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  • Lazio, il secondo anno è un tabù: Petkovic e Pioli i modelli da evitare

    Lazio, il secondo anno è un tabù: Petkovic e Pioli i modelli da evitare

    • Federico Martino
    Archiviata la stagione 2016/17, in casa Lazio si pensa al futuro, con un occhio, però, al recente passato. Per Simone Inzaghi, dopo l'ottima annata di esordio, è tempo di riconferme, ma attenzione al tabù del secondo anno, vera e propria spada di Damocle per i suoi predecessori. Il triste epilogo delle avventure di Vladimir Petkovic e Stefano Pioli è sotto gli occhi di tutti. Giunto in biancoceleste nell'estate 2012, lo svizzero al suo primo anno ottiene la qualificazione in Europa League in virtù della celebre Coppa Italia datata 26 maggio 2013, vinta contro la Roma, per poi smarrirsi nella stagione seguente: la sonora sconfitta in Supercoppa Italiana contro la Juventus e una serie di risultati poco soddisfacenti in campionato, gli costano la panchina, ereditata per qualche mese da Edy Reja. Di pari passo procede l’avventura di Stefano Pioli: il tecnico parmigiano, nella stagione 2014/15, riesce addirittura nell'insperata impresa di centrare la qualificazione ai playoff di Champions League e a raggiungere la finale di Coppa Italia, poi persa ai tempi supplementari contro la Juventus. Il giocattolo di Pioli, però, si sgretola completamente nell'annata successiva, in modo quasi inspiegabile: il ko in Supercoppa contro la solita Juventus e l'eliminazione ai preliminari di Champions contro il Bayer Leverkusen, sono il preambolo di un stagione molto al di sotto delle aspettative, sia in campionato che in coppa, chiusa con l'avvicendamento in panchina tra lo stesso Pioli e Simone Inzaghi. Arenata la trattativa con il "Loco" Bielsa, Lotito dice di riconfermare "baby" Inzaghi: l'allenatore piacentino si rivela una sorpresa per doti tattiche e gestionali, trascina la Lazio al quinto posto in classifica e all'ennesima finale di Coppa Italia. La storia, dunque, si ripete: piazza in fermento, tifosi soddisfatti, squadra destinata a prendere il decollo e a compiere il definitivo salto di qualità. A differenza dei suoi predecessori, però, Inzaghi ha una conoscenza accurata dell'ambiente oltre che a un forte senso di appartenenza: la chiave starà nella gestione del gruppo, lì dove Petkovic e Pioli hanno fallito miserabilmente. Insomma, i precedenti invitano alla massima prudenza, ma le prerogative per sfatare il tabù del secondo anno e assistere ad un felice “Inzaghi bis” sembrano esserci tutte.

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