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  • Laziomania: forse è una specie di miracolo, di certo è la vittoria dei laziali

    Laziomania: forse è una specie di miracolo, di certo è la vittoria dei laziali

    • Luca Capriotti
    I miracoli accadono raramente. Quando accadono tante volte in una sola partita, è la partita della vita. Quando accadono tante volte in una stagione, è Inzaghi, è la Lazio. Gli Inzaghi boys espugnano l'Allianz Stadium, primi dal 2015 ad oggi, e lo fanno in un modo spietatamente da Lazio. Con tutto quello che significa vincere da laziali, con tutto quello che significa portarsi a casa il risultato al cardiopalma, con il cuore a mille, la testa che pulsa, gli occhi su Dybala che sta per battere il calcio di rigore al minuto numero 97. 782 giorni senza mai perdere per la Juventus in casa, fino al giorno in cui la Lazio fa qualcosa di incredibile. Ma non chiamatelo miracolo, anzi chiamatecelo pure, ma sapendo che dietro la manifestazione straordinaria di questa Lazio, capace di salire di tono all'inverosimile la gara, dargli un ritmo talmente folle, da discoteca alle 4 del mattina, che la Juve comincia a boccheggiare, allungarsi, complicarsi tutto, dietro tutto questo c'è un lavoro colossale, una spinta e una fede unica. 

    Questa Lazio è stata seguita come in processione da centinaia e centinaia di tifosi, come se fosse una storia d'amore sacra, indelebile, che non finisce. Si sono alzati alle 4, si sono incontrati alle aree di servizio, hanno avuto qualche attimo di Torino, ma con un occhio sempre fisso sull'Allianz Stadium. Come se l'impresa potesse essere possibile. Come se la loro sola fede potesse far vincere la Lazio. Come se la loro stessa fede potesse capovolgere tutto, far accadere l'impossibile. Come se tutti i chilometri percorsi, il treno, il pulmann, i cori, potessero davvero far avvenire, come una nuova speranza, il miracolo. E il miracolo è esploso, con tutta la forza dei guantoni di Strakosha sul pallone, degli strappi da una parte all'altra del campo. Come se tutto quello che sembrava impossibile, grazie a loro, grazie ad Inzaghi, potesse diventare possibile. Come se potessero spostare le montagne con la loro fede, e la loro voce. 

    La partita è da Lazio, ma non chiamatelo miracolo, anzi chiamatecelo, chiamatelo come volete:  la traversa di Higuain, il cuore, trovatevi il cuore quando Strakosha rinvia su Higuain, poi il palo di Dybala, il cuore, trovatevi il cuore adesso, dopo il gol di Immobile del pareggio, dopo il rigore trasformato, dopo il Var, non Var, la testa che scoppia e pulsa e segue le giocate di Milinkovic e Luis Alberto, la lotta nel fango in cui Leiva ha trasformato la mediana, la corsa a duemila degli esterni. Godetevi a pieni polmoni la Lazio che vince a Torino contro la Juventus, cosa altro deve fare la Lazio? Guardiamoci negli occhi, questa squadra è da Champions. Guardiamoci negli occhi, questa squadra ha annichilito i Campioni d'Italia, guardiamoci negli occhi, questa vittoria è tutta da laziali. Forte, speciale, da ricordare come se fosse una specie di memoriale di vita, una delle grandi vittorie della storia della Lazio. Quasi nessuna è legata ad una Lazio d'alta quota, ma tutte sono state costruite da squadre con cuore e anima, voglie infinite e un sogno enorme. I miracoli accadono raramente, questo non chiamatelo miracolo. O forse sì, chiamatelo come volete: ora guardiamoci negli occhi, questa Lazio, con i suoi tifosi, ha fatto diventare possibile l'impossibile. E ora diciamocelo, cominciamo a crederci, ripetiamocelo tra noi. La Lazio ha battuto la Juventus all'Allianz Stadium. I miracoli accadono, diciamolo noi, questa Lazio ce l'ha fatta, i suoi tifosi ce l'hanno fatta. Forse non è più neppure miracolo. Come si dice quando i miracoli diventano quasi la normalità? Bisognerebbe chiederlo ad Inzaghi, ma non ha più voce per dirlo, ha gli occhi che brillano di sorriso. Come si dice, senza parole, la fede che ha spostato la montagna?

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