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  • La Lazio di Immobile vola: ora il Napoli

    La Lazio di Immobile vola: ora il Napoli

    • Luca Capriotti
    Contro la sindrome di Peter Pan, quella volontà di non crescere, ora la Lazio affronta il Napoli. Gli avversari della squadra di Inzaghi sono sempre più degli 11 in campo. Una certa diffidenza di fondo, la stanchezza, perfino una qualche paura di sentirsi grandi. L'adolescenza della stagione è bella, ma ora le squadre stanno mettendo tutte la barba e la voce grossa, e la Lazio contro il Sassuolo finalmente si guarda allo specchio.

    BOMBER IMMOBILE - Contro la diffidenza di fondo, che lambisce in genere Roma, la Lazio di Lotito in particolare, Inzaghi combatte come può, a suon di punti, e prestazioni. Il gioco non fa sempre brillare gli occhi? Però la Lazio crea tanto, presupposti ed azioni, e trabocca di solisti che riescono a mettere in difficoltà chiunque. Forse contro il calcio potente di Sarri servirà altro, ma intanto l'allenatore biancoceleste lo guarda dall’alto di un punto in più. Immobile ha già messo a segno 9 gol, va in rete da tutte le posizioni ed in tutti i modi, ma Inzaghi se lo tiene stretto per il lavoro continuo con cui smuove il fronte d’attacco. Di Francesco per limitarlo si è inventato una difesa a 3 tirando fuori dal cilindro dopo un anno Terranova, e piazzando due esterni a protezione laterale. Sarebbero riusciti a neutralizzare l’ex attaccante del Toro, che è sembrato meno incisivo del solito, ma alla fine ha piazzato comunque la zampata, decisiva e da 3 punti.

    LA BANDA DI INZAGHI - Contro la stanchezza, Inzaghi cambia pochissimo. Quasi mai porta in campo da titolare un nuovo elemento se non costretto dalla malasorte. La sua Lazio sembra avere gli uomini abbastanza contati, ma sta scoprendo, a partita in corso, di avere qualcosa da buttare in campo quando si gira verso la panchina. E, a guardarla da figurine, è già una notizia. Può permettersi, a partita in corso, di rischiare e mettere dentro Biglia per Keita (togliendo imprevedibilità davanti, ma consentendo al capitano della Lazio, al rientro dall’infortunio, di carburare minutaggio in vista della gara contro il Napoli). Tra i suoi ragazzini terribili il tecnico pesca spesso Murgia, stavolta anche al posto del cambio naturale Cataldi, che è già andato a segno contro il Torino e dimostra di avere grinta, tecnica, e anche qualche furbizia già da grande.

    SARRI-CAPITAN UNCINO - A  proposito di grandezza. Contro la paura di sentirsi grandi, il rito d'iniziazione Inzaghi e i suoi ragazzi lo subiranno al San Paolo. Contro il Sassuolo di Di Francesco, tutto sommato anche discreto al netto delle assenze, il tatticismo un po' rigido del primo tempo è stato risolto da fiammate individuali. I primi accenni di una maturità si dovrebbero vedere sul 2-0: qualcosa c’è, una certa propensione a stringere i denti, resistere, contrastare che sabato sera servirà. La Lazio prende il gol e balla il tango del Sassuolo, ma tiene: diciamo che sono più baffetti che un bel barbone da grande i minuti finali, ma ora sarà Sarri il barbiere. Dopo la sconfitta contro la Juve il Napoli è consapevole delle distanze con la Vecchia Signora e vorrebbe sin da subito colmarle. La barcaccia della speranza che Inzaghi sta clamorosamente portando a velocità alta al comando di una ciurma di ex bimbi sperduti troverà il suo personale capitan Uncino sabato sera. Con la speranza che il ticchettio dell'orologio nella pancia dei coccodrilli sugli esterni della Lazio spaventi il Napoli: quando Keita e Felipe Anderson suonano la sveglia fagocitano chiunque abbiano davanti. A meno che Sarri e la sua creatura non siano un boccone troppo grosso, e la Lazio non sia ancora grande abbastanza.

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