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  • Lazio, Couto, Primavera e Serie A: ora tocca ad Inzaghi

    Lazio, Couto, Primavera e Serie A: ora tocca ad Inzaghi

    Inzaghi compie 40 anni, con gli auguri del caso della Lazio, e della Serie A: giovane, preparato, trafila nel settore giovanile prima sotto l’allora responsabile Coletta, fino ad arrivare in Primavera, fino ad arrivare in prima squadra. 

    PASSATO - Da derby a derby: prima della finale del 26 maggio 2013, dopo il derby appena gettato alle ortiche. Sempre Norcia, anche se non c’era Mister Inzaghi, sempre lo stesso compito: subentrato a Bollini in Primavera nel 2014, dopo che il mister era stato chiamato da Reja a fargli da secondo in prima squadra, si è trovato con un gruppo, ed un staff, almeno in parte, non suo. Per farlo suo, per farli diventare Inzaghi-Boys, non era difficile indovinare il suo metodo: compattare il gruppo, fino ad arrivare ad infilare la pettorina quando, in partitella, il numero dei contendenti non era pari. E pettorina addosso, magari pure sotto di un gol, gridava: "Siamo pari", e riaccendeva la mischia, tra proteste affannate e una nuova azione, veloce, una nuova sfida. 


    SCENARI - Miha in finestra, e non solo: l’attuale allenatore del Milan (quel Milan che fu dell’altro Inzaghi, Filippo) è uno degli attori sul palcoscenico. Ora i riflettori sono su Inzaghi: se dovesse fare bene la società avrebbe l’identikit perfetto a disposizione: tecnico giovane, neo 40enne, oltretutto attaccante dell’ultimo scudetto biancoceleste, uno che ha vestito la maglia biancoceleste in sfide italiane e internazionali. Sette finali, una dopo l’altra: se le prestazioni della Lazio, in particolare nei 3 big match che restano, dovessero sorprendere, non è così scontato che la panchina finisca a Mihajlovic, o a qualcun altro. Qualche volta in pullman, dietro di lui, i ragazzi guardavano i suoi gol in Champions League: a lui ora il compito di ridare linfa alla stagione della Champions sfumata, dei cocci malpagati dal solo Pioli, che ora sono suoi. 

    SFIDE - Una nuova sfida: dovrà risanare ferite per portare questa squadra almeno fino a fine stagione, come quella volta che il papà aveva un qualche piccolo attrito con il suo grande amico Fernando Couto: voleva chiarire, gli chiedeva dimmi dov'è Fernando, passamelo al telefono ci parlo io. Fernando era là vicino, ma Inzaghi sorridendo gli diceva no, non c'è. Una vecchia ruggine tra Fernando Couto e Filippo Inzaghi (un fallo che Couto riteneva di non aver fatto, un qui pro quo negli spogliatoi) che Inzaghi padre non aveva gradito: e forse più di tutto proprio di diplomazia avrà bisogno, mister Inzaghi. Ha avuto sempre un tocco particolare, mister Inzaghi, in molti lo riconoscono: le sue squadre davano di più, sembravano di più in campo, correvano, si agitavano, si muovevano con lui, per lui, in panchina a partecipare, accompagnare, sempre elegante e sempre fuori dalla sua area tecnica. Ora in Serie A: ora il pallone è di nuovo in area, si riaccende la mischia, “siamo pari”. Stavolta è la Serie A, a fargli gli auguri. 


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