soprattutto.

    (La Stampa)

    Agnelli con Marotta e Nedved, quindi Florentino Perez con lo stato maggiore del Real Madrid. Tutti insieme, a pranzo, poi anche lontani dai riflettori nell’abito della presentazione del Corazon Classic Match, a Madrid. Sì, dai, si è parlato pure di giocatori, prospettive tecniche ed altro. «Ma nessuna trattativa o roba simile — fanno sapere entrambe le sponde —, ci siamo scambiati impressioni, complimenti e anche consigli». Ogni eventuale discorso di mercato slitta inevitabilmente dopo la fine del campionato italiano e della Champions League. Detto questo, pare che Florentino l’abbia buttata lì, dichiarandosi un ammiratore di Vidal e Marchisio in particolare. Giocatori oggi incedibili per la Juve, o acquistabili solo attraverso follie economiche. Insomma, scarso successo per il «sondaggino» madridista, con Marotta che ha provato il contropiede chiedendo informazioni sui vari Higuain, Benzema, Di Maria e Marcelo. Il tutto nella più totale cortesia. Ogni eventuale discorso serio è rinviato appunto a fine maggio. «Vi assicuro che non si è parlato di mercato — dice Nedved —, l’attenzione era tutta sulla partita benefica di giugno». I giornalisti presenti gli ricordano che fu però a tavola che Florentino Perez innescò la grande offensiva per strappare Zidane alla Juve, partendo da un messaggio su un tovagliolo. Nedved ride: «Si, conosco bene la storia, me l’ha raccontata Perez. Il presidente del Real Madrid dice che lo devo ringraziare, perché grazie alla vendita di Zidane la Juve decise di portarmi a Torino. Sì, gli rispondo io, però per coprire l’assenza di Zizou noi di giocatori abbiamo dovuti comprarne tre...».


    Sanchez in cima Fin qui solo chiacchiere divertenti, di concreto c’è invece l’interesse della Juventus per Alexis Sanchez. Marotta ha parlato chiaro con Felicevich, procuratore del 24enne cileno: «Se il Barça vi dà il via libera, noi vogliamo essere contattati per primi». Ora si aspetta un segnale da parte del club catalano, nella speranza che il costo del cartellino non vada oltre i 25 milioni di euro. Sull’operazione c’è l’okay totale di Antonio Conte, che appena arrivò a Torino, nel 2011, mise proprio il cileno in cima alla personale lista di mercato. Dalla sua, Sanchez ha classe pura, personalità e soprattutto una straordinaria duttilità offensiva.

    (La Gazzetta dello Sport)


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