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  • La solitudine del signor Allegri

    La solitudine del signor Allegri

    • Gianluca Minchiotti
    Il destino di Massimiliano Allegri sulla panchina del Milan sembra ormai segnato. La società rossonera gli ha messo in mano una squadra oggettivamente ridimensionata rispetto alla scorsa stagione e poi gli ha detto: caro signor Allegri (così lo ha chiamato Adriano Galliani ieri l'altro), ti abbiamo messo a disposizione una rosa da scudetto, ora prova a vincerlo. Ieri, in conferenza stampa, il tecnico rossonero, in evidente stato di nervosismo, ha provato a ripetere che questo è l'anno zero e che il Milan vincente degli Ibrahimovic e dei Thiago Silva non esiste più, aggiungendo poi, senza troppa convinzione, che l'obiettivo è comunque quello di competere con una Juventus che resta comunque la grande favorita per il titolo. Per inciso: dell'argomento Champions, il terreno di battaglia preferito del Milan di Berlusconi, meglio proprio non parlarne.
     
    La sensazione è che, dopo la sfuriata di Galliani in seguito all'1-5 con il Real Madrid ("Non siamo mica la Solbiatese"), e dopo il duro confronto sul caso Ze Eduardo, quest'ultimo botta e risposta fra l'ad e il tecnico non sia altro che un nuovo episodio di una lunga serie di confronti, che ci accompagneranno per tutta la stagione. La panchina di Allegri non è a rischio oggi, ma il pronostico è che solo la conquista dello scudetto possa portare alla conferma dell'allenatore livornese anche nel 2013-14. In caso contrario, il benservito sarebbe pronto, e per Allegri verrebbe confezionato il ruolo di capro espiatorio, in barba allo smantellamento della squadra effettuato durante l'estate 2012. Anzi, sempre parlando di sensazioni, a ben vedere che senso avrebbe avuto, per il Milan, cambiare anche il tecnico, in questo momento, dopo aver cambiato metà della rosa della prima squadra? Meglio tenersi il signor Allegri, sempre più solo, e all'occorenza utilizzarlo come causa di un eventuale fallimento...
     

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