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  • Appello alla Lazio:| Calma e sangue freddo
Appello alla Lazio:| Calma e sangue freddo

Appello alla Lazio:| Calma e sangue freddo

  • M.A.

Amici laziali, sebbene quanto successo nove giorni fa a Napoli e sabato sera a Udine ci abbia fatto schizzare la pressione minima a 250 e quella massima rischi di farci scoppiare da un momento all'altro le vene del cervello, credo sia scoccata l'ora di dimostrarci degni dei valori che professiamo e di mantenere la calma. Lo so che è dura. Già vedere certi arbitraggi fa ribollire il sangue in sé, ma, poi, ascoltare come li commentano in tv certi servi dei padroni rende quasi irresistibile la pulsione a farsi giustizia da soli, tipo 'muoia Sansone con tutti i Filistei!'. Scendere in piazza e andare in massa a dare a questi signori la lezione che meriterebbero, però, non sarebbe da laziali. E oltretutto sarebbe controproducente, perché ci farebbe passare dalla parte del torto. D’altronde, che non contiamo niente né nel Palazzo né sui media lo sappiamo da tempo immemorabile (pensate che cosa sarebbe successo a parti invertite, con la Roma vittima di 17 errori arbitrali a sfavore in 30 partite e la Lazio beneficiata da 10 rigori e annessi e connessi a favore… come minimo Formello sarebbe un cumulo di macerie fumanti).

Per cui, ragazzi, lasciamo perdere i Banti e i Damato, i Mauro e le D'Amico, i giornali stampati su carta colorata e quelli stampati su carta bianca. Non facciamoci ridere dietro con minacce inutili e fumose come quella della creazione di una task force. Questi signori sono talmente abituati a orientare l'esito dei campionati e a controllare la comunicazione che noi, se va bene, gli facciamo un baffo. Per cui tappiamoci il naso e le orecchie e pensiamo solo ai fatti nostri. Sì, perché c'è un solo modo per vanificare questo assalto congiunto che ci stanno portando i 'poteri forti' e quel diavolo di Totti, rivitalizzato a suon di rigori ma adesso pimpante come un ragazzino e minaccioso alle nostre spalle: vincere tutte le sei partite che rimangono. E per vincerle tutte e sei servono tre cose. 1) Non dare alibi al tecnico e ai giocatori, che nella genesi della situazione in cui si trova la Lazio potrebbero approfittare dell'indignazione popolare per tentare di scaricarle tutte sugli arbitri. 2) Andare sempre in campo non con lo spirito 'Rejano' di chi pensa solo a difendere l'esiguo vantaggio di cui dispone ma con l’atteggiamento spavaldo di chi lo vuole incrementare. 3) Decretare il silenzio stampa - tutti, Lotito compreso - e smetterla di andare in tv a farsi a prendere in giro dai servi dei padroni, rischiando di prestarsi alle strumentalizzazioni di chi non aspetta che un pretesto per ribaltare la realtà e azzannarci alla gola. Proviamoci, almeno. Da laziali.

(Il Tempo)

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