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  • La peggior Italia di sempre, per questo può vincere

    La peggior Italia di sempre, per questo può vincere

    • Fernando Pernambuco
    Raramente la Nazionale italiana s’è presentata ad un torneo di rilevanza internazionale con pronostici tanto avversi. Avversi e a rigor di realismo, giustificati. Ci presentiamo con un attacco che dire affetto da stipsi è poco, un centrocampo d’emergenza, privo dei suoi giocatori migliori (Marchisio e Verratti). Siamo arrivati al punto di sperare che Thiago Motta sia della partita. Sì, Thiago Motta un mistero glorioso già avanti negli anni… De Rossi, poi è il “nuovo che avanza” avendo “superato i test atletici”.

    La sola difesa, con il blocco juventino ormai “strarodato”, offre garanzie, ma un reparto da solo che mai può fare? Anche se la tradizione italiana da sempre è maestra negli assetti iperdifensivi benedetti da San Catenaccio, forse il santo più potente d’Italia, superiore perfino a San Gennaro in fatto di miracoli. Ricordiamo poi la partita d’esordio degli ultimi europei, in cui l’Italia pareggiò contro la Spagna grazie da un’impostazion di schietto difensivismo, con un superlativo De Rossi rispolverato nel ruolo di libero davanti a Buffon. Quell’Italietta del tanto ingiustamente vituperato Prandelli arrivò - per inciso - seconda.

    Questa vigilia di pena, inoltre, è stata preceduta da un girone di qualificazione non eccelso, con una masnada di giocatori che raramente hanno trovato l’intesa anche in una formazione migliore di quella attuale, con un C.T. dimissionario. Ecco perché lo stato d’animo attuale, è simile a quello del giorno in cui si svolge il compito di matematica: non vediamo l’ora di finirlo, a costo di consegnarlo in bianco e uscire dalla classe. 

    Eppure, eppure proprio perché tutto congiura contro e la logica non lascia scampo, possiamo nutrire qualche speranza. Innanzitutto l’essere sgombri da qualsiasi pressione psicologica ci premette di guadagnare in serenità d’animo. Poi quel poco che si dovesse racimolare strada facendo diventerebbe oro, benzina capace di moltiplicare le energie. Non bisogna, inoltre, sottovalutare l’orgoglio e la “tigna” di Conte che non teme il mare avverso, anzi.

    Dulcis in fundo, il precedente. Nel 1982 al Campionato mondiale di Spagna, la situazione era, su per giù, la stessa: una squadra sfiduciata con un allenatore molto criticato. Enrico Ameri (l’eccelso radiocronista ) prendeva in giro Bearzot dandogli del “rincitrullito”; il solito deputato fece un’interpellanza parlamentare per domandare come mai l’Italia avesse prenotato il ritiro iberico fino alla finale; la stampa (allora si diceva così) in genere non avrebbe scommesso una lira su quella nazionale. Come è andata a finire, si sa.
    Conte, da lassù qualcuno ti guarda
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