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  • La mappa di tutti i 'no' di Keita: West Ham, Milan, Inter, tutto per la Juve
La mappa di tutti i 'no' di Keita: West Ham, Milan, Inter, tutto per la Juve

La mappa di tutti i 'no' di Keita: West Ham, Milan, Inter, tutto per la Juve

  • Luca Capriotti
Keita sempre no. La mappa di tutti i suoi no è un Risiko di ambizioni. Nella sua posizione di comando, con un contratto in scadenza 2018, il senegalese è seduto su una serie di proposte rifiutate (non tutte vere), una serie di ragioni contrapposte a quelle della società. Con la sensazione che, alla fine, abbiano ragione tutti e due i grandi protagonisti di questa vicenda. La società Lazio, e l'ambizione smisurata di Keita

LA MAPPA DI TUTTI I SUOI NO - Il primo no non risale a quest'estate. Probabilmente il primo no l'ha detto a Berlanga, l'attaccante spagnolo con cui è arrivato a Roma. Quando lui ha mollato ed è tornato in Spagna, Keita ha detto no. Ma la mappa dei no di Keita è inversa: la società stessa gli avrebbe fatto promesse, forse non tutte mantenute. Ma non è l'eco delle promesse che fa scalpore: una serie di ritardi, tweet, feste clamorose, Lamborghini, striscioni ("abbassa la cresta sennò te la tagliamo"). Diretta live su Instagram (post con geolocalizzazione Bayern, che ha fatto impazzire i tifosi) Stories, una marca d'abbigliamento. La testa di Keita viaggia a mille, un jet supersonico come le sue gambe quando puntano veloce, saltano, accelerano, bruciano avversari e sogno verde sotto i piedi. Per questo il Milan non lo convince: la Lazio l'offerta rossonera, uno starter pack di inizio mercato con Biglia annesso, l'aveva accettata. Keita no: il Milan ha da crescere, Keita, dopo 16 gol in Serie A si sente pronto. Pronto per il salto vero, quello che conta. Per il calcio vero, quello che fa rabbrividire. Per la Champions League, quella musichetta che, sin da piccolo, fa rizzare i peli sulle gambe. Ora, attualmente, nel mondo due squadre possono dire di avere una qualche diritto di accampare pretese sulla Coppa più importante: le due finaliste dello scorso anno, il Real Madrid dei Galacticos, e la Juventus. Il Real in questo momento è lontano dall'Universo Keita: il Barcellona gli batte dentro, anche se l'ha lasciato andare, colpevolmente, per puntare su Dongou Tsafack, dicono le malelingue. Reja scuoteva il capo, ai tempo, quando si parlava di Keita. Sapeva di talento, e aveva paura lo sprecasse: il saggio friulano aveva fiutato le due facce di Keita. Il purissimo talento capace di far innamorare, e l'ambizione pazzesca, divorante. L'offerta del West Ham, vicina ai 30 milioni con Hoedt nel mezzo, ha ricevuto un altro "no, grazie". La Premier ha fascino, ma la lettura che si può dare a questo no è semplice. Non è abbastanza. La verità è che il West Ham non gli piace abbastanza. E allora si infila l'Inter, che sogna lo smacco alla rivale cittadina. Sabatini ammira Keita da anni, lo conosce come i suoi pacchetti di sigaretti, e Spalletti è una garanzia in panca. Ma anche l'Inter non è il gotha, attualmente: sembra una società attenta, con una rosa all'altezza, ma non a quell'altezza. Non all'altezza di dire: l'anno prossimo vogliamo vincere la Champions. Per questo l'ultimo inserimento, quello di De Laurentiis, forse il grande sfidante dell'egemonia bianconera, può avere un senso. Potrebbe essere considerato da Keita. Che, ad ogni modo, in cima ha sempre una sola idea fissa: l'altezza massima, alla massima velocità. Per questo la Juventus ha tutto per lui: ha le risorse, le ambizioni, la storia. E in più può aiutarlo a dimostrare che la vulgata sul suo essere irrequieto, spaccaspogliatoio (ha collezionato litigi in serie: Immobile, Biglia, Lulic, e altri di cui non abbiamo notizia, probabilmente, sembra Neymar di questi tempi), è solo una favolaccia storta, che nemmeno assomiglia alla realtà. Che la realtà è ambizione smisurata: per questo la mappa di tutti i no di Keita, unendo i puntini, sembra proprio il logo Juventus.Che ha l'unico pin in grado di refreshare Keita, donargli un nuovo contesto, un upgrade. Avere notato? La parola "Lazio", in questo pezzo, è solo l'inizio. Come per Keita, e forse bisognerebbe accettarlo. 

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