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  • Laziomania: addio a Pioli, Stefano, colpevolissimo innocente

    Laziomania: addio a Pioli, Stefano, colpevolissimo innocente

    • Luca Capriotti
    Addio a Pioli, Stefano, così ha decretato la dirigenza, addossandogli tutte le colpe, nella peggior norma, la più maleducata, del calcio nostrano: sapete che dicono, delle stelle? Che la loro luce ci arriva ancora, per anni, anche se non esistono già più, attraverso lo spazio. Se cade una testa, cade quella del mister. Ed è pesante la testa di Pioli, Stefano: l'allenatore che ha regalato un terzo posto, la speranza-Champions, ha ricucito le ambizioni di una piazza smembrata, sotterrata, spaesata. E poi ha dissipato tutto con una serie di sì, signore. Una figura un po' triste, nei suoi ultimi giorni, elegante, e profondamente solo. Con un capitano in campo che si dannava, anche per lui, qualcuno che provava a giocare con lui, e più nulla. 

    Il presidentissimo no, da tempo lo aveva scaricato, aveva già da tempo condannato Pioli, Stefano. Il colpevolissimo innocente: il materiale umano a disposizione è arrivato già in ritiro quest'estate disgregato e affossato, con l'eliminazione dai preliminari di Champions che ha regalato un'ulteriore vangata di terra sopra la fossa di una stagione iniziata col peggior fiato, quello corto e rabbioso di chi non è felice. E al netto di questa Lazio infelice, una lancia spezzata per Pioli, Stefano: non ha mai tirato acqua al suo mulino, non si è mai nascosto, non si è mai difeso dietro le lacune, evidenti, della rosa, non ha mai addossato ad altri responsabilità che pure avevano. Se però questo, dal punto di vista della squadra, è un punto fortemente a suo onore, dal punto di vista della società, al netto di sì signore un po' troppo convinti, ha allontanato il mister dall'ambiente. Che lo ha lasciato solo: eppure è stato il miglior tecnico dell'era Lotito per piazzamento, ha regalato alla Lazio un gioco e un'anima gagliarda, forte, ha regalato l'anima di un nuovo sorriso alla piazza. 

    Ha regalato calcio, di quello bello, ha regalato a tutti la sensazione che lui potesse davvero, per rubare espressione da altri lidi, fare nuove tutte le cose. E ora che si ragiona sul tuo addio, Pioli, Stefano, il più innocente tra i colpevoli, forse qualcuno si alzerà in piedi ed intonerà quel coro, che tu hai provato ad insegnare ad un calcio baro e traditore, ad una squadra che ti ha voltato le spalle, intonerà quel coro, magari sarà uno solo, a gridare ancora: "Nel cielo biancazzurro brilla una stella". Bella la tua stella, Pioli, Stefano, colpevolissimo innocente. Bellissima ma forse avremmo dovuto capire, avresti dovuto capire anche tu, che stava trasmettendo luce, ma non esisteva già più, da un pezzo, attraverso lo spazio che passava tra le tue ambizioni, quelle della piazza, e quelle della dirigenza. Ma chi ha cuore, chi sa ricordare, forse si alzerà un giorno in piedi, e ti griderà, con un coro, quel grazie, che il calcio baro, e traditore, ha già ingoiato, dimenticato, perso per sempre, un grazie profondo, dopo l'addio calcistico ad una figura elegante, gentile, umana, troppo umana. Troppo innocente, colpevolissimo ed innocente. 

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