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Da puzzola a volpe: la storia di Hector Herrera, nuovo obiettivo del Napoli

Da puzzola a volpe: la storia di Hector Herrera, nuovo obiettivo del Napoli

Che il movimento calcistico messicano sia in continua crescita è sotto gli occhi di tutti, dai brillanti risultati delle selezioni giovanili (campioni del mondo con l'Under 17 nel 2005 in Perù) fino alle buone prove della nazionale maggiore nelle ultime competizioni internazionali, americane e mondiali, con la ciliegina sulla torta rappresentata dalla medaglia d'oro conquistata alle Olimpiadi di Londra nel 2012. Uno degli elementi di spicco della nuova generacion dorada messicana, quella, per intenderci, dei vari Hernandez, Carlos Vela, Giovani dos Santos e Hector Moreno, è sicuramente il centrocampista del Porto Hector Herrera: protagonista con le nazionali giovanili prima e giocatore cardine della selezione tricolor e dei Dragoes ora.

EL ZORRILLO - Nato a Pachuca e cresciuto a Rosarito, località balneare a pochi chilometri dal confine con gli Stati Uniti, Herrera iniziò a dare calci a un pallone sulla spiaggia, giocando per le piccole squadre locali, prima di approdare al Pachuca, formazione militante nella massima serie messicana. Qui venne soprannominato el zorrilo (la puzzola) da Ulises Martinez, preparatore atletico della squadra, per via del suo modo di gesticolare simile a quello di Germàn Valdez nel film La Marca Del Zorrillo, popolare film messicano degli anni cinquanta. Soprannome simpatico ma anche irriverente verso l'ultimo arrivato, il ragazzino che arrivava dalle serie inferiori, uno che non aveva mai calcato palcoscenici importanti: ma le cose cambiarono in fretta quando, dopo una delle prime amichevoli stagionali, Herrera segnò tre dei quattro gol della sua squadra, fornendo anche l'assist per l'altra rete, diventando in breve tempo el zorro, la volpe.

COLLEZIONE DI SUCCESSI - Da quel momento in poi la carriera di Herrera prese un'impennata vertiginosa: alla prima stagione con il Pachuca vinse il premio di Rookie dell'anno come miglior esordiente del campionato messicano, prima di essere convocato per la nazionale under 23 del suo paese. Anche qui fu un successo continuo: il Messico vinse il Torneo di Tolone e Herrera fu premiato miglior giocatore della manifestazione, preambolo alla trionfale apparizione alle Olimpiadi di Londra, dove i ragazzi del ct Luis Tena fecero l'impresa, superando in finale il favoritissimo Brasile dei vari Neymar, Oscar e Thiago Silva e conquistando una storica medaglia d'oro. Dopo i successi da protagonista con la maglia del Messico, per Herrera era arrivato il momento di mettersi alla prova in Europa: i più convinti furono i portoghesi del Porto, che nell'estate del 2013 si assicurarono le prestazioni del centrocampista per 8 milioni di euro.

MOTORE DELLA SQUADRA - Herrera è quel tipo di calciatore che in Inghilterra amano chiamare box-to-box midfielder, un centrocampista bravo quando si tratta di recuperare palloni e abile nell'inserirsi in avanti. Classico mediano che fa della corsa e dell'agonismo le sue armi migliori, nel Porto viene impiegato da mezz'ala destra nel centrocampo a tre di Lopetegui. Fondamentale nel suo ruolo di equilibratore tattico della squadra, le sue qualità di motore della squadra stanno attirando le attenzioni di numerosi club europei. Il suo contratto scade nel 2019 e trattare con il Porto, si sa, è sempre difficile, ma chissà che non possa esserci uno spiraglio per portarlo via dal Portogallo, magari in Italia, magari al Napoli.

Fabio Alampi

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