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  • Tuccori: dal Prato al Lammari per stare vicino alla madre

    Tuccori: dal Prato al Lammari per stare vicino alla madre

    • L.C.
    La storia di Elia Tuccori, giovane calciatore di belle speranze, travalica il calcio e i suoi ideali e scrive una bella pagina di solidarietà, di amicizia, della forza di un paese e della sua comunità. Elia nasce nel 1997 a Lammari di Lucca, figlio di Tito, che oltre a essere un valente e conosciuto cuoco è anche un calciatore dilettante come ce ne sono tanti, spinto dalla passione. Tito cresce Elia con la sua stessa passione ed il ragazzo gli dà belle soddisfazioni, passando dalla Folgor Marlia, dove tira i primi calci, alle giovanili dell’Empoli, allora in serie A. La soddisfazione di Tito, però, dura poco, perché un grave problema di salute lo porta alla morte nel 2006, quando Elia ha solo nove anni. Il ragazzo cresce e continua a giocare, passando dall’Empoli al Prato. Poi, l’anno scorso, la decisone. Basta pullman e treno per andare ogni giorno ad allenarsi, Elia vuole studiare e star vicino a mamma Ilaria ma... vorrebbe anche continuare a giocare a pallone. "Tito era il mio migliore amico e un mio compagno di squadra per tre stagioni nel vecchio Lammari – dice il direttore generale gialloblù Vittorio Andreoni al quotidiano La Nazione — e portare suo figlio da noi è sempre stato un punto d’impegno, un simbolo. Così andiamo a Prato a trattare il cartellino. Servono 2.500 euro che il Lammari, pur con tutta la buona volontà, non ha". Sembra che per Elia ci siano, quindi, solo due strade: o smettere o continuare a far la vita di prima. Qui entrano in scena altri personaggi. Al Bar Osteria la storia la racconta il segretario del Lammari, Petrelli. "Io e Ivano Fanini che stavamo ascoltando — dice il titolare del Bar Osteria Dino — ci siamo chiesti se fosse possibile trovarli noi, quei soldi. Ci dispiaceva che il ragazzo, che non voleva più giocare ad alto livello e voleva studiare, smettesse o, peggio, dovesse andare in una squadra di basso livello. Abbiamo sparso la voce e almeno una trentina di persone hanno contribuito, chi con poco e chi con molto, e abbiamo trovato i soldi". Ancora Vittorio Andreoni: "Sono andato di persona a consegnare il denaro e ritirare il cartellino e, nel ricordo di Tito, quel momento resterà indelebile nella mia mente e quelli che lo hanno reso possibile hanno la mia riconoscenza".

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